Never

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BRAD
<Stronzo di merda! Le vuoi far credere che sono io la causa di tutto questo eh?!>
gridai in faccia a quell'idiota di Ryan.
<Può darsi..> disse lui e ne approfittai per prendere a pugni quella faccia di cazzo.
Allungai il gomito e gli diedi un pugno sullo zigomo abbastanza forte da farlo indietreggiare e farlo sbattere contro il muro.
Ryan cadde a terra e si toccò lo zigomo sanguinante.
<Ora ti faccio vedere con chi hai a che fare!> gridò.
Stavo per gridare un: "fatti avanti Ryan, utilizzerò su di te questi mesi passati lontano da Kess per allenarmi!" ma lui si scaraventò su di me facendomi cadere.
Mi suono un pugno sul labbro e vidi le stelle a causa della rabbia, lo presi per la gola e misi lui sotto di me per riempirlo meglio di pugni.
Gliene tirai un paio sulla bocca e altri sotto al mento.
<Volevo proprio scoparmela!> disse col sangue che gli colava sulla bocca.
<Pezzo di merda!> biascicai a denti stretti, mi alzai e gli premetti pesantemente il mio piede sul suo stomaco in modo da farlo tossire ripetutamente.
Dopo alzai la gamba e gli diedi velocemente un forte calcio dritto nello stomaco; Ryan tossì e incominciò a sputare sangue.
Gli diedi un altro calcio nelle costole e uno tra le palle...che tra l'altro non aveva, poiché era solo un lurido, luridissimo verme.
Si piegò in due e bestemmiò dal dolore.
Il suolo era coperto di sangue.
<Meglio che non ti fai vedere, capito?! O altrimenti ti cieco con le mie dita!> gridai e lui annuì.
<Coglione!> borbottai andandomene.
Non potevo credere che quello stupido aveva detto a Kess che io ero un criminale che voleva farle del male.
Così lei non si sarebbe potuta fidare di me, e questo non doveva succedere, perché io avevo bisogno della sua fiducia... avevo bisogno di lei.
Presi il pacco di Marlboro rosse dalla tasca dei miei jeans, estrassi una sigaretta e me la portai alle labbra.
Presi l'accendino e misi una mano davanti alla sigaretta per non permettere al vento di spegnerla.
Una volta accesa feci un lungo sospiro, riempiendomi i polmoni di fumo.
Cacciai il fumo rimanente dalle narici e dalle labbra.
Mi appoggiai al muro e continuai a fumare finché una ragazza dalle calze a rete non si fermò vicino a me. Gelsa.
<Che vuoi?!> dissi brusco poiché non volevo intraprendere nessun dialogo con questa qui.
<Beh, ti lasci con Kess e vieni a pomiciare con me a scuola, e poi? Kess va in coma e si dimentica tutto, anche di tutta la sofferenza che le hai procurato, e tu rientri in gioco sperando che lei non si ricordi niente per farle vedere il finto baravo ragazzo che sei! Ho indovinato, vero Braddy?> chiese la tipa fastidiosa dai capelli neri lucidi e tacchi a spillo.
Si aveva indovinato; volevo che Kess ricordasse solo i momenti belli tra me e lei, e che dimenticasse quelli brutti, anche se era sbagliato poiché l'avevo fatta soffrire abbastanza.
Sì, Gelsa aveva ragione.
<No. Fanculo non hai ragione; e non chiamarmi così.> dissi secco e facendo un altro tiro lungo.
<Uhm... Come non ti devo chiamare? Braddy? Io penso che ti doni il nome Braddy!> disse lei leccandosi le labbra.
<Non mi interessa ciò che pensi tu. Tu e Sellen pensate sempre cattiverie su le persone e siete delle grandissime oche, ve la prendete con chi non vi ha fatto un cavolo, solo per essere al centro dell'attenzione, ma siete solo due puttan.... due stupide ragazze.
Perciò ora, io non voglio più avere a che fare con te e tu va a quel paese; grazie Gelsa.> parlai frustrato ma mi allarmai quando lei si piantò sulle mie labbra cercando accesso con la lingua. Ma cosa?!
La allontanai di scatto: <Ma Gelsa, sei davvero stupida!> urlai pulendomi la bocca dal suo lucida labbra.
<Beh, vedi se questo bacio faccia piacere a Kess!> disse lei ridendo e le feci il dito medio, ma lei continuò: <Ops, o forse gli starà già raccontando tutto Sellen?!> disse lei facendo spallucce.
Cosa?! Sellen?! Lei è...?! Cosa?!
Corsi in auto e accelerai verso l'ospedale.
Quando parcheggiai, scesi dall'auto e per sbaglio scontrai il dottor May.
<Oh, Brad! Kess uscirà domani, sei felice?> chiese e pur essendo al settimo cielo per questa notizia, l'ansia cresceva pensando a Sellen nella stanza con Kess a dirle tutto e aggiungendo anche stronzate sul mio conto.
<Si, felicissimo!> dissi sorridendo e incamminandosi verso la porta d'ingresso dell'ospedale.
<Aspetta!> disse lui, ed io mi voltai esterrefatto.
<Cosa c'è?!> chiesi.
<Beh, tu per caso puoi vendermi della droga?> chiese facendomi corrucciare.
<Cosa?> borbottai perplesso.
<Hai della droga? te la pagherò a buon prezzo..> ripeté.
Io non vendevo droga, ma alcuni miei conoscenti si, e un buon prezzo è pur sempre un buon prezzo, no? Avevo smesso di vendere droga all'età di diciassette anni e la vendevo da quando avevo quindici anni, di nascosto.
<Allora?> chiese.
<Te ne procurerò...> dissi sapendo che sarei entrato di nuovo nei guai, ma non si sa mai.
Me ne andai sopra da Kess e ormai era passata già una mezz'ora.
Aprii la porta di scatto e vidi Kess piangere tra le braccia di Sellen.
Oddio che le avrà detto quella stupida?!

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