Capitolo 24

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《Dafne...》disse fra un respiro e l'altro 《Finalmente... ti ho... trovata.》 Il suo viso preoccupato, iniziò a farmi battere forte il cuore.
《Charlotte...》disse ancora con il fiatone.

《Cazzo Brent, respira! E muoviti, parla! Cosa succede a Charlotte? 》 non sembrava riuscire a respirare come si deve. I suoi occhi erano persi nel vuoto.

《Prendete dell'acqua, veloce!》ordinai ai due ragazzi che rimanevano fermi con la bocca aperta. 《Veloci!》urlai ancora una volta.

Per quanto fossi sconvolta, I ragazzi intorno a noi non si accorsero di niente, al contrario continuavano a divertirsi come se nulla fosse.

Brandon corse a prendere un bicchiere di acqua e al suo ritorno ne fece cadere almeno la metà. La passai a Brent che la bevve in un solo sorso, scuotendo poi la testa e strizzando gli occhi, a quanto pare non era proprio acqua. Lanciai un'occhiata a Brandon che alzò semplicemente le spalle

Brent però si riprese e iniziò a parlare 《Charlotte ha bevuto troppo, si è messa a ballare sul tavolo e a fare la stupida.》 Fece un respiro profondo 《 Ma non è questo il problema, sta andando con dei ragazzi a sniffare...》 disse ormai senza forze 《ho cercato di fermarla, ma non mi ha voluto dare ascolto...》

Brent continuava a parlare, ma io ormai non gli davo più ascolto. Lo presi per le spalle 《Portami da lei, ti prego Brent!》strinsi di più la presa.

Forse il mio sguardo deciso lo preoccupò un po', ma senza battere ciglio annuì.

I tacchi facevano un male cane e il vestito stava veramente diventando troppo scomodo. Ma il luogo non era poi tanto lontano. In poco tempo arrivammo e la vidi.

Charlotte con il vestitino rosso, rigorosamente regalato da me, che abbracciava due ragazzi con una birra in mano mentre urlava "Andiamo! Ho voglia di divertirmi un po'"

Con un passo deciso arrivai in mezzo a quel gruppo di ragazzi ubriachi o forse peggio. 《Oh eccola qui! La piccola Dafne perfetta! 》Urlò imprecando contro di me, mentre io mi avvicinai a lei. 《Vaffanculo! Non sei migliore di me sai?》I nostri visi si sfiorarono, il mio sguardo esprimeva rancore, quasi un vero e proprio odio.

Il viso di Charlotte mutò, divenne calmo o meglio, preoccupato. Aveva paura per ciò che avrei fatto.

Alzai una mano, mentre lei cercava di proteggersi, coprendosi il viso.

Poi, lo feci.

L'abbracciai, la strinsi forte a me con un abbraccio che ti spacca tutte le costole. Lei rimase con un volto stupito, mentre io la stringevo sempre di più.

Mi allontanai dal suo viso ancora stupito dal mio gesto. Accarezzai le sue gote dolcemente. 《Andiamo via da qui!》sussurrai così che solo lei potesse sentire. Charlotte scoppiò in un rumoroso pianto aggrappandosi sempre di più a me.

Intorno a noi era calato un silenzio a dir poco tombale. Cercai di allontanarmi dalla folla, che fortunatamente ci fece spazio consentendoci di passare.

Guardai la faccia sotto shock di Brent e quella colpita di Brandon, solo Shane fra i tre non sembrava stupito dal mio gesto, anzi sorrideva quasi orgoglioso di me.

《Grazie per avermi aiutata, da qui in avanti proseguirò da sola.》 Dissi rivolgendomi a quei tre ragazzi che non riuscivano a battere ciglio. Tutti tranne uno, Shane mi fece un semplice occhiolino, regalandomi un sorriso che mi riscaldò il cuore.

Una cosa era sicura, camminare su quella terra umida con i tacchi  era qualcosa di impossibile.

A tentoni però riuscii a trasportare Charlotte nella baracca, in cui si catapultò per andare al bagno e buttare fuori anche l'anima, se solo fosse possibile.

Corsi da lei togliendo quei tacchi che ormai mi avevano praticamente gonfiato i piedi. Legai i suoi capelli per evitare che li sporcasse. Dopo aver liberato tutto, la accompagnai sul letto dove la aiutai a spogliarsi.

Sul corpo era ancora piena di lividi... sapevo benissimo ciò che significava eppure non potevo fare nulla, ero incapace davanti a quella continua ingiustizia. Non mi sembrava il caso di parlarne in quel preciso momento, non mi sembrava il caso di parlarne e basta... eppure avrei voluto, solo Dio sa quanto avrei voluto urlarle in faccia, farle capire i suoi errori, solo Dio sa...

Le misi la vestaglia proprio come una mamma fa prima di mettere a letto la propria piccolina, le rimboccai le coperte e infine raccolsi i suoi vestiti sporchi e li misi via. Presi un respiro profondo, avevo bisogno di rilassarmi.

Lasciai il mio orologio da taschino sul comodino e iniziai a spogliarmi anch'io convinta che lei ormai dormisse.

《 Lui non mi ha mai amato. 》Non fui io a parlare e mi sorpresi sentire quella voce dire ciò che veramente pensavo da tanto tempo.

Mi voltai spalancando gli occhi verso di lei, era seduta sul letto, non aveva la minima intenzione di dormire.

Il suo viso non fu terribile come c'era da aspettarsi, al contrario sembrava essersi ripresa da quella brutta sbronza, se solo questo fosse possibile.

Lentamente mi avvicinai a lei cercando di non far rumore. I suoi occhi, persi nel vuoto, mi facevano capire come era in una specie di trans.

Presi posto accanto a lei.

Solo in quel momento si accorse che anch'io ero in quella stanza, che sembrava non avere più ossigeno.

Le presi la mano dolcemente. Appariva così indifesa, così ferita, i suoi bei capelli stropicciati e i suoi occhi sul punto di liberare mille lacrime. Ma non lo fece, sapevo che piangere per quell'uomo, significava una vera e propria sconfitta per lei.

La mia piccola Charlotte, la mia compagna di avventure... perché sembrava così distante in quel momento? Perché si è allontanata così tanto da me? Perché io mi sono allontanata da lei? La mia dolce Charlotte, cosa ci era successo? Perché avevamo permesso che qualcuno ci facesse così tanto male...

Siamo state delle stupide, vittime di quei odiosi imbrogli, di quei dolori, di quelle tristezze. Ma in verità eravamo solo vittime di noi stesse. Eravamo noi la nostra vera morte interiore. Perché non c'ero arrivata prima?

Il suo volto sembrava ancora in trans. Spostai una ciocca dei suoi capelli color mogano dietro le sue orecchie, leggermente a sventola.

Improvvisamente si svegliò da quello stato e mi guardò fisso negli occhi. Senza battere ciglio decise di voltarsi dall'altra parte, fu in quel momento, che scoppiò in un pianto isterico.

Non voleva essere vista, per questo lo fece, non voleva che qualcuno vedesse il suo dolore.

    《 Charlotte... 》Il suo nome uscì fuori come un sussurro, ma ormai era il momento, dovevo esserci per lei.Dovevo essere la sua corazza, il suo giubbotto di salvataggio, dovevo difenderla, come lei aveva sempre fatto per me. Era questo il mio scopo, combattere al suo fianco. Essere quella persona di cui aveva dannatamente bisogno, essere semplicemente la sua migliore amica.

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