My fault

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BRAD
Mi mancava l'aria appena il dottore pronunciò quelle parole: <Coma..> disse abbassandosi gli occhiali sulla punta del naso.
È colpa mia, tutta colpa mia; se le sarei stato accanto non avrebbe mai preso tutte queste pillole, sarebbe stata bene e felice.
Mi alzai e diedi un calcio alla sedia.
Il dottore mi guardava perplesso mentre Wendy incominciò a piangere tra le braccia di Kevin.
Era la seconda volta che andava in come ed era sempre per colpa mia.
<Il problema al riguardo è che la signorina Santana ha già riscontrato un'altra volta il coma, ed è previsto che quando si rientra nella fase coma per due volte ci si rischia di non risvegliarsi. Abbiamo analizzato il suo sangue e abbiamo ottenuto che c'è stato un forte abuso di Sonniferi. Questi ultimi sono saliti al cervello e lo hanno per così dire: "paralizzato".
Ve lo dico per non illudervi... la signorina rischia per il novanta per cento di non svegliarsi più, e per il dieci di potercela fare...> disse e ogni sua parola era come un pugnale dritto al cuore.
<Cosa...... cosa significa che non ce la potrà fare..?> chiesi balbettando e sentendo i miei occhi incendiarsi e riempirsi di lacrime.
<Mi dispiace... faremo tutto il possibile, abbiamo chiamato i dottori più bravi, poiché casi come questi, ossia di un doppio coma in meno di due anni ed un forte uso di "Anti Insonnia", portano alla morte..> disse per poi andarsene.
Rimasi lì all'in piedi, paralizzato dal dolore. 
Guardai la camera in cui la mia Kess era stesa sul letto, con gli occhi chiusi e il volto rilassato.
Afferrai la maniglia pur sapendo che non potevo entrare.
<Brad! Non puoi...> mi ammonì Wendy ma la ignorai.
Entrai nella stanza e chiusi le tendine per non far vedere che fossi dentro attraverso i vetri.
Chiusi la porta a chiave ed avvicinai la poltroncina al suo letto.
La fissai per un attimo che parve una vita intera, con il sottofondo del bip che si trasmetteva ogni qualora il suo cuore batteva.
Le presi la mano e sentii come se il suo cuore accelerasse.
<Perché mi fai questo?> dissi con un sussurro.
Mi pentii subito di ciò che avevo detto poiché non era colpa sua, ma mia. 
<scusa ma oggi non è proprio giornata per stare senza te.> dissi come se lei potesse sentirmi.
<Se solo sapessi cosa sto facendo... se capissi cosa c'è dietro a tutte queste bugie, forse mi ameresti di più, o mi odieresti di più....> farfugliai stringendole la mano.
<Mi hai detto di no, mi hai detto basta;
che questa volta non ce l'avremmo fatta, che non ci saremmo più riusciti; mi hai detto
che riprovarci sarebbe stato inutile...
che non tutte le ferite si rimarginano, alcune decidono di non voler medicazioni;
alcune decidono di voler sanguinare per sempre... ormai perdiamo sangue;
mi hai detto che anche le lacrime perdiamo
e forse che non credi di essere più così forte
come credevi di essere; mi hai detto non tutti i litigi si dimenticano, alcuni di loro decidono
di trasferirsi per sempre in testa e poggiano le loro cose sulle mensole dei ricordi, e si spolverano da sole... mantengono casa pulita
sempre in ordine;
alcune litigate sono ottime casalinghe e non ospitano nessuno, nessun ricordo bello
nessuna meraviglia condivisa può più entrare
nella casa dei litigi;
e forse hai ragione, hai proprio ragione
non ce la possiamo fare perché forse è vero
che non sei più così forte: perché io e te siamo forti solo se stiamo insieme...>
dissi in preda alle lacrime.
Sapevo che lei pensava di essere a pezzi ormai, avevo letto le sue lettere nel cassetto del comodino affianco al letto mentre gli facevano i controlli.
Avevo letto ogni sua singola parola, che creava un vuoto in più dentro di me.
Portai la mia fronte sulla sua mano e scoppiai a piangere.
Doveva essere forte ad aumentare quel solo dieci per cento che si sarebbe risvegliata, non era possibile, non immaginavo una vita dove lei non ci fosse.
<Sunrise, piccola svegliati... ti chiedo scusa per tutto. Fammi vedere i tuoi occhi o morirò senza di essi; che quando mi guardi  io sto più tranquillo.> sibilai baciandogli la mano unita alle mie lacrime. La seconda volta per colpa mia.
La guardai e sospirai. Lei mi sentiva lo sapevo, perciò incominciai a parlare:
<Sei una ragazza così fragile, ma così forte che mi sono innamorato perdutamente, e se qualcuno mi avesse detto che io avrei avuto una relazione seria gli avrei riso in faccia.
Tu sei tutta d'un pezzo e mi piace guardarti
di nascosto mentre fingevo di leggere qualcosa al cellulare sul divano, mentre tu bevevi caffè amaro, poiché dentro sei piena di zucchero.
Quando ho visto i tuoi occhi ho capito che avevi un passato di sofferenze, proprio come me, e questo ci legava di più.
Sapevo che avevi il mio stesso pensiero ossia:
"Ne ho abbastanza poiché la vita è già tanto amara".
A te la vita non sembrava amara per niente affatto,
amare sono le persone che non sono in grado
di poter provare sentimenti, e tu quindi non eri "amara", quello "amaro" ero io finché non sei arrivata tu ad insegnarmi cos'è l'amore.
Grazie a te ho imparato che Amare è saper riconoscere, in mezzo all'inferno, quello che inferno non è.
Hai quegli occhi che esprimono fiducia, sentimenti, paura, voglia di vivere e meraviglia.
Nel momento del sorriso, il tuo sorriso si fa più grande prima, perché tu sorridi sempre, anche se le cose vanno storte cerchi di sorridere e di essere forte per andare avanti comunque..
Amo quando ti metti anche la più stupida delle cose addosso e sei comunque perfetta.
Anzi amo quando le tue lentiggini sono in bella vista sul tuo viso.
Ma il  fatto è che tu sai portare bene le cose addosso: lo stile è quella cosa
che una persona può permettersi le cose più bizzarre  perché tanto quello che risalta
è solo la bellezza, e la bellezza non si può indossare, la bellezza non è una veste,
il cuore non se ne fa nulla degli armadi.
E tu sei la più bella di questa terra. Lo giuro.
Ecco perché tu sei tutta d'un pezzo,
quello che mi piace più di tutto
di te, è che hai gli occhi che non parlano...
a te gli occhi gridano forte!
E mi gridano di amarmi, mi dicono che spesso sono uno stronzo, che non ti merito; mi gridano "Resta" e io lo farò resterò sempre al tuo fianco perché io Sunrise ti grido: "Amami."> dissi parlando con il vortice di emozioni, come lo chiamava lei, che si era creato dentro di me.
L'amo, cosa posso farci? Starle accanto è più forte di me soprattutto in questo periodo che non la vedo spesso.
La porta bussò pesantemente.
<Brad esci stanno arrivando i dottori.. e poi c'è qualcuno che non dovrebbe esserci.> disse Kevin.
Contrassi la mascella e le diedi un bacio sulla fronte prima di uscire.
Quando varcai la soglia della porta vidi che erano arrivati anche Dann, Tiffany, Nathan, Gwen e Wolly. Una rimpatriata.
La rabbia mi uscì dagli occhi quando vidi Ryan seduto su una sedia davanti alla stanza di Kess.
Cosa cavolo ci faceva lui qui?!

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