Capitolo 26

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Il nostro abbraccio non era ancora concluso. Oramai eravamo ferme lì da almeno 15 minuti, quando decisi di interromperlo.
《Sarà meglio andare a letto.》mi alzai dal pavimento facendo leva sulle ginocchia.

《Mi dispiace averti rovinato la serata.》disse con un velo di malinconia.

《Non ti preoccupare》 ancora veramente dovevo struccarmi e mettere la camicia da notte.

La vidi alzarsi e andare verso la sua valigia ancora da disfare, prese un paio di jeans e una maglietta, corse al bagno e si lavò i denti.

《Dafne, ho bisogno di te per fare una cosa》 la sua voce quasi tremava.

Prese gli occhiali da sole così da poter coprire l'orribile condizione del suo sguardo. Lavai pure io i denti così da rinfrescare la bocca ormai impastata.

Andai verso di lei e le poggiai una mano sulla spalla destra per farle sapere che io c'ero per lei. Ero lì accanto a lei.

Corremmo letteralmente, ma dopo solo una sosta, riuscimmo a raggiungere il centro del campo. In quel preciso punto era posizionata la grande fontana. Alle sue spalle un fumo denso si propagava verso l'alto.

Eravamo arrivate alla nostra meta.

Guardai Charlotte, che ormai era intenta a leggere l'ultima volta quel fatidico biglietto.

Sulla sua guancia comparve una lacrima che non riuscì ad andare avanti per il suo tragitto, Charlotte aveva rapidamente asciugato la sua gota.

Senza pensarci due volte gettò quel pezzo di carta nel fuoco del falò.

Non riuscivo a vedere i suoi occhi, ma sapevo che si stava concentrando su quel pezzo di carta che bruciando, la liberava. La liberava da quella promessa che non sarebbe mai stata rispettata. La liberava da quel senso di oppressione. La liberava da quel sentimento che l'aveva consumata. La liberava da quell'amore malato che le causò soltanto solitudine e tristezza. Finalmente era libera.

Mi concentrai anch'io sulla combustione del legno, sulla formazione della cenere, sulle fiammi ardenti che si propagavano verso l'alto e su quel fumo denso e scuro che si perdeva nell'immensità della notte.

Fu allora che pensai a quanto piccola fossi rispetto l'intero universo. Cosa c'è aldilà di questo posto? Cosa significano i problemi di una semplice ragazza in confronto a tutto quello che ci circonda.

Nel mondo ci sono 7,4 miliardi di abitati, una vasta gamma di persone, di caratteri, di identità, eppure ogni giorno non si apprezza la bellezza dell'universo, la bellezza del mondo, la bellezza dell'uomo.

Giorno dopo giorno, non si riesce ad ammirare la creazione di Dio, si finisce sempre per arrabbiarsi per cose futili, di litigare per cose futili, di uccidere per cose futili. Il tasso di criminalità è alle stelle, le donne continuano ad essere sottomesse agli uomini o peggio ancora, in alcuni paesi, continuano ad essere utilizzate come veri e propri oggetti, e tutto questo? Tutto questo non ha mai portato a nulla.

Bene e Male.

Equilibrio.

L'equilibrio è lo stato di quiete di un corpo, almeno è questa la definizione che il dizionario riporta.

Lo Yin e lo Yang. La vita.

Non si può essere felici se prima non si ha fatto esperienza del dolore. Non si può vivere sotto una teca. Non si può scappare quando si vuole, non si possono spegnere i propri sentimenti, come spesso capita a Damon di The Vampire Diaries. Bisogna affrontare le cose, fare tesoro di mille insegnamenti e infine, andare avanti, perché anche se oggi abbiamo perso, domani potremmo vincere.

Sentii una mano stringere forte la mia. Quella mano delicata e soffice, quelle dita lunghe che si intrecciarono alle mie, ricambiai la stretta. In quel momento il nostro sguardo era perso nel vuoto, ma una cosa ci accomunava: quel sorriso beffardo che avevamo dipinto sul volto. Un sorriso che segnava la nostra vittoria, un sorriso che segnava il nostro nuovo inizio, un sorriso che segnava la nostra forte amicizia. Perché si potranno mettere in mezzo mille persone, ci potranno essere mille sfide, ci potranno dividere, ma se un'amicizia è forte, supererà tutto e lo farà sempre.

《Sarà meglio andare. 》la voce tremante di Charlotte, mi riportò alla realtà. Annuii. Decisi di non proferire parola e seguii il suo passo spedito. Il silenzio accompagnò il nostro cammino e il mio cervello scattò una nuova foto per immortalare quel ricordo che sarebbe stato per sempre impresso nella mia vita.

Quando arrivammo, ci abbracciammo un'ultima volta, scoppiando a piangere insieme, condividendo lo stesso dolore. Si dice che chi non ha un amico, una volta aver compiuto un passo importante, non potrà festeggiare con qualcuno, ma io aggiungerei che chi non ha un amico, non potrà mai condividere il proprio dolore e lasciare che quel carico così pesante sia diviso per farlo alleggerire un po', per non essere soli davanti ad un dolore troppo grande per una singola persona.

In men che non si dica, mi ritrovai nel letto a guardare il soffitto. Il respiro pesante di Charlotte, mi fece rassicurare un po' di più, lei almeno dormiva beatamente. Ripensai all'accaduto, ripensai al nostro colloquio, ripensai alla domanda che le feci: Che cosa vuoi? La sua risposta era così sentita eppure avevo un dubbio: Cosa volevo io? Cosa volevo dalla mia vita? Sognavo di entrare in una rivista a New York, così da farmi strada ed arrivare ad essere un consulente editoriale. Volevo realmente solo questo?

Guardai il viso di Charlotte, i suoi occhi gonfi non riuscivano a compromettere la bellezza del suo volto addormentato. Lei sognava l'amore.

Forse anch'io un domani avrei dovuto pensare al crearmi una famiglia, forse anch'io... Scossi il capo. Non lo farò mai. Che importanza ha pensare ad un futuro marito se poi finirà per tradirti, che importanza ha sacrificarti per qualcosa che non ti porterà altro che al dolore. Che importanza ha... I miei occhi si posarono su quell'orologio da tasca risalente alla fine dell'ottocento, tramandato di generazione in generazione.Appartenuto al mio bisnonno, a mio nonno dopo di lui, a mio padre e adesso a me. Le lacrime mi rigarono il volto. Lo presi in mano e iniziai a girarlo fra le mie mani, aprii il coperchio. Le lacrime aumentarono. Percorsi con un dito quella incisione appositamente fatta prima dell'assemblaggio: Moore. Un pezzo di me, un pezzo della mia famiglia, un pezzo della mia vita. Asciugai le lacrime. Guardai l'orario 2:40. Chiusi il coperchio. Appoggiai l'orologio sul comodino e poggiai la testa sul cuscino. Perfetto ho meno di tre ore per dormire. Chiusi gli occhi e mi lasciai cullare tra le braccia di morfeo.

Angolo autrice

Spero che il capitolo vi sia piaciuto

Un bacio.
GCDreamer

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