My fortress

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KESS
<Sei sempre la solita maialina...> disse Brad vedendomi mangiare la pizza come una scrofa in calore.
Sorrisi e mi pulii la bocca con un tovagliolo.
<Aspetta...> disse lui.
Corrucciai il viso e Brad avvicinò il suo pollice vicino l'angolo della mia bocca togliendo i residui di sugo. Rimasi sbigottita quando si leccò quello stesso dito con fare provocante.
Poi scoppiò a ridere: <Dovresti vedere la tua faccia!> disse tra le risate.
<Ma smettila!> dissi sogghignando anche io.
Che bella risata che aveva, mi riempiva il cuore di meraviglia.
Parlammo del più e del meno, ritornammo alla discussione dei film horror e Brad mi disse che qui ad Hollywood c'era una villa abbandonata e molto lussuosa, che nessuno comprava poiché girava la voce che fosse infestata dai fantasmi.
<Non ti credo!> dissi ridendo.
<Ah no?> chiese lui.
<No, certo che no! Si credo nel soprannaturale o cose del genere ma in queste vecchie e banali storie di paura della "villa infestata", no... a questo non credo a una parola!> dissi scuotendo ripetutamente la testa.
<Banali dici?> chiese lui con un sorriso di astuzia sul viso.
<Esatto.> dissi.
In quel momento tolse i gomiti dal tavolo e si appoggiò allo schienale della sedia.
Mi guardò curioso e poi i suoi occhi brillarono di un'idea.
<Andiamo> disse alzandosi e posando il conto delle pizze sul tavolo.
Volevo obiettare per pagare io ma Brad era già uscito dal luogo.
Mi affrettai a raggiungerlo.
<Dove andiamo?> chiesi.
<Hai detto che ti fidi di me, giusto?> borbottò.
<Sì, l'ho detto.> ammisi annuendo.
<Perfetto.> disse lui facendo spallucce e prendendomi di nuovo la mano.
Camminammo fino alla sua moto nero opaco.
Mi passò il suo casco e partì a tutta velocità.
Per imbarazzo misi le mie mani sulle sue spalle ma lui me le spostò sul suo addome.
Avvampai in viso e fui felice che lui non poté vedermi. Mi concessi di appoggiare il mento alla sua spalla e rilassarmi con il vento fresco e il suo calore che generavano un contrasto piacevole.
Il suo odore era perfetto, sapeva di muschio.
Sospirai e chiusi gli occhi sulle sue spalle godendomi il momento, la sua mano accarezzò la mia e sorrisi. Ciò mi fece ricordare i vecchi momenti di spensieratezza in cui io e Brad stavamo assieme.
Quando parcheggiò riaprii gli occhi e scesi dalla moto.
Porsi il casco a Brad e mi guardai attorno.
<Dove siamo?> chiesi notando che eravamo circondati dalla natura, e che un piccolo sentiero portava ad un folto bosco.
Brad aveva parcheggiato la moto dove ancora regnava l'asfalto.
Osservai le sue braccia tatuate e fui scossa da un brivido nel vedere "Sunrise" tra quei segni neri.
Mi ricordai il giorno in cui si tatuò il mio nome, persi un battito immersa tra i ricordi.
<Basta che sarai corragiosa...> disse prendendomi per la millesima volta la mano in queste ore.
Annuii e ci dirigemmo verso il sentiero.
Quando fummo nel bel mezzo del bosco Brad si fermò: <Non vorrai mica uccidermi e disperdere il mio corpo, vero?> chiedi ridendo e guardandomi attorno.
Lui rise: <E poi non vedere più il tuo bellissimo sorriso? Penso che per stavolta ti lascio viva...> scherzò.
Lui chiuse gli occhi e sospirò. Feci lo stesso e sentii tutti gli odori puri della natura, tutti i cinguettii sopra di noi.
Era così liberatorio.
Dopo un po' riaprii gli occhi e Brad mi fissava come se stesse guardando la cosa più bella del mondo. Divenni rossa e mi coprii il volto.
<Non ti vergognare! Si, sembri un peperoncino, ma mi piace l'effetto che ancora ti faccio...> disse lui.
Stetti per ribadire ma già si era incamminato.
Lo seguii e dopo minuti di silenzio e camminata arrivammo davanti ad un cancello arrugginito, a cui erano affiancate molte piante e fiori ormai secchi. Sul cancello c'erano delle liane attorcigliate, segno che era molto vecchio e non curato da nessuno.
I cespugli di rose erano gli unici fiori vivi, e c'erano tutt'intorno tantissime rose rosse.
Dietro il cancello si intravedeva una grossa villa ridotta male.
Poi ricollegai il tutto, l'horror, i fantasmi e la villa abbandonata.
Prima che potessi parlare, Brad mi superò: <Benvenuta alla famosa villa infestata!> borbottò.
<Cosa?!> chiesi e lui rise.
<Pronta per il giro turistico?> farfugliò divertito.
<No, te lo scordi io non ci metto piedi lì dentro!> dissi voltandomi per andarmene ma non sapevo la strada di ritorno. Brad mi guardava sogghignando: <Hai paura! Non avevi detto che non ci credevi?> chiese con un ghigno.
<Non ho paura, non ci entro perché è proprietà privata e ancora non ci credo! Perché non mi hai detto che venivano qui?> chiesi seccata.
<Se te lo avessi detto... ci saresti venuta?> chiese lui, calmo più del dovuto.
<Certo che no! Non ne vedo il motivo!> obiettai e lui parve soddisfatto: <Ecco!> disse.
<Beh... non ci entrerò comunque.> dissi.
<Va bene, io ci entro.> borbottò lui spingendo il cancello con tutta la sua forza.
I muscoli delle sue braccia si gonfiarono e le sue vene si fecero evidenti.
Spinse un'ultima volta più forte e il lucchetto arrugginito del cancello cadde a terra.
Mi guardò e poi si incamminò.
Dei corvi svolazzavano nel cielo mettendomi ansia, la figura di Brad si allontanava verso la villa ed io ero rimasta sola in un luogo che era abbastanza inquietante. Ma ero matta?!
Sospirai e sorpassai il cancello notando il lucchetto a forma di rosa arrugginita per terra.
Corsi veloce verso Brad osservando nel viale di ghiaia le tantissime rose rosse vive a differenza degli altri fiori. I corvi gracchiavano e mettevano un pizzico di paura.
<Fifona...> borbottò Brad.
<Non ho paura.> dissi.
Lui fece un ghigno: <Se lo dici tu...>
Sospirai e parlai data la mi curiosità: <Perché solamente le rose sono vive?> chiesi.
Lui sorrise forse aspettandosi questa mi domanda: <Tutti la chiamano la villa delle rose, proprio per questo. Tutti i fiori e le piante sono morte, tranne le rose con il loro colore rosso. Questa villa una volta era abitata da una dama, che fu innamorata solo di un uomo in tutta la sua vita, lui però morí in guerra e le lasciò una lettera con una rosa rossa, la donna divenne sola e dopo la morte dell'amato si chiuse in se stessa, evitando gli sguardi e le persone, chiunque si avvicinasse a questa villa per consolare la dama ormai in preda alla disperazione se ne andava a gambe levate, con la paura negli occhi. Nessuno mai capí il perché. Ma la dama era ormai un fascio di solitudine e dolore, e trattava male chiunque. Fece piantare nel suo giardino tantissime rose rosse per l'unico ricordo del suo amore ormai perduto. Passarono tanti mesi e trovarono la dama morta nel suo letto cosparso di rose. Il corpo era intatto e il cuore non batteva più, ciò era una cosa inspiegabile. Durante i giorni a venire il suo corpo non si putrefaceva ma rimaneva ancora perfetto. Molti dicono che ciò era dovuto ad un patto con il diavolo, per cui l'anima della dama sarebbe andata via dal corpo per rincontrare il suo amato, altri dicono che la dama fosse il demonio in persona, mentre alcuni invece sostengono che il dolore l'abbia uccisa e l'amore per il defunto la portò ad andarsene per sempre dal suo corpo e a girare per la villa piangendo e gridando di dolore; senza mai incontrare la pace!
Fatto sta, che la dama si aggiri per la villa e faccia si che le rose siano gli unici fiori a non morire, perciò è questo il motivo per cui vedi qui delle belle rose intatte e rosse!> disse Brad.
Rimasi ad ascoltare la storia e da un lato ne fui affascinata mentre dall'altro terrificata.
<Stai mentendo?> chiesi.
<No.> disse lui.
<Povera dama, immagino che dolore abbia provato a perdere il suo unico amore. In fondo io avrei fatto lo stesso, è come perdere la tua unica certezza di una vita felice, di una costante. Anche io mi sarei disperata, lei non aveva potuto dirgli addio dopotutto, non aveva potuto guardarlo un'ultima volta negli occhi e dirgli che lo amava. In fondo chi non sarebbe caduto nel dolore? Il fatto era solo che la dama non era capita da nessuno, e si era chiusa in se stessa scacciando via la sua umanità, il problema è che noi ci aggrappiamo a chi amiamo, con la speranza che ci possa sempre salvare, e che non se ne vada mai più dalle nostre vite... ma se ciò accade? La speranza cade... e cadiamo noi...> dissi riflettendo.
Brad mi guardava intensamente come se avessi detto la cosa più giusta del mondo.
Mi scrutava gli occhi e poi le labbra. Sorrise e mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
<Sei una ragazza speciale, Kess...> disse e un grande imbarazzo mi assalì tanto che divenni di nuovo rossa in volto.
