Capitolo 27

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Mi destai da quel sonno profondo, speravo durasse di più ma era impossibile che riuscissi a dormire ancora, erano già le 5:08. Mi sembrava ancora più ironico pensare che quel numero non mi abbandonava mai.

Misi il cuscino sulla testa, anche se non avessi più preso sonno, avrei almeno cercato di rilassarmi un po'.

Rassegnata al mio destino decisi di prepararmi. La doccia non mi occupò molto tempo, al contrario il vero problema furono quei capelli che non volevano saperne di stare composti. Decisi di fare una treccia a lisca di pesce, ma siccome incapace, ci misi più del previsto. In verità il risultato lasciava molto a desiderare. Mi venne un'idea. Avrei potuto benissimo chiedere a Charlotte, era bravissima in questo ambito. Ovviamente era troppo presto per svegliarla, quindi decisi di vestirmi.

Scelsi un paio di pantaloncini neri a vita alta e un top di pizzo bianco, che comunque era foderato sul seno e infine le mie amate converse bianche e alte.

Una volta vestita e truccata mi avvicinai al letto di Charlotte. 《Svegliati, mi devi fare un favore! 》 quella ragazza si girò dall'altra parte mettendo un cuscino sulla testa.

Le saltai addosso, iniziando a muoverla il più possibile 《Charlotte, svegliati!》urlai cercando di essere molto persuasiva, ma lei continuava ad ignorarmi.

《Facciamo così, se ti svegli, ti sarò debitrice! Potrai chiedermi qualsiasi favore. 》la implorai allacciando le dita a mo' di preghiera. Se non fossi riuscita a convincerla ora, sarebbe stato il colmo.

Si mise a sedere sul letto, con i pugni si sfregò gli occhi leggermente gonfi 《anche organizzarmi un appuntamento con Shane?》 La sua voce assonnata riecheggiava nella mia testa più e più volte.

Il mio sguardo si abbassò, tentennai un po' prima di rispondere. Ero sul punto di dirle qualcosa, ma non ci riuscivo. Sembrava che questa uscita mi avrebbe causato un dolore tale da non farmi più ragionare.

《Dafne, scherzo.》sorrise la mia amica con il viso ancora assonnato.

Non so come ma quel verbo, quel maledetto verbo, mi aveva rincuorato. Che fossi gelosa? Io gelosa? Non sarebbe minimamente possibile.

Scossi il capo e ripresi di nuovo a respirare, non mi ero nemmeno accorta di aver interrotto il respiro. 《Mi fai la treccia a lisca? 》chiesi a Charlotte che si era ormai ripresa dal suo stato di dormi-veglia.

Lei annuì e iniziò quell'acconciatura che divenne a dir poco spettacolare.

Una volta finito il lavoro esultai di gioia, stringendola forte fra le mie braccia. 《Grazie!》sorrisi, poi la spinsi in direzione del bagno 《Ora vai a preparati, la colazione ci aspetta. 》non so perché ma ero euforica in quel momento. Mi resi incredibilmente conto di essere lunatica.

Charlotte si liberò dalla mia spinta, andò verso la valigia e prese gli abiti che intendeva indossare. Me li mostrò quasi a volermi dire "fammi prendere I vestiti almeno" e finalmente si diresse in bagno.

Rimasi ad aspettarla per almeno mezz'ora, ovviamente non con le mani in mano. Iniziai ad investigare su quella scrivania e sul cassetto che non riuscivo proprio ad aprire. La luce del sole, proveniente dalla finestra in legno, richiamò la mia attenzione su un punto specifico del mobiletto. Scorsi una fessura a forma di cuore, la chiave doveva appartenere a qualcuno che aveva comprato questo mobile, ma chi?

I miei pensieri furono interrotti dalla figura di Charlotte, che usciva dal bagno, dopo davvero molto tempo. Finalmente avevo visto la mia Charlotte vestita in modo semplice e senza una maschera sul suo bel viso.

《Stai benissimo!》sorrisi alzandomi dal letto e prendendo il mio orologio da tasca.

Aprii la porta mentre Charlotte prese le chiavi della baracca, 《Andiamo? 》domandai con un sorriso forzato, stavo morendo di fame e sinceramente non riuscivo ad aspettare un minuto in più.

Il percorso in ogni caso si dimostrò più lungo del solito, forse perché Charlotte aprì un discorso abbastanza difficile da affrontare.

