Non sapevo cosa fare, quella donna viveva nel dolore. Portava da sola un fardello, così grande, che molti avrebbero deciso di prendersela con il mondo intero, lei invece preferì aiutarmi e consolarmi quasi fossi sua figlia, le dovevo molto.
Le afferrai la mano, scoppiando a piangere e coinvolgendo anche lei.
Solo dopo un po' fece un respiro profondo e mi guardò fissa negli occhi. Con un fare lento, mi scostò i capelli del volto.
《È così che gli uomini iniziano. 》Disse accarezzando il mio trauma, sul volto un'espressione di terrore la inghiottì. Forse ricordava qualcosa di orribile, qualcosa che non le aveva permesso di essere libera.
Mi scostai, era passata da un argomento ad un altro con una facilità quasi incredibile. 《Cosa intende? 》Domandai leggermente stupita.
《Ti ha fatto del male, eh? 》Chiese come se non avesse sentito la mia domanda.
《È stato un'incidente. 》Parlai dopo aver distolto lo sguardo dai suoi occhi color oceano e cercando in tutti i modi di sembrare sincera.
Scoppiò a ridere e fra una risata ed un'altra cercò di parlare. 《E poi ti ha regalato delle rose scommetto. 》Continuò a ridire, quasi volesse sdrammatizzare la situazione.
《No. 》Risposi convinta, certo mi aveva regalato dei fiori, ma era successo prima, pensai a quel momento fra me e me. Pensai a come tutto fosse stato perfetto, ma in realtà era questo che aveva in serbo per me.
《Non voglio sapere cosa sia successo e nemmeno chi ti abbia fatto soffrire così tanto, a meno che non sia tu a raccontarmelo di tua iniziativa. 》Prese un respiro profondo, era sul punto di rivelarmi il perché di quel terrore che continuava a dipingere il suo volto. 《Mio marito era dolcissimo con me, lo era sempre stato, mi comprava ogni cosa che desideravo ricevere e mi aiutava in tutto, non riusciva a dirmi di no. 》Sorrise, pensando a quelle piccole cose che suo marito aveva fatto per lei.
《Da quando Sarah è morta, tutto è cambiato. 》Tornò seria, forse aveva solo cercato di smorzare un po' la tensione e ne fui infinitamente grata per questo.
《Mio marito Alfred divenne violento. 》Confessò stringendo le mani intorno a quella fotografia, rovinandola sempre di più. Capii che i segni di quella foto erano dovuti a questi momenti critici per la donna.
《Iniziò ad arrabbiarsi per ogni minima cosa. Per lui la casa non era mai pulita. Cercò in tutti i modi di buttare via le cose di Sarah, non voleva avere più a che fare con il suo ricordo e dava a me la colpa di tutto. 》Le lacrime iniziavano a farsi spazio tra le gote, sapevo come ci si poteva sentire, anch'io avevo la morte di qualcuno sulla coscienza e quel qualcuno era la persona più cara di questo mondo.
《Le grida diventarono offese, le offese diventarono veri e propri atti di forza. Mi tirava i capelli, mi picchiava, è arrivato persino a prendermi a calci. 》Scoppiò in un pianto disconnesso e quasi soffocante, non riusciva a prendere aria e la cosa migliore in quel momento era calmarsi. Le versai un picchiere di acqua e la invitai a bere. Dopo aver calmato i singhiozzi riuscì a proseguire.
《Se ne andò, lasciandomi da sola in cerca di un lavoro, il signor Allen, mi aiutò molto e io ebbi la possibilità di riuscire a mantenermi. 》Parlò quasi come se ogni suo ragionamento venisse spiegato nei minimi dettagli nella sua mente.
《Il signor Allen è un uomo buono ed ero convinta che anche suo nipote lo fosse. 》 Disse accarezzando dolcemente il mio viso. Capii subito cosa stava insinuando.
《Non è stato Shane. 》Confessai e lei fece un grande respiro di sollievo.
