Capitolo 25.

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《Charlotte... 》Il suo nome uscì fuori come un sussurro, ma ormai era il momento, dovevo esserci per lei.
《 Sono io. 》rimase lì con lo sguardo perso nel vuoto《 guardami, ti prego. Sono Dafne. 》cercai di alzare la voce, così da portare richiamare la sua attenzione. Lei si voltò cercando di trattenere le lacrime anche se ormai era impossibile. 《 Sono il tuo puffo brontolone! 》a quella orribile battuta, lei fece un lieve sorriso e questo, mi rallegrò più di ogni altra cosa al mondo. Presi ad accarezzarle il viso dolcemente 《Sono la tua migliore amica! Non ti lascerò stare così, non te lo permetterò! Perché io voglio aiutarti, come tu hai sempre aiutato me. 》feci un piccolo sospiro. 《Ti prego parlami, dimmi cosa ti turba, cerca di aprire il tuo cuore, non tenere tutto dentro...》 l'abbracciai forte 《Fidati di me. 》sussurrai debolmente stringendola al mio petto.

Lei si spostò, si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e scivolò letteralmente a terra, avvicinandosi al suo comodino. Girò la chiave ed estrasse quel biglietto piegato in due. Si asciugò le lacrime e iniziò a leggere quelle parole scritte con l'inchiostro.
《Cara mia Charlotte,

È dura per me pensare di non vederti per almeno tre mesi. Mi mancherà tutto di te, il tuo corpo, i tuoi occhi, le tue mani, le tue fantastiche labbra, il tuo incantevole sorriso, la tua simpatia, la tua malizia. Tutto, mi mancherà tutto.

No voglio separarmi da te, sono nulla senza di te. La lascerò! Avvierò le pratiche del divorzio, aspettami soltanto, verrò presto da te e finalmente staremo insieme, come abbiamo sempre desiderato, via da questo posto, via da New York, più lontano possibile dal Bronx.

Ti amerò fino a quel momento
Il tuo Patrick. 》

Finì di leggere ciò che era scritto su quel misero pezzo di carta. Lo piegò e lo lasciò cadere al lato della sua gamba. Prese il cuscino e si coprì il volto strozzando i suoi urli striduli che avrebbero perforato un timpano.

Senti i suoi singhiozzi e capii che c'era molto di più.

Mi alzai presi una bottiglietta di acqua e gliela porsi.

Fra un singhiozzo e l'altra riuscì a fare diversi sorsi.

《Charlotte...》cercai di chiamarla ma mi fermò prima che potessi dire qualcosa.

《Ho cercato di rintracciarlo...》 lasciò la frase in sospeso, fece un altro e lungo sorso 《sono andata in quella specie di segreteria, ho pregato quella donna dai capelli color carota, sono riuscita a convincerla di farmi chiamare almeno una volta ogni ora. Strano vero? Io che imploro le persone per qualcosa di così stupido. Non è servito a nulla. La situazione non cambiava, ogni volta, ogni volta era sempre la stessa. 》stringeva quella bottiglia sempre di più, l'acqua arrivò fino all'orlo, sembrava stesse esplodendo. Quel liquido uscì fuori dal suo contenitore, era ormai al limite. Come Charlotte, al limite dopo tutte quelle cose che per ingenuità l'avevano spinta a quelle follie. Le follie d'amore, così le chiamavano, cazzate. Una persona si faceva letteralmente in quattro per un'altra quando il risultato sarebbe stato sempre lo stesso, ingratitudine. Perché tutti pretendevano e basta, pretendono e basta e pretenderanno sempre.

Le lasciai un momento per respirare, il suo colorito ormai era simile a quello di un peperoncino. Aveva bisogno di tranquillità di essere rassicurata, aveva bisogno di una mano, di una spalla su cui piangere. Aveva bisogno di sostegno e ora c'ero solo io per lei. Per un attimo non seppi cosa fare, volevo picchiare quell'uomo senza palle, volevo gridare contro Charlotte, per essere stata così ingenua, volevo soltanto sfogare tutto, ma sapevo che il silenzio era ciò di cui aveva bisogno.

《Lui non mi rispondeva... 》quella frase buttata lì mi sembrò, in un primo momento, senza senso, ma lei ci soffriva, era quello ciò che doveva riuscire a buttare fuori, lei ci moriva per quello che qualcuno potrebbe dire essere una cosa banale. 《Non ha mai voluto rispondermi... 》anticipò la mia piccola affermazione "forse non poteva", che risultava essere un metodo inutile di auto-convinzione. 《Lui lavora giorno e notte con quel maledetto cellulare, persino quando eravamo insieme e lo chiamavano rispondeva sempre, senza mai indugiare nemmeno una singola volta, soprattutto se quel numero non lo aveva registrato. Ho lasciato almeno dieci messaggi in segreteria, li avrà ascoltati, li ascolta sempre.

《Io... 》la sua frase fu spezzata da mille singhiozzi, era riuscita a continuare il discorso, ma adesso era arrivato il momento di prendere in mano la situazione. La strinsi forte fra le mie braccia, le accarezzai i lunghi capelli, ormai sciolti da quell'inutile elastico. Non dissi una parola, non c'era nulla da dire, lei doveva finire, doveva mettere un punto a questa storia.

《Io... 》ripeté, stava arrivando, stava cercando di buttare tutto fuori e solo quando le strinsi la mano riuscì a farlo. 《Io lo odio, molto di più di quanto lo abbia mai amato. 》 i singhiozzi riempirono tutta la stanza, il silenzio nei dintorni incorniciava a pieno quel triste momento. 《Io non riesco più ad andare avanti, Dafne. No. Come. Lui. 》 le sue parole erano ormai confuse e disconnesse.

Le presi il viso fra lei mani, le diedi un bacio sulla fronte 《Cosa vuoi, Charlotte? 》il suo viso era sconcertato, non si aspettava quella domanda. 《Cosa vuoi da te stessa, cosa vuoi dalla vita? 》cercai di porre la domanda in modo diverso, forse l'avrei agevolata un pochino. Fra sé e se si ripeteva la mia domanda, "Cosa voglio?" si continuava a chiedere, il suo sguardo era alla ricerca di qualcosa, poi la vidi illuminarsi. Quei splendidi occhi azzurri presero a luccicare, lei si raddrizzò strinse i pugni e si aggrappò a ciò che era riuscita a vedere.

Sembrava pronta a combattere, pronta ad affrontare il mondo, ma sapevo che aveva inteso bene la domanda. Non le stavo chiedendo il suo futuro, le stavo chiedendo il suo presente.

《Voglio qualcuno che mi faccia credere di essere l'unica e sola, che tremi soltanto sentendo il mio nome. Voglio qualcuno che mi faccia sentire sicura, che la mattina mi svegli con un bacio e una carezza. Voglio qualcuno che mi faccia sentire viva, libera, che faccia di tutto per me, anche le cose più banali. Voglio qualcuno che nel momento in cui abbia voglia di dolci, corra subito a comprare un cornetto con la nutella. Voglio qualcuno che mi stringa forte quando sto male e che nel momento in cui gli chiedo di allontanarsi altrimenti si ammala, lui mi risponda "Non ho paura di questo, perché ti prenderai cura di me". Voglio provare quella sensazione che non ho mai provato prima, prenderci per mano davanti a tutti e gridare "Noi stiamo insieme" senza pausa di essere scoperti. Voglio qualcuno che si fidi di me, che ogni giorno mi venga a raccontare la sua giornata. Voglio qualcuno che non abbia paura del confronto, che mi evidenzia i miei errori, ma che prenda le mie difese ogni volta che è necessario. Voglio qualcuno che mi faccia pensare di essere importante. Voglio qualcuno che mi faccia capire di non essere sola. Voglio qualcuno che se solo gli fosse richiesto, morirebbe per me. Voglio qualcuno che mi ami. 》

Si strinse forte al mio petto, lasciando uscire non più pianti di disperazione, ma di speranza. Speranza di un futuro incerto e imminente, ma migliore del presente. 《Allora Charlotte, sii semplicemente te stessa. 》

La notte avvolse le nostre parole e con lei anche il silenzio.

Ci risentimmo come prima, unite, inseparabili. Io e lei contro il mondo. Io e lei contro le avversità della vita. Eravamo migliori amiche e lo saremmo sempre state.

Ormai l'una riconosceva nell'altra sé stessa. Ormai avevo rivisto in quello sguardo la Charlotte che conoscevo un tempo.

La mia piccola Charlotte.

La mia piccola ingenua Charlotte.

angolo autrice.

Perdonate, ho avuto delle complicazione, aveva pubblicato solo una parte. Spero vi sia piaciuto.

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