Impulsive

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KESS
Kol era davvero un bravo ragazzo.
Stavamo parlando da pochi minuti vicino il mio armadietto e sembrava davvero simpatico.
Praticamente viveva per il calcio, e gli piaceva cucinare infatti pensava che in futuro avrebbe fatto una di queste due cose. Lo avevano espulso dalla scuola precedente, e lui sapeva che era grave essere cacciato via da un'università.
Disse che il caos dell'espulsione si era creato a causa di una ragazza, figlia del preside dell'istituto, e che loro stavamo insieme, ma lei era rimasta incinta, non di lui, e lo aveva accusato che la colpa fosse la sua, nonostante sappia anche lei che in realtà non lo fosse. Ammise anche che non era mai andato a letto con lei e quest'ultima in fin dei conti lo aveva anche tradito.
In pratica era stato cacciato per via di una bugia e per ira del padre che aveva camuffato la verità, per non fare scandalo della propria figlia, dicendo che Kol avesse danneggiato pesantemente un elemento pubblico del college.
Era così bisognoso di sfogarsi che rimasi incuriosita dal racconto, mi sarebbero serviti solo dei popcorn e sarebbe stato come un film.
Di tanto, in tanto, Kol saettava lo sguardo da una parte all'altra come se cercasse qualcuno.
<E così eccomi qui. Nuovo college! Questa è la mia patetica vicenda.... invece tu?> chiese.
<Cosa? Io cosa?> chiesi confusa come un ebete.
<Cosa mi racconti di te.... di Brad, di quel gruppetto che continua a fissarti?> disse puntando lo sguardo alle mie spalle.
Mi voltai e colsi alla sprovvista Wendy, Tiffany, Kevin, Nathan, Dann e Gwen fissarmi come stalker.
Appena videro che mi accorsi dei loro sguardi puntati su di me, fecero finta di star facendo tutt'altro, addirittura Gwen finse di fare stretching nel bel mezzo del corridoio.
Cosa stavano facendo? Mi spiavano?!
Come mai Brad non era con loro?
Mi aveva rattristato non vederlo alla lezione, ci contavo, ero disposta a chiarire con lui, ma non c'era ed ero rimasta tutta l'ora a fissare la porta dell'aula, sperando che si aprisse da un momento all'altro rivelando la sua immagine.
Tornai a guardare Kol: <Sono miei vecchi amici...> risposi facendo spallucce.
<E il resto?> chiese.
Stetti per dire: "E un interrogatorio?" ma misi a freno lo stress e gli risposi.
<Io e Brad siamo una vecchia fiamma, o almeno così credevo, non dico che non ci siamo amati, ma qualcosa è cambiato... siamo più distanti ormai...> dissi sospirando non di sconfitta ma più che altro di rassegnazione alla verità.
<Non sembra che siate distanti... dato che lui ti sta sempre dietro...> disse Kol indicando nuovamente alle mie spalle.
Mi voltai di nuovo e vidi Brad intento a venire svelto verso di noi.
Sbuffai e lo osservai arrivare. Indossava una tuta grigia e una maglia nera a maniche corte che metteva in risalto i muscoli delle braccia abbastanza tatuate. Le sue lentiggini, i pugni serrati e la mascella contratta davano aria che tra un momento all'altro avrebbe rotto tutti gli armadietti attorno a lui.
I suoi capelli scuri erano spettinati.
Mi guardava dritto negli occhi e io pur volendo non riuscivo a spostare lo sguardo da quegli occhi di un variante verde-blu che mi ricordavano tanto il mare più limpido che ci fosse.
Sembrava che stesse cercando qualcosa nei miei occhi, forse una sicurezza?
Si avvicinava sempre di più a noi, poi il suo sguardo passo furioso a Kol.
Mi voltai verso quest'ultimo che lo fissava con un sorriso compiaciuto sul volto.
Cosa stava succedendo?
Brad avanzava deciso verso questa direzione e mi guardava come se fossi la sua preda, e lui il mio predatore mentre Kol era l'intralcio.
Mentre credetti che avrebbe rotto la faccia al ragazzo riccioluto, ossia Kol, Brad si avvicinò tranquillo.
<Hei, tutto bene?> chiese.
Fui sollevata che non ci furono scenate o cose simili dato che dal suo sguardo sembrava che si stesse trattenendo da una strage, come un vulcano in procinto di esplodere.
Kol parve deluso dalla reazione di Brad, e non capii perché.
<Si, tutto alla perfezione!> disse Kol con sguardo minaccioso.
Mi sembrava di essere in un ring da combattimento al centro tra i due avversari.
Brad accentuò la sua mascella e il suo sguardo.
Gli sfiorai la mano con la mia per appoggiarmi all'armadietto e lui parve rilassarsi.
Smise di guardare Kol e si concentrò su di me: <Dobbiamo parlare> disse.
Lo guardai negli occhi, se voleva farmi capire perché mi avesse dato buca, lo avrei ascoltato, ma se mi avesse fatto perdere tempo, insultandomi e comportandosi male, come era solito fare, lo avrei mandato a quel paese con un bel ceffone.
<Okay...> dissi e Brad fu sorpreso dalla mia risposta cauta e positiva.
<Ti dispiace andartene?> disse poi, rivolto a Kol.
Lui mi guardò e gli sorrisi: <Okay, ci vediamo domani dopo le lezioni Kess, non dimenticarti del nostro pranzo!> disse facendomi l'occhiolino.
Esatto, Kol mi aveva cordialmente invitato a mangiare con lui l'indomani, e non vedevo il perché di un no come risposta.
<Domani vai a pranzare con lui?!> chiese subito Brad corrugando la fronte.
Alzai gli occhi al cielo: <Mi hai rimasta sola durante la lezione in cui credevo venissi, scompari per un'ora intera, e poi mi chiedi di parlare; per poi? Chiedermi se vado a mangiare con Kol? Si, ci vado e non vedo perché non dovrei!> borbottai decisamente stanca di tutta questa situazione.
Lui sbuffò rumorosamente e poi calò il silenzio.
<Tutto qui?> chiesi e lui a testa china continuò a stare zitto.
<Bene.> dissi voltandomi per andarmene ma prima che potessi fare due passi lui mi afferrò per il polso con una presa stretta per non farmi scappare.
Mi tirò indietro e inostri volti furono pericolosamente troppo vicini.
Il cuore mi martellava in petto.
<No, devo prima parlarti e poi potrai andare dalla tua amata pecorella smarrita...> sussurrò riferendosi a Kol, con solo un palmo dalle mie labbra.
Strattonai via il polso e annuii.
Fece lunghi sospiri e dopo avermi scrutato gli occhi si decise ad aprire bocca.
<Dimmi cosa provi per me.> disse d'un tratto.
<Cosa?! Niente! Decisamente nulla.> borbottai, mentendo a lui, mentendo a me stessa e al vento proveniente dalla grossa entrata della scuola che continuava a farmi svolazzare i capelli.
<Non ti credo. Non mi hai già dimenticato.> disse.
<Si Brad, l'ho fatto...> sibilai.
<Davvero?> chiese un po' divertito dalla cosa.
<È inutile che ridi! Mi innervosisci.> dissi come un insieme di nervi pronti a scoppiare.
Con uno scatto fulmineo mi sbatté contro l'armadietto e mi tenne stretti i polsi tra le sue mani.
La distanza tra noi era di pochi millimetri e i nostri respiri erano fusi in uno solo, come i nostri sguardi e il nostro calore.
Le sue labbra sfiorarono il mio collo e emisi un sussulto.
Brad sorrise sulla mia pelle.
<Ti piace? Non è così?> chiese tornando a guardare i miei occhi.
<No, non provo nulla.> dissi mentendo spudoratamente.
<La prendo come una sfida.> disse lui con un ghigno.
Sfiorò le mie labbra con le sue, poi si spostò sulla mia mascella riempiendola di piccoli baci, scese lungo il collo e giunse alla mia clavicola sempre con lo stesso procedimento.
Tanti brividi mi invasero.
<Mi dispiace che non mi sia presentato alla lezione. Ma era meglio per noi. Non volevo farti arrabbiare e in quel momento ero impulsivo.
Tu mi sei rimasta dentro Kess, e non vuoi più andare via.> sussurrò diminuendo la distanza tra di noi.
<Ti sbagli. Lasciami andare.> lo supplicai per non cedere.
Sorrise, e le fossette si formarono sulle sue guance. Dio, quel sorriso! Lo dovrebbero considerare una delle meraviglie del mondo. 
<Sei mia. Questo volevo dirti. Potrò sembrare egoista o un pazzo, ma ne vale la pena! Non voglio condividerti con nessuno, solo con me. Voglio che su di te ci sia solo il mio tocco, il mio respiro, il mio sguardo. Potrai considerarmi geloso o possessivo, ma chiamalo come lo vuoi, io ciò lo considero una droga. Tu Kess sei la mia potente droga, una dipendenza di cui non posso fare a meno, e se ci fosse un bottone per spegnere questi miei sentimenti per te, per quanto vorrei dimenticarti, ciò che provo per te è più forte del dolore che ho dentro quando so che non sei del tutto mia e mi sei lontana più di quanto dovresti. Io ammetto ciò che provo a confronto tuo. Tu invece hai paura di fidarti di me, ma io riuscirò a rompere quel guscio che adesso ti sei creata opprimendo tutto, ci riuscirò Kess. Sì.> disse guardandomi dritto negli occhi. Per poco non fui intenta a baciarlo, aveva ragione, la mia era una corazza che reprimeva tutto, solo per soffrire meno.
<Brad...> sussurrai.
<Sunrise...> disse lui e mi sciolsi a sentirlo pronunciare quel nome. Il mio nome.
<Ho chiuso i miei sentimenti, non voglio più soffrire.> dissi.
<Lo so. Li riaccenderò Kess.> disse solo per poi saldare la presa sui miei polsi bloccandomi di più.
Visti così, due ragazzi estremamente impulsivi l'uno con l'altra, poggiati su un armadietto a guardarsi negli occhi, sembrava che stessimo in un mondo a parte, nel nostro mondo, dove solo io e lui eravamo presenti.
Mi stampò un bacio sulle labbra che mi riscaldò il corpo e il cuore, ma stranamente non mi scostai. Passò a baciare il mio mento e poi alla mandibola, scese nuovamente sul collo e mi mordicchiò un punto ben visibile, mi baciò fortemente in quel punto e poi succhiò la mia pelle.
Quando dopo poco si scostò il collo mi pizzicava leggermente.
Prima che potessi obiettare capendo che mi avesse appena fatto un succhiotto, lui riposò la bocca su una parte più bassa di quella di prima e rifece lo stesso movimento, morse e poi succhiò. Mi guardò soddisfatto il collo lasciandomi i polsi.
Mi toccai e un lieve bruciore si fece largo.
<Perché lo hai fatto?> chiesi.
<Ti ho marchiato. Così almeno capiranno che sei mia e non ti devono toccare.> disse compiaciuto.
Rimasi lì a bocca aperta con due succhiotti appena freschi e violacei sul mio collo, mentre lui se ne andava e mi rimaneva di nuovo lì imbambolata.

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