Capitolo 33.

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《Brandon lascia perdere Dafne... 》la sua voce... era la prima volta che pronunciava il mio nome.

Rimasi immobile, sentii le gambe irrigidirsi e in seguito tutti i muscoli del mio esile corpo, tranne uno. Il cuore continuava a non darmi pace, sentire la sua voce, sentire il mio nome, sentire la sicurezza, ma nello stesso tempo dolcezza, con cui stava parlando, mi fece capire quanto in realtà quel ragazzo mi fosse mancato.

Per un attimo era intenta ad andare via, non era giusto ascoltare la loro conversazione e tanto meno entrare interrompendoli, ma qualcosa non me lo permise, il mio corpo non rispondeva ai comandi, forse spinto dal mio cuore e da quella curiosità chiusa nel profondo del mio animo.

Volevo ascoltare ciò che stava dicendo, volevo capire perché stava litigando per me, o semplicemente, volevo ascoltare ancora una volta il dolce suono del mio nome che usciva da quelle carnose labbra.

《Cosa diavolo ti prende, Shane?》il tono di voce di Brandon era alquanto elevato, esprimeva stupore e rabbia, forse non capiva perché il suo amico si era intromesso in una faccenda che non lo riguardava minimamente.

《Brandon, te lo ripeto un'ultima volta, lasciala stare.》Shane aveva gli occhi infuocati dalla rabbia, il suo viso aveva assunto un'espressione simile a quando, in un momento poco consono, mi sono inoltrata in quel luogo misterioso e affascinante.

《Perché non dovrei e soprattutto perché dovrei dar retta a te? 》Brandon stava raggiungendo il limite, i suoi gesti erano più animati del previsto, la cosa un po' mi fece paura.

《Perché...》Shane cercava di trovare una risposta alla domanda del suo interlocutore. Non capivo se non sapesse cosa rispondere o se semplicemente non avesse il coraggio di rispondere. 《... lei non è come credi lei è diver... 》non fu capace di concludere la frase o forse non fui io ad ascoltare attentamente la sua risposta.

Il mio cuore perse qualche battito, tutto intorno a me si congelò, sentii persino il freddo di quel preciso istante. Ciò che riuscii a percepire era solo la ripetizione costante di quella frase. Subito sorsero in me diverse domande, dubbi, preoccupazioni. Diversa come? È un complimento? Perché si preoccupa per me?

Non riuscii ad elaborare delle risposte o, nel peggio dei casi, delle possibili ipotesi. La mia attenzione ricadde di nuovo su quei due ragazzi che ormai occupavano la maggior parte dei miei pensieri.

《E come sarebbe? 》Brandon aveva ormai perso il lume della ragione. 《Come Beatrix? 》

Quelle grida lasciarono spazio ad un orribile minuto di silenzio.

Brandon aveva tocca un punto debole per Shane e quest'ultimo non sapeva cosa rispondere. La faida non sembrava però essersi interrotta, i due riuscivano a litigare anche attraverso un semplice sguardo.

《Lei non è Beatrix. 》adesso la voce di Brandon era quasi più calma, quasi come se fosse un amico comprensivo, il quale capiva che il suo amico non stava realmente sbagliando, ma era portato istintivamente a fare numerosi errori.

《Lei non è Beatrix. 》ripeté, poggiano una mano sulla spalla dell'amico. 《Non puoi fare nulla, lascia Dafne libera di fare i suoi errori, lasciala andare, non è di tua proprietà e non hai nessun diritto di decidere per lei. 》Ciò che Brandon stava evidenziando era giusto. Aveva ragione, eppure quell'orribile sensazione di non sapere cosa realmente stesse pensando Shane, mi rattristava parecchio.

Shane annuii e tolse la mano dell'amico dalla sua spalla, con un gesto quasi prepotente.

Era il momento di andare. Maledetta la grazia che non avevo mai avuto, maledetta la fretta che aveva assalito il mio corpo.

Con un calcio involontariamente colpii la porta della baracca, che si aprii abbastanza da poter essere visto da entrambi i ragazzi.

《Dafne... 》Brandon corse per arrivare sull'uscio della porta, Shane invece chinò il viso e dopo essersi seduto sul letto inizio a legarsi i lacci delle scarpe.

