Capitolo 35

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La musica. La mia più grande e intima amica. L'unica capace di aiutarmi, l'unica capace di esprimere in modo semplice i miei sentimenti. È davvero strano capire quando una canzone entri nel tuo cuore per non andare mai più via. Forse non sono nemmeno sicura di aver trovato una canzone capace di racchiudere tutto il mio dolore. Ma esiste, si, esiste.

Una canzone può piacere per diversi motivi: per il ritmo, per le parole o per il messaggio che riesce a trasmette. Se è destino, la canzone ti colpirà appena l'ascolterai, entrerà nel tuo cuore e ti aiuterà in ogni difficoltà.

Arte.

Riuscire ad entrare nel cuore delle persone è arte. Una parola, una canzone, un dipinto, un libro e forse persino con un messaggino scritto in cinque minuti, tutte cose capaci di salvarti in un momento critico, di aiutarti ad alzarti, di lottare con te e di non lasciarti sola.

Ogni volta che mi sentivo persa, che non riuscivo a trovare una soluzione ai miei problemi, mi rinchiudevo nel mio guscio, fatto di musica e di libri. Era proprio cosi che mi sentivo in quel momento. Ero persa, la mia mente non riusciva a darmi delle soluzioni e adesso nemmeno una canzone o un libro mi facevano sentire al sicuro.

Avevo bisogno di una mano. Di qualcuno che mi facesse sentire viva, accettata. Chi avrebbe lottato per me? Chi non mi avrebbe mai lasciato andare? Chi, che con un sorriso sulle labbra, avrebbe accettato i miei problemi? Chi avrebbe combattuto per me?

Forse Brandon era la mia risposta, forse mi dovevo solo fidare. Il mio sesto senso però mi continuava a remare contro. Non lo conoscevo. Non sapevo chi era, eppure potevo riuscirci, un po' di tempo e lo avrei conosciuto bene. Mi sarei potuta finalmente fidare di lui. Sapevo che qualcosa di strano ci collegava, lo avvertivo. Era una strana sensazione.

Due facce di una stessa moneta.

Immersa in quel lago di pensieri, mi resi finalmente conto di avere davanti un computer che trasmetteva l'immagine di una pagina di foglio bianco di Word.

Per un attimo mi sentii impotente, non avevo scritto nulla. E come se niente fosse la consegna era stata stabilita per domani. Mi sorpresi molto quando Shane quella stessa mattina aveva dato l'annuncio dell'anticipo sulla consegna.

Presi un respiro profondo. Poggiai le mani sulla testiera. Iniziai a sfiorare lettera per lettera. Qualcosa, fammi scrivere qualcosa. Spronavo la mia mente e spremevo, senza alcun risultato, le meningi.

Sospirai ancora una volta.

《Ancora senza idee, Dafne? 》 A parlare fu Mitch. Mi resi stranamente conto come eravamo rimasti in quella stanza soli. Io e Lui.

《Ehi... 》sussurrai ormai ripresa da quel mio stato di trans. 《Dove sono tutti gli altri? 》Domandai, sbattendo più volte le palpebre.

《Ci hanno preceduto. 》sorrise il ragazzo dai capelli biondini 《Pranzi con noi? 》Chiese aprendo la porta e facendomi passare per prima. "Bel gesto" pensai tra me e me. Forse un segno di rispetto, oppure fatto per vedere meglio il mio fondoschiena, ma non importa. La galanteria è sempre stata una cosa molto sottovalutata. Far passare per prima una donna, aprire la portiera della macchina, scostarle la sedia per farla sedere, camminare dal lato della strada. Tutti piccoli gesti, che ormai vengono sottovalutati, ma che invece, sono grandi segni di rispetto, rispetto per una persona, rispetto per una ragazza, rispetto per una donna. Perché in fin dei conti, è quello che una donna cerca, attenzioni.

Sorrisi cordialmente dopo aver varcato la soglia.

《Lei ha già un impegno. 》La voce di Brandon si fece sempre più vicina. La sua mano cinse la mia vita, le sue labbra si posarono dolcemente sulla mia guancia. Sentii il cuore palpitare vigorosamente.

《Dafne può rispondere benissimo da sola. 》I due ragazzi si scambiarono un orribile occhiataccia mentre io mi ero ormai persa nelle braccia del ragazzo al mio fianco.

Gelosia? Geloso. Brandon era geloso. La Gelosia. Quel sentimento scaturito dalla incondizionata paura di perdere una persona cara. Di perdere qualcuno che è importate per la propria vita. Brandon era geloso e ciò significava solo una cosa. Ci teneva.

Annuii più volte 《Scusa Mitch, sarà per domani, ho già preso un impegno. 》Il biondino annuii, quasi offeso.

《Allora domani, pranzerai con noi è deciso. Ciao. 》Salutò con un vago cenno di mano e si dileguò in quel labirinto di corridori.

《Bello il biondino eh? 》Il lato geloso di Brandon mi faceva in qualche modo sentire importante.

Sorrisi e levai la sua mano dalla mia vita. 《Hai ragione, è davvero molto carino. 》incrociai le braccia sotto il petto, per poi grattarmi ripetutamente il mento. 《Dovrei proprio chiedergli di uscire qualche volta, non credi? 》Risi di gusto vedendo la reazione di Brandon. 《Fai pure. 》Disse, mettendo il broncio quasi fosse un bambino a cui era stato negato di comprare le caramelle.

Corsi verso lui e gli lasciai un dolce bacio sulle labbra, che immediatamente contraccambiò facendolo diventare sempre più passionale. Le nostre labbra si allontanarono e in poco sentii la mancanza di quel tocco.

《Allora andiamo a mangiare? 》La mia pancia implorava di essere soddisfatta e io non riuscivo proprio a reprimere questo istinto primitivo.

Brandon mi strinse la mano. 《Ho organizzato qualcosa di speciale. 》Sussurrò al mio orecchio, facendo scaturire una lunga sequenza di brividi lungo tutta la schiena.

Una volta arrivati fuori, notai come il cielo lacrima dopo lacrima, bagnava il terreno che emanava un profumo particolare. Fortunatamente Brandon aveva pensato a tutto e prese un ombrello dal portaombrelli vicino la porta. 《Andiamo? 》chiese facendomi spazio sotto quel piccolo ombrello nero. Annuii e lui mi cinse la vita così da ridurre la distanza tra noi per permetterci di non bagnarci.

Quando fummo quasi a metà strada dall'arrivo, o almeno così mi fece capire, prese dalla tasca una fascia completamente nera. Mi morsi il labbro 《Ehi piccola, attenta, non farmi eccitare. 》Disse stringendo in mano quel pezzo di stoffa. Sorrisi all'idea, anche se ovviamente mi resi conto che forse era meglio aspettare, anzi senza forse, sicuramente lo era.

Mi coprì gli occhi con quel tessuto e dopo aver fatto un nodo stretto, mi prese per i fianchi e con un movimento lento mi accompagnò passo per passo. Per un attimo ricordai la foto che avevo messo in valigia, ma che non avevo trovato il tempo di poggiarla sul comodino della stanza. Mio padre che con un costume a pantaloncino blu, mi teneva per le mie piccole mani e passo dopo passo mi aiutava a camminare su quella sabbia sottile. Una lacrima fu bloccata da quel pezzo di tessuto che improvvisamente fu la mia unica salvezza.

《Sorpresa! 》Gridò Brandon aprendo la porta della sua camera.

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