KESS
Respirai profondamente l'aria aperta di Hollywood.
Finalmente ero fuori da quell'ospedale.
Brad era al mio fianco e guardava la strada con la mascella contratta e lo sguardo gelato.
Non mi aveva rivolto la parola e quando avevo cercato di farlo io, annuiva o faceva finta di non sentire.
Non capivo proprio più nulla. I medici mi avevano dato delle pillole e avevano detto di non stressarmi o il mio ematoma al cervello si sarebbe ampliato, non sapendo di cosa parlassero annuii e basta.
Ma ora ero fuori, Brad entrò in auto ed io feci lo stesso.
<Per caso... ti... io ti ho fatto qualcosa?> chiesi balbettando e impacciandomi con le parole.
<No.> rispose secco e mettendo in moto l'auto.
<Bene..> dissi guardando la strada.
I suoi lineamenti erano contorti e tesi. Aveva una bizzarra vena sulla tempia che sembrava quasi scoppiare da un momento all'altro.
Mentre le sue lentiggini emanavano calma e piacere, le sopracciglia erano inarcate in modo da dare un'espressione corrucciata al suo bellissimo viso.
Oddio lo stavo fissando troppo, e lui parve accorgersene ma mi ignorò.
Guardai gli alberi da fuori il finestrino e pensai che noi eravamo racchiusi in una specie di clessidra dove la nostra vita erano i granelli di sabbia e che man mano trascorreva e andava via il tempo da trascorrere, non bisognava sprecarlo, mai.
Brad accostò: <Fatti una doccia e poi scendi di nuovo.> disse ed annuii rimanendo in auto e non sapendo che fare.
<Beh? Vai?> chiese brusco.
<D-dove?> chiesi impacciata come al solito.
<A casa...>
<Non ricordo quale sia...> borbottai poiché non ricordavo nemmeno di avere una casa qui ad Hollywood.
Lui sbuffò e mi indicò un portone: <Sali le scale ed è la prima porta!> disse secco.
<Okay grazie e... scusa..> dissi abbozzando un sorriso.
Lui alzò le spalle: <scusa per cosa?> chiese.
<Per non ricordarmi nulla, vorrei tanto farlo ma...> dissi ma fui bloccata dalla sua voce sulla mia: <Non e colpa tua.> parlò.
<Mi... mi dispiace e...> provai a parlare ma lui azionò la radio e alzò il volume sovrastando le mie parole. Per poco non scoppiai in lacrime perciò scesi subito dall'auto e andai dove lui mi aveva indicato.
Entrai in casa che tra l'altro era deserta, mi lavai per bene e dopo essermi asciugata e dopo aver indossato il mio intimo della Calvin Klein indossai un maglia di retina grigia che era trasparente e lasciava intravedere il top della Calvin Klein, e da sotto indossai un pantalone nero strappato al ginocchio.
Andai in bagno e applicai un pò di trucco sul mio viso spento. Mi pettinai e mi osservai allo specchio. Non sapevo Brad dove voleva portarmi, ma volevo apparire decente.
La maglia di retina lasciava intravedere il mio seno che sembrava quasi scoppiare e si vedeva anche la pancia, non volevo sembrare spoglia.
Il cellulare vibrò ed uscì il nome di Brad con un suo messaggio.
Brad: Sbrigati.
Lasciai addosso ciò che avevo indossato, misi una giacchetta di jeans e scesi.
Andai in auto e gli sorrisi ma lui continuò ad ignorarmi.
Mi guardò per un attimo e poi guardò di nuovo la strada, mise in moto, ma prima che potesse ripartire girò la testa di scatto verso di me, mi riguardò, poi guardò i miei occhi, dopo le mie labbra e poi di nuovo i miei vestiti.
Il suo sguardo si posò sulla maglia in retina.
<Ma... tu esci così?> chiese squadrandomi.
Annuii.
Lui deglutì, si leccò le barra e mise in moto. Anche lui era decente: indossava una giacca di pelle e una camicia bianca un pò stropicciata, assieme a dei jeans semplici.
Di solito per tutte le mattine che me lo ritrovavo davanti mentre dormiva sulla sedia accanto al mio lettino in ospedale, non lo avevo mai visto con una camicia addosso, indossava sempre maglie semplici.
<Perché indossi una camicia?> chiesi.
<Non posso?> borbottò.
Sbuffai, ma che gli avevo fatto?!
<Senti, non so il motivo per cui tu mi tratti così e non so nemmeno perché io ti dia a parlare! Ma se c'è un vero motivo per questo tuo dannato comportamento nei miei confronti, spiegamelo! Altrimenti ferma la macchina e lasciami qui, poiché mi rifiuto di stare in compagnia di uno scorbutico!> biascicai e lui per tutta risposta mi disse solo un: <Scendi, siamo arrivati!>
Spalancai gli occhi e sbuffai per poi scendere come fece lui.
Il locale si chiamava: Roll-time.
<Ci sono mai venuta qui?> chiesi confusa.
<Sì.>
<non è mica un locale di spogliarelliste o cose del genere, vero?> chiesi e lui mi guardò confuso per poi alzare gli occhi al cielo e scuotere la testa: <Non è niente del genere.> borbottò.
Arrivammo alla porta e lui sospirò prima di aprirla.
Quando misi piede nel locale buio le luci si accesero di scatto e una marea di gente gridò un: <Bentornata Kess!>
Spalancai gli occhi e mi guardai attorno per vedere se ci fosse un'altra Kess.
Sorrisi a tutte quelle persone che non riconoscevo ma Wendy mi venne vicino:
<Bentornata!> gridò mettendomi in mano una Heineken fredda.
Sorrisi: <Grazie Wendy, ma chi sono tutte queste persone e davvero ho così tanti amici?> chiesi sbigottita dalla quantità di gente presente.
<Beh molti di loro frequentano i tuoi stessi corsi e altri invece sono venuti perché è pur sempre una festa con alcol e cibo e invece altri sono i tuoi amici più stretti!> disse indicandomi un gruppo di ragazzi vicino al bancone.
Mi prese la mano e mi portò da loro.
<Hei Kess Bentornata!> disse Dann il ragazzo dai capelli arancioni.
Wendy mi sorrise e poi mi presentò quelli che dovevano essere i miei amici più stretti:
<Lei è Tiffany, lui è Kevin, lui è Dann, lui è Wolly, lui è Gwen e lui è Nathan!> disse sorridendo. Sorrisi anche io e scossi la mano per salutarli.
Ma l'aria si stava ristringendo e le voci stavano diventando troppo chiassose.
<Vado a prendere una boccata d'aria..> dissi sorridendo e andandomene fuori dal locale.
Feci respiri profondi e mi sedetti sulle scale d'emergenza.
Dovevo calmarmi, ma l'aria diminuiva sempre di più. Scossi la testa e scoppiai a piangere.
La vita era così ingiusta, ora che ero entrata in quel locale pieno di gente che gridava il mio nome ed io che quasi non mi ricordavo di avere una vita, io che avevo avuto un passato peggio di un incubo ed ora ritrovarsi tra gente sconosciuta che non sai se ti ci puoi fidare o se devi scappare, vedere la gente sorriderti e salutarti ma la tua mente non si ricorda niente di niente, era brutto e straziante essere al corrente di aver perso una parte della tua vita e di trovarti nel bel mezzo di essa; era come perdere il segno della pagina del libro che leggevi, e non sapendo come continuare leggi da un punto che è più avanti del tuo vecchio segno e sentirsi smarriti, confusi e persi.
<Fanculo.> borbottai alla mia vita ingiusta asciugandomi le lacrime.
Una mano calda mi alzò il mento:
<Tutto bene piccola?> chiese il ragazzo dagli occhi blu, Brad. Lui era l'unico tra tutta quella gente che nonostante fosse come uno sconosciuto sembrava colui che conoscevo da tantissimo era l'unico di cui il mio cuore e la mia mente si sentivano liberi e si fidavano.
<Sì..> dissi asciugando velocemente le lacrime rimanenti.
<Uhm.. non sembra; dai spara, dimmi cos'hai..> borbottò.
<Non ho nulla, ho detto che sto bene.> dissi.
Lui si sedette affianco a me: <Per tua sfortuna non ti credo, quindi o ora mi dici che cos'hai oppure sarò costretto a capirlo da solo..> borbottò.
<Ti giuro che sto bene..> mentii poiché non volevo apparire debole.
<Allora devo scoprirlo da solo cos'hai?> chiese guardandomi dritto negli occhi.
<Non puoi perché non ti dirò niente..> dissi distogliendo lo sguardo dal suo.
<Ma io ho un mio metodo..> disse sogghignando.
<Ah si? E quale?> borbottai girandomi di nuovo verso di lui.
<Vuoi saperlo?> chiese.
Annuii e il suo sguardo passò alle mie labbra:
<Sicura?> ripeté avvicinandosi.
<Si..> parlai.
Sorrise e questo suo sorriso mi creò una scarica di adrenalina, le sue labbra erano sempre più vicine alle mie e il suo respiro era assemblato con il mio.
<Mi hai costretto> disse prima che le sue labbra calde furono sulle mie.
Le mie emozioni parvero andare in pazzia, rimasi spiazzata da ciò ma in quell'istante provavo così tanti sentimenti che approfondii il bacio spontaneamente e mi sentii profondamente viva con le sue labbra a contatto con le mie!
STAI LEGGENDO
Lei 2
Randomdisse Kess ormai per la millesima volta in preda alle lacrime. sussurrava ogni volta prima di andare a dormire, sperando che in qualche modo Brad potesse sentirla. questo che si ripeterà sempre Kess per andare avanti anche senza di lui. Sembrav...