《Oh, credevo stessi con lui, almeno quella volta eravate così affiatati. 》Disse un po' delusa da quello che avevo confessato. Ripensai a quella volta e a quanto avessimo corso prima di essere scoperti. Sembrava un fatto così lontano quando in realtà erano passate solo poche settimane. Era strano vedere come tutte le persone vedevano in me e lui una coppia a tutti gli effetti.
《Non fare i miei stessi errori, non farti trattare così, non passare sopra ad una piccola spinta. La spinta diventerà un pugno, che a sua volta si trasformerà in un calcio e proseguendo così si arriverà a qualcosa di peggio, qualcosa da cui non si può tornare. Sei una brava ragazza, ciò che meriti è una persona che sia al tuo fianco e non che ti tratti come spazzatura. 》Confessò alzandosi e iniziando a mettere degli oggetti in una borsa nera, era arrivato il momento di lasciare quella casa.
Uscì un secondo e mi diede degli indumenti puliti e lindi. Un paio di pantaloncini e una maglietta che mi calzavano a pennello. Aveva pulito anche i miei sandali e lavato il vestitino di Charlotte.
《Ancora non capisco, perché tutta questa gentilezza, perché a me? 》Domandai, mentre stavamo abbandonando quell'abitazione.
《Mia figlia è morta senza aver avuto una madre accanto, ora voglio rimediare con tutte quelle persone che hanno bisogno di una mano. 》Sorrise, camminando spedita mentre io la seguivo.
《In più tu me la ricordi davvero tanto, caratterialmente intendo. 》Disse precedendomi.
Pensai a quanto fosse duro per una madre sopravvivere alla figlia, vedere la tua creatura morire e sentire la sua morte sulla coscienza è troppo da dover sopportare, mi resi conto che lei era forte, davvero una donna forte.
《Posso farle una domanda? 》Tenni il passo della donna, cercando di continuare a conversare con lei. Annuì e fui felice di sapere che era aperta al confronto.
《Come fa a convivere con il suo dolore? 》Sapevo che forse era una domanda azzardata e sapevo anche che era difficile trovare una risposta, ma lei non sembrò affatto stupita, probabilmente di aspettava che chiedessi una cosa del genere.
《Facile. 》Sorrise, quasi come se avessi chiesto qualcosa di elementare. 《Faccio quello che amo di più al mondo, aiutare. 》Rispose con una semplice frase, ma non mi sentivo soddisfatta e forse lei lo capiva.
《Sai, tutte le persone che ci circondano soffrono, ognuno a modo suo e molti cercano conforto, c'è chi lo trova in quelle sostanze stupefacenti, c'è chi invece lo trova nell'amore. 》Fece una piccola pausa. 《Il mio conforto lo trovo nel sorriso delle persone che mi impegno ad aiutare, come quello che tu hai cercato di regalarmi stamattina. 》Mi fece l'occhiolino, sapeva benissimo che avevo finto un sorriso.
Quello che feci in quel momento, fu diverso, sorrisi e sorrisi con il cuore.
《Lei è una vera Donna, signora... 》Mi resi conto che non conoscevo il suo nome.
《Oh, mi chiamo Clara... Clara Evans. 》Arrivammo finalmente in quell'accademia, in mano avevo una busta contenente il vestito di Charlotte.
La mia mente però era altrove, pensavo ancora alla vita di quella donna e a come fosse riuscita a trovare il motivo di conforto. E io? Qualcosa mi avrebbe aiutato? O meglio, se non fosse qualcosa, ma qualcuno?
In lontananza vidi una figura alta e possente, si toccava il labbro leggermente gonfio e sembrava cercasse qualcuno, mentre guardava a destra e poi a sinistra. Si passò una mano tra i capelli neri come la pece, dopo aver rigorosamente alzato un berretto che portava in testa, quasi sconsolato di non trovare chi stava cercando. Ma cavolo, era bellissimo. Che sia lui colui che mi avrebbe dato conforto?
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Random Walk
RomanceDafne è una giovane ragazza che viene costretta dalla madre a trascorrere l'estate in un campo estivo, dove farà diversi incontri, alcuni molto interessanti, che l'aiuteranno a crescere. #Estratto dal Prologo# Il silenzio è assordante. Ti travolge...