《Ciao...》 sorrisi cordialmente, non abbandonando, con lo sguardo, quella figura che cercava di completare la sua mansione il più in fretta possibile.

Finalmente Shane sollevò il capo e con passo spedito arrivò anche lui davanti il mio corpo ancora immobile.

I suoi occhi parlavano da soli, era turbato per qualcosa e il motivo mi era ignoto. Mi persi ancora una volta in quel colore, che con la semplice luce artificiale, sembrava nero, come la pece.

Shane... avrei con tutto il cuore voluto gridare il suo nome e implorare per convincerlo a condividere il suo dolore con me.

《Ciao...》Sembravo quasi un registratore rotto che ripeteva la stessa parola più e più volte.

《Ninfa.》 Fece un cenno con il capo per accentuare quel saluto.

Dopo un attimo di silenzio, mi sorrise, quasi divertito dalla situazione. Quel sorriso maledetto, quel sorriso finto, quello stesso sorriso che veniva utilizzato come scudo, odiavo quel sorriso. Odiavo quel suo modo di fare, eppure non potevo non amare i piccoli difetti di quel ragazzo.

《Scusami Ninfa, ma dovrei passare. 》il suo viso continuava a nascondere i suoi sentimenti, tranne gli occhi, che facevano trapelare i suoi veri dissidi.

Il mio corpo, ripreso da quello stato di shock, si spostò seguendo i miei comandi.

《Vi lascio soli. 》Furono le sue ultime parole prima di lasciare quella catapecchia. I miei occhi seguirono la sua figura fino a quando egli scomparve nel buio di quella calda notte.

《Ti va di entrare?》 Domando Brandon.

Scossi il capo per un attimo, mi ero stranamente dimenticata della sua presenza.

《Certo. 》sorrisi, riprendendo finalmente il completo controllo sul mio corpo.

Entrai in quella, chiamiamola, stanza, molto ordinata, ma stranamente con mobili completamente diversi da quelli che invece erano presenti nella mia catapecchia.

《Vuoi qualcosa da bere? 》 Chiese aprendo il frigo-bar.

Annuii con il capo e subito mi porse una bottiglietta con su la semplice scritta Coca-Cola.

L'aprii facendo fuoriuscire un po' di aria causata dai gas presenti nella bevanda. Prendemmo posto sulle sedie della scrivania e ci sedemmo l'uno difronte all'altra.

《Hai bisogno di parlarmi? 》 chiese con uno strano sorriso sulle labbra.

《In realtà si. 》confessai girando la bottiglia fra le mani.

《Prima però vorrei farti una domanda. 》quella frasi uscì fuori dalla mia bocca senza nemmeno lasciarmi il tempo di ragionare.

《Dimmi. 》 Notai come in ogni occasione Brandon era molto disponibile e questo non fece che aumentare la mia stima per lui.

Nonostante tutto non avevo in mente la domanda che avrei dovuto fargli, in realtà volevo sapere qualcosa in più su Beatrix, ma come? Decisi di improvvisare, cambiando di conseguenza argomento.

《Mi dovrei realmente fidare di te? 》Mi resi immediatamente conto di essere stata troppo diretta, quasi brusca nei modi di fare. 《Non ti conosco bene, non conosco nemmeno la tua storia e il tuo modo di pensare. Non so se fidarmi completamente di una persona che in realtà non conosco. 》 cercai di sistemare le cose, sottolineando però i miei veri dubbi.

《Dafne...》Poggiò la sua bevanda sulla scrivania, prendendomi le mani. 《Ti prometto che avrai tempo di conoscermi, ma fidati di me. È l'unica cosa che ti chiedo. 》 il suo viso era sincero, i suoi occhi parlavano da soli, ci teneva davvero.

Annuii. avvicinandomi pericolosamente al suo viso.

《Mi fido di te, Brandon.》 Sussurrai. Senza aspettare un minuto, il ragazzo dagli occhi verde muschio, mi prese il viso nelle sue grandi mani, si avvicinò pericolosamente e con un piccolo gesto mi trasportò in un mondo fatto di promesse e forse di illusioni. Bastò un bacio per ritrovarmi in un mondo fantastico che speravo non dover abbandonare mai.

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