Il suo sguardo si posò spaventato e sconvolto dietro le mie spalle, guardava con stupore qualcosa dietro di me, il suo volto era ipnotizzato da quel qualcosa.
Avevo paura di girarmi: <Cosa? Cosa guardi Brad?> chiesi con voce tremante senza voltarmi.
<Kess...> sussurrò lui con voce spaventata.
<Si?> chiesi deglutendo e tremando.
<Non ti ho detto una parte del racconto...> disse deglutendo.
<Ossia? Cosa?> domandai con lo spavento nella voce.
<La dama vuole ritornare in vita, e cerca il corpo di una ragazza per farlo...> disse lui stringendomi la mano.
<Brad non scherzare, mi stai facendo paura...> dissi con la voce tremante.
Lui sbarrò gli occhi ancora guardando dietro le mie spalle:
<Non ti girare. Rimani ferma... la dama è qui, dietro di te.> disse lui facendomi sussultare.
Sbiancai in volto e cominciai a tremare, una raffica di vento venne dietro le mie spalle e gridai dalla paura come non mai. Abbracciai stretta Brad rifugiando il mio corpo tra le sue braccia e il suo calore.
Tremavo e avevo paura.
Lo stringevo con tutta la forza che avevo.
Affondai la faccia nella sua giacca e non mi staccai più; finché il corpo di Brad non cominciò a muoversi e una sonora risata gutturale provenne dalle sue labbra.
Alzai la testa ancora abbracciata a lui e notai che rideva come non mai.
Poi capii che mi aveva preso in giro.
Mi allontanai e rimasi a guardarlo ridere e prendersi gioco di me.
<Sei un deficiente!> dissi dandogli un pugno sull'addome.
Lui rideva, senza sosta mentre io misi il broncio e le braccia incrociate al petto.
Sbuffai e aspettai che finisse di ridere.
Quando finalmente finí alzai gli occhi al cielo.
<Mi hai fatto spaventare veramente! Sei uno stupido!> dissi arricciando il naso.
Lui fece un ghigno: <"Non ho paura e non ci credo!"> disse scimmiottandomi e ripetendo con una buffa voce ciò che avevo detto prima.
<Sei uno scemo...> dissi.
<Ammetti che te la sei fatta sotto dalla paura!> disse lui sogghignando.
<Io non ho fatto un bel niente...> dissi.
<Nah... mi hai solo abbracciato mentre tremavi come una foglia, credendo che la dama ti stesse rapendo!> disse facendo una voce tenebrosa per prendermi in giro. Il vento ancora era alto e mi avvicinai a lui poiché il posto ormai mi metteva i brividi ed era alquanto tetro.
<Molto simpatico...> dissi dandogli un pugno sul braccio che non lo mosse di un millimetro.
Allora gliene suonai un altro, e ancora un altro, senza farlo nemmeno barcollare un po'.
Stetti per dargli un pugno più forte ma lui mi catturò la mia mano e mi attirò a se facendomi sbattere contro il suo addome, le nostre labbra erano vicinissime.
<Ammetti che ti è piaciuto nasconderti tra le mie braccia...> disse.
Sospirai e sbuffai perché aveva ragione, mi ero sentita così al sicuro in quel momento, lui era la mia fortezza.
<Uhm... ero spaventata e di certo non mi sarei nascosta nella villa abbandonata! Le tue braccia erano l'unica cosa sicura in quel momento...> sibilai con il suo respiro sul mio collo.
<Beh a me è piaciuto che sei corsa tra le mie braccia, mi è piaciuto tantissimo Sunrise...> disse spostando ripetutamente lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra.
Volevo ribadire ma prima che potessi farlo le sue labbra furono sulle mie, immergendomi in un mondo a parte, il nostro mondo, mi sentivo al sicuro. Le nostre labbra fredde si riscaldavano a vicenda, i nostri occhi chiusi ci facevano assaporare ogni centimetro di quel bacio tanto atteso.
Brad mi morse il labbro inferiore e aprii la bocca dal poco bruciore perciò lui subito ne approfittò per accederne dentro e rapire la mia lingua con la sua.
Le nostre labbra erano unite, i nostri corpi erano una cosa sola e le nostre lingue erano legate. Mi assaporò ogni parte della bocca e io feci lo stesso.
Mi sentivo completa.
Portai le mie mani nei suoi capelli, sulla sua nuca, accarezzando le sue ciocche scure. 
Una sua mano era sul mio fianco e l'altra sulla mia guancia, riscaldandomela.
Mi teneva stretta a se come se potessi scappare da un momento all'altro.
Sentivo il suo bellissimo sapore, il suo bellissimo contatto, eravamo noi... immersi nel nostro mondo, di passione, amore, calma e ci completavamo a vicenda!

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