Hâllucinations

369 14 2
                                    

<Cosa vuoi da me? Lasciami in pace!> gridai mentre eravamo in macchina.
<È il momento.> disse Wet dai seggiolini davanti.
Ryan sospirò e infilò la mano nella tasca del suo giubbotto.
Da lì cacciò una siringa.
<Cosa vuoi fare con questa?> chiesi andando nel panico.
<Faremo subito... non te ne accorgerai nemmeno.> disse.
<Non toccarmi con quell'affare!> gridai.
<Vai!> disse Wet.
Ryan mi prese il braccio e in uno scatto fulmineo mi infilò l'ago dritto nella pelle.
Altre lacrime mi rigarono il volto.
Incominciai a vedere tutto opaco e sfocato.
Ma non era per le lacrime. Era l'effetto di questa siringa. Era droga? Cosa mi avevano fatto? Perché?
Subito dopo chiusi gli occhi e persi i sensi.

Aprii gli occhi. Ero seduta per terra.
Il pavimento era freddo come il resto della grossa stanza.
Ero indolenzita e stanca.
La testa mi scoppiava e avevo dolori atroci per tutto il corpo.
Ero appoggiata con la schiena ad una parete umida e rocciosa.
Si sentivano solo rumori metallici.
Appoggiandomi al muro mi alzai lentamente.
Le gambe mi tremavano.
<C'è qualcuno?> gridai ma a rispondermi fu solo il mio eco.
Mi avventurai nella grossa stanza.
Era tutta buia e grigia.
In fondo c'era una piccola luce.
Corsi verso di essa ma mi ritrovai davanti ad una porta di ferro.
Diedi tanti pugni su di essa: <Fatemi uscire!> gridai.
Non c'era una maniglia o qualcosa che potesse spalancare questo grosso ammesso di ferro che mi teneva chiusa qui dentro.
Però la porta si aprì ed entrò Ryan.
<Ryan... Cazzo, perché mi fai questo?> chiesi subito generando altre lacrime.
Lui non rispose mi lanciò una lunga maglia nera e una coperta.
<Cosa dovrei farci con questa?!> gridai indicando la coperta.
<Dovresti coprirti. Qui si gela.> disse guardandosi attorno.
<L'unica cosa che mi viene in mente da fare con quella dannata coperta è suicidarmi!> urlai.
Lui spalancò gli occhi e aprí bocca per parlare ma gli uscì solo un sospiro.
Poi abbassò il capo e indietreggiò chiudendo la porta.
Feci un grido di frustrazione mettendomi le mani nei capelli e tirandomeli.
Indossai la maglia e mi stesi sul pavimento freddo.
Per quanto volessi dormire almeno per non pensare a tutto, non ci riuscivo.
Rimasi lì a fissare la porta e a farmi mille domande in testa, ero senza emozioni.
Perché Brad non me lo aveva detto?
Lui mi stava solo proteggendo e io ne facevo sempre un dramma.
Adesso l'unica cosa che volevo era lui.
Ma perché non me ne aveva mai parlato? Per proteggermi? Aveva paura di una mia reazione sbagliata?
Guardai l'orario erano passate due ore e morivo di freddo.
Era mezzanotte, un nuovo giorno, Lunedì, una nuova settimana era iniziata... ma qui dentro era come essere sconnessi dal mondo, era come un buco di dolore e insonnia.
Ecco che la porta si riaprí.
Una luce penetrante mi offuscò la vista.
Vedevo solo una sagoma poiché era controluce.
Questa si avvicinò, era una donna. Lo capii dai tacchi che continuavano a rimbombare nella grossa stanza.
Si piegò e mi prese per un polso che subito strattonai via dalla sua forte presa.
<Bene bene, finalmente posso avere il piacere di fare due chiacchiere con te!> disse.
Mi misi a sedere solo adesso la notai.
Era lei: era Alissa.
Alissa mi prese nuovamente il polso ma stavolta non riuscii a staccarlo dalle sue mani.
In uno scatto fulmineo mi infilò un altro ago nella pelle.
<Cosa mi state facendo e cosa ci fai tu qui? Non dirmi che anche tu sei una schiava di Wet.> dissi con voce roca, impastata dalla stanchezza.
Lei drizzò la schiena, cominciai già a vedere tutto sfocato: <Vediamo di chiarire le cose mocciosa. Io non servo nessuno, io devo la vita a Wet!> disse puntandomi minacciosamente un dito contro.
Non capivo più niente. La testa mi girava.
Tutto si muoveva attorno a me.
<Ah si? Perché ti ha dato un po' di erba? O perché ti ha trovato un lavoro sporco? Ad esempio andare a fare la puttana sulla tangenziale?!> dissi per poi alzarmi, prenderla per i capelli e darle un pugno al centro tra il naso e la fronte.
Mentre lei rimase lì uscii veloce dalla porta che era ancora aperta.
Ecco che fui fuori dal quella stanza.
Mi trovai in un grosso corridoio.
Sembrava che si muovesse.
Corsi veloce trovando poi un porta, la aprii e mi ritrovai davanti a una lunga scalinata.
Salii ogni gradino velocemente.
Sembrava che non finissero mai.
Sentivo le voci dietro di me e il mio cuore battere più veloce del dovuto.
Ero a metà scalinata quando sentii la stessa porta da cui ero entrata aprirsi.
<È qui!> disse una voce.
Andai più veloce.
Mi ritrovai davanti ad un'altra porta.
L'aprii ed ecco che fui in un altro corridoio affollato.
C'erano tante camere numerate. Ero in un hotel.
D'un tratto vidi tutto nero.
La gente mi guardava stranita ma poco mi importava in questo momento.
Continuai a correre finché non andai a sbattere ad un grosso signore: <Vi prego mi dovete aiutare, mi stanno seguendo, ho bisogno d'aiuto.> dissi poiché non sapevo che altro fare.
<Je suis désolé mademoiselle, je ne parle pas votre langue...> disse e mi sentii le gambe cedere.
Continuavo a vedere tutto grigio e poi di nuovo tutto a colori.
<È lí!> gridò qualcuno alle mie spalle.
Corsi più veloce finché non vidi una finestra aperta nel fondo del corridoio.
Salii sul davanzale e fui pronta a gettarmi quando mi voltai e Alissa e Wet erano dietro di me che mi indicavano e mi deridevano.
Ridevano di me, e le loro risate archeggiavano nella mia testa.
<Basta!> gridai mettendomi le mani nei capelli.
Stavo impazzendo.
Aprii gli occhi di scatto e mi trovai di nuovo nella stanza grigia e fredda.
<C-cosa?> sibilai guardandomi attorno.
Ero all'in piedi, al centro di quel brutto posto buio.
Davanti a me c'era Alissa che continuava a ridere.
<Ci sarà da divertirsi!> disse scuotendo la siringa che poco fa mi aveva infilato nella pelle.
<Cosa mi hai fatto? Cos'è ra quella roba?!> gridai.
<Tesoro calmati, è solamente un allucinogeno.> disse facendo spallucce.
Spalancai la bocca e mi uscì solo un singhiozzo seguito da lacrime.
Mi aveva drogato con una sostanza che mi faceva immaginare le cose?
Quindi avevo immaginato tutto. Non ero mai scappata. Era tutta una bugia.
Ero sempre stata chiusa qui.
Rimasi sola lì dentro, l'aria mi mancava.
Il cuore non batteva quasi più.
Mi avevano drogato ed ero rimasta illusa e delusa.

Lei 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora