Babe

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Quinto/Sesto giorno nell'inferno;
Esatto.
Quasi sei giorni.
Il quarto l'ho passai dormendo tutto il tempo.
Inizialmente mi era sembrato strano poiché qui riuscire a dormire mi risultava molto difficile, ma poi capii: sonniferi.
Mi avevano messo i sonniferi nel bicchiere d'acqua, perciò mi era sembrata amarognola e strana.
Esatto, i sonniferi, i miei nemici... mi era stato detto chiaro e tondo che ingoiare altri sonniferi non era affatto buono per il mio organismo poiché sono state proprio quelle piccole pillole a farmi andare in coma.
Avevo perso la cognizione del tempo, se almeno non fosse stato per il mio casio che mi ricordava la data e per una piccola finestra sbarrata in alto che a stento mi faceva capire se fosse mattina o sera.
Ma la libertà dico io. La libertà, esiste?
In questo mondo dove ognuno si batte per essere libero... la libertà esiste davvero? O è solo una semplice parola senza significato?
Nessuno di noi è libero. Chi è tormentato da una guerra, chi dalla fame, chi da un amico, chi da una malattia e chi dal suo ex psicopatico!
Questa per me... non è libertà. Essere 'rapita' e 'rinchiusa' in un buio posto freddo, non è libertà.
La porta si aprì.
<Ti sono mancata?> disse Alissa venendomi incontro. Sbuffai.
<Intendi se mi è mancata la tua voce stridula? Uhm... fammi pensare... No!> dissi facendo spallucce.
<Fai poco la spiritosa. Non è mica colpa mia se stai chiusa qui dentro, con quel visino pieno di lividi, è stato il tuo ragazzo a non saper contrattare!> disse stringendosi nella sua pelliccia bianca.
<Contrattare?> chiesi.
<Si, io gli ho dato due scelte, lui ha scelto quella sbagliata.> disse.
<Immagino le tue richieste...> dissi alzando gli occhi al cielo.
<La prima è che mi avrebbe sposata e ci saremo trasferiti.> borbottò.
Spalancai gli occhi: <Cosa?!> chiesi.
<Mi serve qualcuno che per ricevere il grande patrimonio che mi ha lasciato mio padre. Ma se non ho un marito non vado da nessuna parte e il patrimonio rimane solo una stupida lettera.> disse.
<E perché proprio Brad?>
<È quello che conosco da più tempo. L'unico di cui mi sarei fidata. Un patrimonio non è certo una cosa da dare in mano ad uno sconosciuto!> disse sbuffando.
<E lui ha detto di no suppongo...> dissi.
<Esatto, perché è innamorato di te! Non capisco cosa ci trovi in una come te...> disse squadrandomi.
Mi scappò un sorriso e lei parve accorgersene.
<Morale della favola. Adesso a sposarmi sarà Wet. Ma in cambio di questo favore mi ha detto di aiutarlo con te. È sempre così... un circolo vizioso, tu mi dai se io in cambio ti do qualcosa che tu vuoi... perciò adesso, è arrivata la dose del giorno!> disse cacciando una siringa.
<No! Basta, non capisci che è pericoloso?!> gridai.
Lei sorrise e fece spallucce.
<Cos'è sta roba? Altro allucinogeno? Non avete niente da fare e perciò vi divertite a farmi immaginare di vedere cose che non esistono?> dissi.
Lei rise: <Questa non è nessuna sostanza allucinogena.> disse: <Si chiama GHB.> continuò.
Mi pietrificai. La GHB era una droga da stupro.
Con l'espressione droga da stupro ci si riferisce ad un tipo di sostanze che possono essere utilizzate con lo scopo di praticare violenza sessuale sull'organismo che l'ha assunta.
Ne avevo sentito parlare una volta da Wet quando stavo con lui.
Mi alzai di scatto: <Non farlo.> dissi tremando.
Lei rise: <Dovrò ricordare a Wet di usare precauzioni, sai non mi piacciono le famiglie mischiate!> disse ridendo.
<Tu sei un mostro!> gridai.
Indietreggiai ma due mani dense mi strinsero.
Era un uomo alto e grosso.
Mi prese i polsi e mi girò il braccio.
Cominciai a piangere: <No vi prego! Vi supplico.> dissi ma l'ago era già nella mia pelle.
<Cazzo. Siete pazzi.> dissi tremando.
La porta si chiuse e rimasi sola.
Mi piegai per terra.
Passarono dieci minuti e già non capivo più nulla. Mi sentivo debole, troppo rilassata e sentivo un aumento del desiderio.
Avevo il respiro affannoso.
La porta si aprì. Non potevo vedere chi fosse poiché ero stesa a terra e non risuscivo a muovermi.
Ma era Wet, ne ero sicura. Non sentivo passi.
Il cuore mi martellava.
Dopo poco la porta si aprì di nuovo.
Ecco i passi.
Venivano svelti verso di me.
<Hey...> sussurrò Wet.
Puzzava di alcol come al solito.
<C-cosa mi vuoi fare?> sibilai.
<Vedrai proverai solamente piacere.> disse e con uno scatto felino mi strappò la maglia.
<No.> dissi.
<Oh sì.> disse lui e nel momento in cui si avventò su di me la porta si aprì.
Sentimmo una tosse:
<Signore.> disse qualcuno.
<Cosa c'è?!> disse Wet alterato.
<C'è un problema.> disse lui.
<Beh, allora risolvetelo. Non mi interessa, adesso sono impegnato!> parlò lui.
<Ma signore...> disse il ragazzo.