《Ho notato che continui a svegliarti alle 5:08.》disse continuando a camminare a testa alta.

Impiantai i piedi per terra, lei sapeva del mio odioso risveglio? ogni mattina sempre allo stesso orario, lo sapeva da quando tutto quello "svegliarsi presto" era iniziato.

Lei si voltò verso di me, il suo volto era cupo, sapevo già cosa stava per dire...

《È da quel maledetto giorno che ti succede... Dobbiamo trovare una soluzione.》Come sempre, da sola era riuscita ad intuire la risposta alla sua "domanda" implicita.

Non avevo voglia di parlare, sarebbe stato meglio non parlarne, ma ormai Charlotte aveva aperto il discorso sul problema, doveva chiuderlo.

《Dafne..》I miei occhi si riempirono di lacrime, ma nessuna era riuscita a rigarmi il volto, non lo avevo permesso.

Charlotte si avvicinò a me lentamente, mise le mani sulle mie spalle, come un padre spesso fa con il figlio per parlare di un discorso serio.

《Credo tu debba ritrovare il tuo equilibrio, Dafne. Forse una persona, forse un lavoro, forse un hobby, riuscirà a farti sentire completa. Chiunque sia o qualunque cosa sia ti aiuterà ad andare avanti e a dimenticarti di ciò che sei costretta a vivere. 》 fece un respiro profondo, quell'argomento era duro da affrontare per lei, tanto quanto lo era per me.

《Andiamo o finiranno tutto. 》 sapevo di aver cambiato discorso troppo facilmente, ma non potevo farci nulla. Non era il momento.

Lei annuii per poi proseguire il cammino, seguita dal mio passo pensieroso.

La mensa era in pieno caos. Solo allora mi accorsi che ero giunta lì tardi rispetto al mio solito.

Charlotte iniziò a salutare qualcuno, seguii la direzione della sua mano. Brent. Dovevano essere molto legati quei due, anche se si conoscevano da poco.

Feci un cenno anch'io per poi dirigermi al bancone dei dolci. Cosa c'è di meglio di un dolce per iniziare la giornata? Nulla. Cosa c'è di meglio di un muffin dal cuore morbido al cioccolato per iniziare la giornata? Nulla. Presi anche un caffè espresso e insieme a Charlotte ci sedemmo in dei posti lasciati miracolosamente liberi. Le persone sedute al nostro stesso tavolo erano emozionante di conoscere i rispettivi club, almeno questo trapelava dai loro discorsi. Il ragazzo accanto a me, dagli occhi azzurri come il cielo ma con degli occhiali che nascondevano il suo viso, non era intenzionato a partecipare alla discussione. I suoi capelli castani ricadevano dolcemente su quel viso marcato.
Mi soffermai a guardarlo un po', era intento a osservare il cibo sul piatto. La bocca serrata faceva intendere non essere un buon interlocutore.

Nel momento in cui egli distolse lo sguardo dal piatto, i miei occhi finirono sulla maestosa figura di Shane. Alto come al solito, con una maglietta bianca a maniche corte, che lasciava poco spazio all'immaginazione, i pantaloncini fino al ginocchio di jeans e le converse bianche. Perfetto. Il mio sguardo non lo voleva più lasciare stare, anzi lo accompagnava in ogni minimo movimento.

Con il suo fisico perfetto arrivò ad un tavolo pieno zeppo di ragazzi, che ad uno ad uno salutò.

Improvvisamente si voltò dal mio lato, forse si era accorto che lo stavo fissando, quasi come una gatta in calore.

Le mie guance stavano assumendo un colore simile al peperoncino. Fortunatamente decise di non farmi pesare troppo il mio rossore. Alzò una mano in segno di saluto. Ricambiai con una linguaccia.

"Che figura!! Dovresti stare più attenta" dissi fra me e me.

Mi voltai prendendo due bustine di zucchero e versando il contenuto nel caffè espresso.Iniziai a girare quella bevanda.

Il rossore finalmente lasciò andare le mie guance, ma un sorriso da ebete rimaneva dipinto sulle mie labbra. "Che figura" ripetei ancora, ma non mi interessava più di tanto.

Il mio cuore prese a battere più veloce del solito.

《Ti conviene lasciare stare Shane. Non si metterebbe mai con una come te. 》una voce bassa e calda mi trafisse il cuore.

Sentivo il vuoto sotto i miei piedi, come quando nel letto ci si sente cadere all'improvviso. Il buio. Il vuoto. Il dolore.

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