Capitolo 86

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《 Scusami, mi sono fatto prendere dal momento. 》Scherzò Carter, eravamo in infermieria e cercavo di disinfettare le sue ferite.

《Ahi.》 Sobbalzò quando con un panno imbevuto di disinfettante cercai di medicare la ferita sulla fronte.

《Dovresti stare solo zitto, hai fatto una cosa stupida. 》Dissi con un tono di rimprovero. 《Sapevi che Shane era molto più forte di te, perché istigarlo in quel modo? 》Chiesi più a me stessa che a lui.

Carter sospirò, sapeva che avevo ragione, non poteva ribattere.

《Ma ti ringrazio. 》Conclusi la mia frase. La sua faccia sorpresa mi fece intendere che dovevo spiegare il motivo. 《Non avevo il coraggio di affrontarlo in quel momento. L'incontro con Beatrix ha stroncato tutti i miei sogni. 》Sussurrai con un filo di voce.

Carter senza pensarci due volte, mi afferrò, stringendo il mio esile corpo al suo petto.

Fu allora che scoppiai a piangere. Ringraziai il cielo che in quel luogo eravamo solo noi due.

《Dimmi, cosa ti preoccupa? 》Chiese, continuando ad accarezzarmi dolcemente. Lui conosceva già la situazione, ma forse il suo obbiettivo era quello di farmi sfogare.

《Non so nulla del suo passato. 》Confessai, asciugando le lacrime che riempivano il mio volto. 《Che sciocca piangere per amore. 》Sussurrai a me stessa.

《Io penso che sia tenero. 》Mi sollevò il morale.

《Grazie. 》Sorrisi, sapevo che la situazione era complicata ma Benjamin continuava a stare al mio fianco.

《Siamo amici, no? 》Rispose, lasciando le sue parole in balia del silenzio.

《Non posso dirti quello che devi fare. 》Cercò di trovare una soluzione. 《Volevo solo che tu sappia che qualsiasi cosa tu dovrai affrontare, io sarò al tuo fianco a proteggerti e a supportati, sempre.》

Quelle sue parole mi rassicurarono. 《Cosa intendi fare allora? 》Chiese alla fine curioso di conoscere la mia scelta.

《Non lo so, ci dovrò pensare su. 》Affermai, finendo di medicare le sue ferite.

《Dai. 》Disse rimettendosi in piedi. 《Ti accompagno alla tua fantastica residenza. 》Quella sua ironia ormai familiare mi fece sorridere.

《Ti chiedo scusa ma dovrò rifiutare l'invito. 》Sorrisi gentilmente. 《Preferisco fare due passi.》

《Lo capisco. 》Benjamin però decise di non lasciarmi subito sola. Mi accompagnò all'uscita, per poi congedarsi lasciandomi un dolce bacio sulla guancia.

Iniziai a camminare, destreggiandomi in quei luoghi ormai a me familiari.

Shane... Possibile stessi piangendo per un uomo? Cosa provavo per lui?

Era bruscamente entrato nella mia vita, ma in punta di piedi era entrato nel mio cuore.

I suoi occhi neri come la pace, ma caratterizzate da delle pagliuzze castane proprio intorno alla pupilla, sembravano capaci di leggermi dentro. E poi il suo sorriso, il modo in cui mi trattava... Tutto di lui mi faceva impazzire e io ero la sua Ninfa. Io sono la sua Ninfa.

Dovrei essere più sicura nel mio modo di pormi, ero io la sua fidanzata non quella certa Beatrix. Un fisico perfetto, dei lineamenti del viso delicati. Era una dea scesa in terra. Una sorte di Afrodite.

Accarezzai la collana che Shane mi aveva regalato al nostro appuntamento. La civetta era il simbolo della dea Atena.

È vero lei poteva essere la dea dell'amore, ma io quella della guerra. Non mi sarei arresa facilmente, proprio adesso che io e lui avevamo avuto delle piccole difficoltà. È quello l'amore, saper affrontare le difficoltà insieme.

Era amore il nostro? Lui mi amava? Mi potevo fidare di quello che faceva? Lui però non mi aveva mai detto quelle fatidiche parole, ma non ne avevo bisogno, non avevo bisogno di sentirmelo dire. Io lo sapevo. Lui mi amava.

Sento dentro che posso fidarmi, mentre la mia testa urla di non farlo. Non si è fidato abbastanza di me per raccontarmi tutto. È vero, eppure sono sicura che ci sarà un motivo.

Qualcosa però mi fermava. Non ero insicura solo di me stessa, ero insicura del rapporto che avevamo. Lui si doveva fidare di me, ma io avevo deciso di ritirarmi indietro, di mandare a puttane tutto ciò che avevamo creato.

Volevo fidarmi di lui.
Volevo fidarmi del suo sorriso.
Volevo fidarmi del suo amore.

Perché si, io lo amo. Io amo Shane. Voglio dare il via alla mia vita, una vita con lui.

Dovevo dirglielo, dovevo confessargli quanto lo amavo, quanto tanto lo amavo. Dovevo cedere a quell'istinto vitale.

Funzionerà. La nostra vita insieme funzionerà.

Era il momento di raggiungerlo. Restare qui a pensarci non avrebbe portato a nessuna soluzione.

Iniziai a correre più veloce che potevo. La distanza, dal punto in cui mi trovavo e la sua stanza ricca di ricordi nostri, sembrava essere triplicata.

Sapevo che lo avrei trovato lì. Il vento sfiorò i miei capelli, liberandomi da tutte le preoccupazioni.

Ero giunta a quella porta fatta di legno antico.

Il campo che avvolgeva quella baracca era ancora più suggestivo di notte. Ero arrivata al mio lieto fine. Shane era il mio lieto fine.

Non volevo bussare, non valeva la pena farlo.

Poggiai la mano sulla maniglia quando sentii dei rumori rumori provenire da dentro l'ambitazione. Shane doveva trovarsi lì.

Spalancai la porta con un sorriso a trentadue denti. Un sorriso che si trasformò in una smorfia di dolore a vedere quella scena.

Shane e Beatrix, entrambi avvolti in un bacio delicato. La ragazza accarezzava il volto di Shane, mentre lui allarmato dalla situazione, si allontanò da lei, quasi a respingerla.

《Ninfa. 》Sussurrò Shane.

《Non utilizzare quel nome. 》Una rabbia incontrollabile si impossessò del mio corpo. E poi una lama perforò il mio cuore. Un dolore lancinante scaturito da quell'amore che provavo per lui. Un amore sincero, ma oscuro e crudele.

Non riuscivo a scappare via. Sapevo che non avrebbe mai cancellato quella sensazione.

《Ninfa, lasciami spiegare. 》Cercò di avvicinarsi a me. Avevo il capo chino ma con un gesto gli feci capire che si doveva fermare.

《Non piangere. 》Mi consolò lui, ma in quel momento alzai il capo. Sul mio viso non si vide nemmeno una lacrima scendere. Non doveva avere la soddisfazione di vedermi piangere.

《Mi fai schifo. 》Urlai, accusandolo con un dito. 《Devi starmi lontano. 》Continuai. 《Non avvicinarti mai più a me.》

Ancora una volta Shane cercò di fare un passo in avanti. Io rimasi ferma, decisi di non muovere un muscolo.

《Ascoltami. 》Disse con quel tono di voce che utilizzava solo con me. Lo implorai mentalmente di stare zitto. Non poteva farlo sentire a nessun'altra a parte me.

《Io ti odio. 》Gli urlai, guardandolo dritto negli occhi. Fu allora che lui si arrese. Quella frase lo aveva ferito, quella mia fermezza lo avevo sbigottito.

Fu allora che scappai, sapevo che tra noi era finita. Mi allontanai da quel posto, immergendomi nel bosco.

Non avevo più forza nelle gambe, scivolando con le spalle lungo un tronco arrivai a terra.

In un secondo mi lasciai trascinare in un pianto liberatorio.

Dei rumori di passi mi destarono dai miei pensieri.

《Perché mi hai seguita? 》Urlai a quella figura inginocchiata accanto a me, lanciandogli addosso del terriccio che stringevo in un pugno.

《Siamo amici, no?》

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