<Va via o ti sparo!> gridò facendo sussultare il ragazzo che subito se ne andò.
<Dove eravamo rimasti?> disse per poi baciarmi il collo e stringermi il petto fra le sue mani luride.
Prese il bordo delle mie mutandine e poi si alzò per togliersi i pantaloni.
Non ci credevo stava succedendo veramente.
Era solo in boxer e io solo in intimo con una maglietta mezza stracciata e le lacrime che mi scivolavano sulle guance.
Mi prese i capelli e avvicinò le sue labbra alle mie, nello stesso momento prese la mia gamba e l'alzò per poi concentrarsi sul bordo del mio intimo.
La situazione stava degenerando ma uno starnuto ci interruppe.
Wet alzò di scatto la testa finché non si concentrò su una figura al nostro lato nascosta nel buio.
<Mamma mia, qui dentro si gela.> disse la voce.
Persi un battito: <Brad...> sussurrai.
<Cosa cazzo ci fai qui?!> gridò Wet.
<Dovrei farti la stessa domanda. Cosa ci fai tu qui, sopra la mia ragazza?> disse indicandoci.
Sorrisi e piansi nello stesso tempo.
Brad si avvicinò proteso verso di noi.
Wet si alzò e io strusciai piano per mettermi a sedere poiché non riuscivo a muovermi.
<Sei tanto sorpreso di vedermi tanto che non trovi le parole?> disse Brad ridendo e dandogli un calcio nello stomaco.
Wet cacciò subito la pistola, mentre Brad ne cacciò due.
Fece il suo solito ghigno e poi caricò entrambe le armi.
<Merda e adesso? Come fai? Chiami Alissa? Ryan? O qualcun altro delle tue pecore?!> disse puntando le pistole verso di lui.
Wet corse verso la porta.
<Hey!> disse una voce vicino la porta vedendo Wet arrivare. Era Gwen.
Brad scoppiò a ridere:
<Oh no. Certo che no amico!> disse Gwen.
<Brad! Senti questa... mi ha detto se lo posso far passare in cambio di qualche chilo di eroina!> disse Gwen ridendo come un pazzo.
<Fratello io l'eroina ce l'ho nel DNA. Non mi serve iniettarmela nelle vene!> continuò spingendo Wet nelle mani di Brad.
Brad sparò alla mano di Wet che subito perse la pistola. Poi prese l'altra mano e gli sparò facendogli un buco nel palmo.
Mi coprii gli occhi. Era disgustoso.
<Questo è per aver toccato la mia Sunrise con queste mani schifose.>
<Cazzo! Cosa pensi di fare?!> gridò Wet.
<Uhm... voglio innanzitutto spararti agli occhi per aver solo guardato Kess. Poi alle orecchie per aver sentito le sue suppliche. Voglio spararti al naso per aver sentito il suo profumo, solo mio. Voglio spararti alla gola per tutte le cose che le hai detto. Poi passo alla tua testa del cazzo per mettere fine a quella tua mente malata di esistere! Che ne dici? Ti piace come idea Gwen?> chiese Brad.
<Molto, ma io gli sparerei anche alle palle.> disse Gwen.
<Oh questo lo faccio subito.> disse Brad puntando e sparando alle parti intime di Wet che gridò di dolore.
<Passiamo agli occhi?> chiese.
Gwen annuii.
Fu in un attimo che Wet strappò la pistola da mano a Brad e gli sparò alla spalla.
Brad perse la pistola che finì per terra a pochi centimetri da me. Ma io ero pietrificata per passargliela.
Mi venne una fitta al cuore.
La maglietta grigia che indossava divenne rossa.
Wet corse verso di me e mi puntò la pistola alla tempia.
<O lei viene con me. O la uccido adesso davanti ai tuoi occhi.> disse Wet alzandomi.
Brad si tese.
Non mi guardava negli occhi. Fissava Wet e se avesse potuto ucciderlo con uno sguardo ci sarebbe riuscito.
Wet cominciò a camminare, trascinandomi con lui e mi venne un idea.
Finsi di cadere e mi inginocchiai sul pavimento freddo.
<Alzati.> disse Wet.
<No.> dissi.
Non mi alzai e rimasi in quella posizione.
Wet caricò la pistola e me la puntò alla testa.
<Alzati ora o sparo.>
Mi voltai di scatto verso di lui e gli puntai alla testa l'arma che poco fa era caduta da mano a Brad e che adesso stringevo io tra le mani. Premetti il grilletto per far uscire la pallottola che finì nel suo cranio, con tutto l'odio che provavo per questo mostro che era davanti a me.
Anche Wet sparò ma non mi colpì.
Quando Wet cadde a terra in un tonfo. Caddi a peso morto anch'io.
Ero stata seguita, rapita, drogata, quasi stuprata e avevo ucciso un uomo.
<Kess!> gridò Brad credendo che ero ferita.
Ma ero solo ferita nell'anima.
Mi venne subito vicino.
Il suo pollice accarezzo il mio viso e mi asciugò le lacrime.
<Stai bene?> chiese.
Scossi la testa.
<Sei con me adesso. Sei salva.> disse piangendo anche lui.
<Cosa ti ha combinato.> disse guardando il mio volto.
<Va tutto bene adesso. Ci sono io.> disse guardandomi negli occhi colmi di lacrime come i suoi.
<Andiamo via da qui.> disse prendendomi in braccio.
<Ti amo piccola. Non sai quanto.> sussurrò.
<Mi dispiace.> continuò.
Adesso ero tra le sue braccia tra il suo calore, ero in pace, ero a casa.
Chiusi gli occhi e mi lasciai andare via.

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