Rêncontre

446 14 0
                                    

<Un bar? Il posto "più spettacolare" dell'intera Hollywood è questo bar?> chiesi ridendo, poiché eravamo fermi davanti ad una porta in legno scuro, con sopra una vecchia insegna illuminata a metà, che continuava a lampeggiare ininterrottamente una delle lettere della grossa scritta BAR... nome tra l'altro molto originale.
Brad aveva bussato, ed era strano poiché bussare ad un bar non era una cosa usuale.
<Aspetta di assaggiare i cocktail e di vedere il posto e poi ne riparliamo...> disse lui aprendo la porta e invitandomi ad entrare come se fosse casa sua.
Quando fui dentro mi guardai attorno. C'erano tavoli di legno rotondi, con sedie di legno, pareti di legno: tutto in legno.
La luce era buia, o almeno c'era luce ma era leggera e offuscata.
C'era un grosso bancone, in legno, e tutto il bar era completamente vuoto. Nemmeno un'anima viva.
Sobbalzai quando Brad dietro di me emise un fischio, ma uno di quelli che possono farti venire un infarto e danneggiarti l'udito.
<Cosa fai?> chiesi.
Lui sorrise semplicemente.
D'un tratto una marea di gente venne nella sala e si sedette al proprio tavolo e cominciarono a parlottare come se fosse tutto normale.
Guardai Brad confusa.
Un uomo sulla sessantina, con una lunga barba bianca, cicciotto e con un viso amichevole si avvicinò a Brad che parve molto felice di vederlo. Entrambi erano molto sorpresi, tanto che il vecchio si strofinò un occhio prima di ridere profondamente.
Si abbracciarono dandosi delle pacche sulla schiena nella loro stretta.
Io ero ancora confusa.
<Da quanto tempo Entan!> borbottò l'uomo.
<Bryce! Dio sono passati sette anni e sei sempre uguale! Il solito vecchio ciccione puzzolente! Sentiamo da quant'è che non ti fai una doccia come si deve?> disse Brad squadrandolo.
Spalancai gli occhi: o questi due avevano una grande e bella confidenza o Brad era davvero uno scostumato.
Per mia fortuna l'uomo scoppiò a ridere:
<Tu invece sei cresciuto, mi ricordo quando eri ancora un nanetto ribelle e fuori controllo!> disse sogghignando ricordandomi la tipica risata di Babbo Natale.
<Uh, l'hai più aggiustato quel pallone di football con la firma di Jerry Rice che distrattamente ruppi? Era messo in bell'esposizione su quel mobile giusto?> chiese ridendo e facendo ridere anche l'uomo.
Poi continuò, più serio e più teso:
<Si Bryce, le cose non proprio sono cambiate, ma c'è qualcosa di diverso ormai, esattamente da quella notte fino ad oggi...> farfugliò contraendo un po' la mascella.
Quella notte?
<E sentiamo un po' a cosa è davvero dovuto il tuo cambiamento?> chiese il signore facendosi serio.
Brad mi scoccò un occhiata come per indicarmi o forse per controllare se ero ancora qui.
Solo ora Bryce parve notarmi e squadrami subito dopo. Gli sorrisi e lui rise con la sua grossa risata contagiosa.
<E chi l'avrebbe mai detto che per cambiare Brad Entan ci sarebbe voluta una donna!> borbottò ridendo.
Brad abbassò il capo senza ribattere, mentre io sentivo le guance in fiamme.
Lo avevo cambiato? Io?
<Comunque piacere, io sono Bryce, qual'è il tuo nome?> disse tendendo la mano e chiedendomelo come se fossi una piccola bambina.
<Il piacere è tutto mio, mi chiamo Kess!> dissi stringendola.
Lui mi sorrise.
<Beh, fatevi offrire qualcosa da bere, voglio sapere ogni particolare su come tu, ragazzina, hai cambiato questo ragazzaccio! È pur sempre una cosa da brindare!> gridò e mi si creò un nodo in gola.
Ci sedemmo al bancone e Bryce gridò il nome di donna incitandola subito a farla venire.
Ma poiché la presunta Samantha non arrivava Bryce sbuffando si era allontanato per andarla a cercare.
Io e Brad fummo soli e quando lo guardai lo sorpresi già a guardarmi, poi entrambi ci perdemmo immersi negli occhi l'uno dell'altra:
<Vai spara, lo so che in quella tua testolina ci sono minimo un miliardo di domande da pormi, dille prima che scoppi!> disse sorridendo.
Mi misi comoda e iniziai facendo largo alle parole: <Perché la sala era vuota e d'un tratto è diventata colma di gente?> chiesi.
<È un usanza di questo Bar, poiché qui sotto c'è una Sala slot Machines, con tavoli da poker, biliardi e molto altro dove si scommettono soldi e diciamo che è proibito, perciò quando sentono bussare fanno finta che il bar sia vuoto poiché se è uno sbirro o una persona che non gradisce certe cose li fa fuori... capisci?> chiese.
<Per questo hai fischiato? Per far capire che eri semplicemente tu?> chiesi.
Lui fece una smorfia: <Si, ma solo chi viene da tantissimo tempo in questo bar emette un fischio, è una specie di segnale...> disse.
<Quindi tu frequenti da tantissimo tempo questo bar? Per questo conosci così bene Bryce?> chiesi legando i fili.
<Sì.> rispose semplicemente.
<Ma lo frequentavi sette anni fa, giusto?> chiesi di nuovo.
Lui mi scoccò un'altra occhiata.
<Esatto.>
<Quindi venivi qui quando avevi quindici o quattordici anni? Scusa ma cosa facevi in un posto come questo? Scommettevi i soldi?> chiesi ridendo.
Lui non rise, anzi, contrasse per l'ennesima volta la mascella. Ma non era nervoso nemmeno scosso, forse stava ricordando brutti momenti... per colpa della mia dannata curiosità.
Prima che potesse aprire bocca parlai: <Se non vuoi parlarne, non fa niente, cambiamo discorso...> dissi eppure nella mia voce nacque un pizzico di dispiacere e stizza, dato che avrei voluto sapere davvero qualche altra cosa su di lui, si io sapevo tutto, lo conoscevo a fondo come lui infondo conosceva me nello stesso modo, ma non conoscevo i particolari del suo più profondo essere, del suo più profondo lui, volevo sapere ogni cosa, una parte del mio cuore voleva saperne sempre di più... come se fosse una forte necessità.
Lui scosse la testa e arricciò il naso proprio come facevo io e per mio dispiacere rispose: <Forse sì, hai ragione, cambiamo discorso...> aveva un barlume di buio dentro i suoi occhi, come se la luce che io vedevo sempre in quelle sue pozze blu con sfumature verdi, si sarebbe spenta e riaccesa subito dopo, come il periodo di illuminazione della luna, il suo passaggio da il dí e la notte molto veloce... ecco sembrava quasi un lampo, al che rabbrividii.
Un silenzio poco imbarazzante piombò tra di noi. Sia lui, sia io eravamo assorti dai nostri pensieri, lui teneva lo sguardo chino sulle sue scarpe, io sulle gocce di un bicchierino di qualche bevanda che colavano dal bancone poiché erano straripate dallo shots.
Ogni goccia cadeva a terra a ritmo con i battiti del mio cuore, sembrava che al suo impatto ci fosse un tonfo sul pavimento in legno.
<Brad? Quel Brad? Brad Entan?!> gridò una voce interrompendo il silenzio.
Io e il ragazzo dagli occhi blu ci guardammo e poi rivolgemmo il nostro sguardo alla voce acuta che lo chiamava.
Una donna sulla cinquantina con un vestito molto corto, abbracciò Brad piombandogli addosso.
Poi fu il turno di una ragazza, con i capelli neri pece e molto lucidi, calze a rete e minigonna.
La tipica ragazza perfetta e fin troppo sexy. Abbracciò Brad come se fosse il suo ultimo abbraccio. Lui rimase scosso, rimase come paralizzato da quella stretta. Scrutò la situazione e vide me.
La mia faccia sbiancò quando la sconosciuta gli leccò la guancia sensualmente come se fosse la cosa più seducente della terra.
Gli aveva letteralmente leccato la guancia?!
Brad rispose a quel gesto con un'altra contursione della mascella e il suo sguardo puntato nei miei occhi come per riconoscere qualche emozione.
Ma io pensavo solo: "Cosa cazzo sta facendo questa ragazza? E perché? Ma soprattutto chi è?"
Confusione.

Lei 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora