Capitolo 59

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Quel pomeriggio non fu dei migliori, io non aveva la più pallida idea di chi scegliere, il mio cuore si rifiutava di parlare e i minuti iniziarono a scorrere.

Tutto ciò che potevo fare era affidarmi alla sorte o almeno questa era l'idea che mi era venuta in mente, ma come? Tirando una monetina? Perfetto, avrei messo tutta la mia vita sentimentale in mano ad una moneta da due spiccioli. Quanto avrei voluto che mia madre fosse qua, forse mi avrebbe semplicemente risposto "ma ti fotti? Che ti serve una relazione seria, tanto vale mettere in mostra le tue curve". Scoppiai a ridere al solo pensiero, ma in caso contrario mi avrebbe consigliato di dar retta al mio cuore. 《Dannato cuore, perché non favelli? 》 Recitai in modo poetico, fortunatamente ero rinchiusa nella mia baracca ormai da molte ore, nessuno poteva sentirmi. Aria. Avevo bisogno di respirare. Uscii, portando con me solo il mio orologio da taschino. Forse mio padre sarebbe stato d'accordo a farmi avere due relazioni. Si, forse. Sorrisi al suo ricordo, meditando su ciò che mi era rimasto di lui. Miller. Accarezzai l'incisione. 《Cara signorina Miller, perché non inizi a pensare a cosa fare? Non ti rimane molto tempo. 》 richiamai me stessa, quasi fossi una pazza che parla da sola. Con le mani in tasca iniziai a camminare lentamente, un passo dopo l'altro. Viaggia per l'intero campo, immenso per giunta, ma ad ogni luogo in cui mi recavo, un ricordo si manifestava nella mia mente: la lavanderia, il lago, il ruscello, la mensa, l'edifico del club, quel luogo sperduto che aveva solo una piccola baracca, quell'edificio fatto di vetro e infine, la fontana. Il primo incontro con Shane si ripeté nella mente che proiettava le nostre figure come se fossi al cinema. Diavolo, urlai quando mi resi conto che non sapevo cosa fare. Mancava poco, mi dovevo decidere, se non avessi scelto all'istante la mia possibilità di andare incontro a Brandon sarebbe sfumata. Qualcosa di brillante luccicò per terra. Mi chinai a raccoglierla. Una monetina. Che strana coincidenza. Poteva non essere così semplice, poteva essere stato tutto frutto di un duro lavoro per il destino.

Testa Shane, croce Brandon. Lanciai in aria la monetina che volteggiò più volte. Quel momento sembrò andare a rallentatore, ogni volteggio sembrava si ripetesse più volte. L'afferrai con la mano sinistra e la portai sull'altro braccio. Croce. Brandon. Un senso di delusione mi avvolse, era lui che dovevo scegliere?

No, non potevo. Mi sentii quasi soffocare, il mio corpo non accettava quella decisione, io non accettavo quella decisione. Brandon non era il ragazzo che faceva per me e il suo comportamento non si poteva paragonare a quello dolce e apprensivo di Shane. Come avevo fatto a non capirlo prima? Mi sfiorai la guancia sinistra, come avevo permesso ad un ragazzo di farmi così male? Non avrei commesso lo stesso errore, avevo sempre pensato a divertirmi, ma non vedevo ciò che veramente meritavo. Dovevo essere sincera con me stessa. Corsi nella baracca con una certa euforia. Charlotte per qualche oscuro motivo era tornata.

《Cosa fai? 》Domandò, era coricata sul letto e in mano teneva una rosa rossa, guardandola con aria sognante.

《Devo andare da Brandon, devo dirgli ciò che provo, ma tu invece? Chi ti ha dato quella rosa? 》Charlotte la nascose mettendola dietro di sé e con aria sconvolta mi guardò prendere qualche vestito dalla sua valigia, ne scelsi uno bianco decorato con grandi fiori di tutti i colori.

《Ehi! Quello e mio. 》Cercò di cambiare discorso nel migliore dei modi.

《Me lo presti, vero? Grazie. 》Parlai velocemente chiudendomi nel bagno per ultimare i preparativi.

Mezz'ora dopo era pronta, il vestito bianco si stringeva in vita grazie ad una piccola cinta, ai piedi avevo dei sandali che con un nastro che avvolgevano il polpaccio, ovviamente bianchi, non riuscii ad aggiustare i capelli o meglio li asciugai in modo molto sbrigativo, producendo un'acconciatura da leonessa, un trucco leggero e finalmente avevo finito.

《Ma hai scelto Brandon? 》Domandò la mia migliore amica, candendo quasi dal letto mentre cercava di raggiungermi e di ricevere spiegazioni.

《No. 》Risposi serenamente, mentre lei mi bloccava la strada. 《Devo andare. 》La invitai a lasciarmi passare.

《E allora perché vai da lui? 》Chiese ancora più sconvolta. 《Devi andare da Shane non credi? 》Sembrava non capire la mia decisione.

《Infatti ci andrò, dopo che avrò parlato con Brandon. 》Spiegai in poche parole, oltrepassando la ragazza che non capiva i miei gesti. Le lasciai un bacio sulla guancia. 《Grazie. 》Sussurrai stringendola forte come se potesse scappare, in realtà ero io quella che si stava lentamente allontanando da lei.

Non ci pensai due volte e iniziai a camminare più veloce possibile verso quel bar, ero praticamente all'entrata del club, il cancella era aperto. Si poteva benissimo distinguere una figura che, con le mani nelle tasche, camminava in opposizione a me. Lo riconobbi e non fu affatto difficile.

Shane si avvicinò pian piano, gli occhi rivolti al terreno.

《Shane. 》Lo chiamai, alzò lo sguardo incontrando i miei occhi.

《Dove vai? 》Domandò visibilmente stupito, avvicinandosi sempre di più a me.

《Non... ehm... vado da Brandon. 》Confessai, non volevo mentirgli proprio ora che desideravo che fra di noi si costruisse qualcosa di più.

《Cosa pensi di fare? 》Si alterò in un secondo. 《Non voglio che tu vada. 》Disse in tono incredibilmente duro.

《Non importa ciò che vuoi, è una mia scelta, ho solo bisogno di parlargli, non voglio tornarci insieme. 》Confessai, all'ultima frase si stupì un po' più di quanto già lo fosse realmente.

《E allora perché ci vai? 》Domandò, con un senso di smarrimento.

《Te l'ho detto, ho bisogno parlare con lui. 》Spiegai forse per l'ennesima volta.

Shane mi abbracciò, sembrò un fulmine, mi strinse forte a sé e con voce tenera mi sussurrò all'orecchio. 《Ti prego, non andare. 》Iniziò ad accarezzarmi dolcemente la schiena nuda. 《Resta con me. 》Disse infine.

Quelle tre parole decisero di fare mille acrobazie, passando lentamente in ogni cellula del mio corpo e infine instaurandosi nel mio cuore.

Come facevo a voltargli le spalle? Come facevo a dirgli di no? Ma dovevo, non volevo lasciare le cose a metà e Brandon meritava una risposta e una spiegazione sincera.

《Devo andare. 》Risposi a Shane, che mi guardò con degli occhi che manifestavano il suo animo ferito. Mi voltai e iniziai a camminare aumentando man mano il passo.

《Non andare. 》Urlò ancora una volta. 《È con tutta la squadra, stanno bevendo e... 》quasi borbottò, ma io riuscii a sentire chiaramente le sue parole. 《Non sai cosa potrebbero farti. 》Urlò per poi continuare. 《Dafne, non verrò a salvarti, non prenderò più le tue difese se continuerai a camminare. 》Concluse, bloccai il passo.

Iniziai a pensare che forse lui era stato l'unico ragazzo che aveva fatto di tutto per consolarmi e soprattutto per starmi accanto, lo avrei perso, se solo avessi continuato a camminare, avrei perso quello che era la mia ancora di salvezza.

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