Terzo giorno nell'inferno;
<Basta! Smettetela!> gridai ai miei genitori defunti che erano davanti a me.
<Quanto cazzo di allucinogeno mi hanno iniettato?> farfugliai.
<Kess amore di mamma, puoi farcela noi siamo qui.> dissero entrambi sedendosi al mio fianco.
<Perché siete andati via? Perché non siete rimasti con me?> dissi aumentando le lacrime.
<Tesoro, la vita ci ha dato tante bellissime esperienze ma è stato un incidente... Adesso non fare quel musetto triste, stendi le labbra e sorridi.> disse la mia bellissima mamma.
<Mi ricordo che da piccola me lo dicevi sempre quando piangevo.> dissi abbassando il capo.
<Ma tu sarai sempre la nostra piccolina!> disse mio padre stringendomi a se.
Non sentivo il suo tocco sulla mia pelle, non sentivo il suo solito profumo di lavanda che ogni volta quando da piccola mi abbracciava mi penetrava nelle narici e mi piaceva avere quell'odore sotto il naso per tutta la giornata.
Loro non erano lì, quello era solo frutto della droga.
Era tutta una fottuta bugia.
<Sono rimasta sola. Guardate dove sono finita. Non so badare a me stessa. Non so fare un cazzo nella mia vita! Tranne mettermi nei guai...> gridai.
<Tesoro modera il linguaggio.> istintivamente mi misi una mano sulla bocca. Oddio, stavo impazzendo!
<Non è vero, non sarai mai un disastro; tu Kess Santana sei il nostro orgoglio e lo sarai sempre. Noi ti vogliamo bene ricordatelo sempre. Ti saremo sempre vicini ovunque tu andrai, qualunque decisione tu prenderai!> disse la mamma asciugandosi una lacrima.
<Ti amiamo... Sarai sempre la mia piccolina.> disse stavolta papà.
<Kess!> disse poi qualcun altro spalancando la porta ed entrando.
Mi guardai attorno e i miei genitori erano scomparsi.
C'era solo una figura che mi fissava da lontano.
<Sei tu? Kess dimmi che sei tu!> disse quella figura.
Era Brad...
O mio Dio era lui.
Mi alzai in piedi e gli andai incontro.
<Brad!> gridai piangendo.
Era lui o era un'altra allucinazione?
<Sunrise, stai bene? Ti hanno fatto del male? È tutto finito adesso, sei libera. Siamo liberi.> disse.
<Sei tu Brad? O è una cazzo dì allucinazione?! Non ne posso più!> gridai.
<Cosa? No, sono io. Kess ma cosa ti hanno fatto? Io giuro che li ammazzo!> gridò mettendosi le mani tra i capelli.
<Sei reale? Vero?> chiesi.
<Ovvio che lo sono! Perché non dovrei esserlo?> disse.
<Nulla, l'importante è che adesso sei qui. Portami via.> dissi piangendo.
Ultimamente piangevo quasi quanto respiravo.
Mi stette per prendere la mano quando la porta di ferro dietro le sue spalle si chiuse.
<Dove credete di andare voi due piccioncini?> era Wet.
<Lasciala stare.> disse subito Brad.
<Io voglio lei ancora non lo capisci?!> biascicò Wet.
<Io non ti voglio.> dissi.
Brad si girò verso di me:
<Ti fidi di me?> chiese e scrutando i suoi occhi annuii. Ma nel momento in cui stette per stringermi a se sentii un forte rimbombo per tutta la stanza.
Era stato uno sparo e Wet era l'unico a tenere una pistola in mano.
Brad cacciò un sospiro strozzato e poi mi cadde a peso morto addosso.
<C-cosa hai fatto?> sibilai inginocchiandomi vicino alla sagoma di Brad stesa per terra.
Dal suo stomaco usciva solamente sangue.
<Brad?> lo chiamai.
<Brad cazzo rispondimi!> gridai più forte.
<Non può essere.> dissi.
<No!> gridai singhiozzando.
Il cuore mi si era fermato.
Accarezzai la sua mascella che era ancora contratta e non sentii nulla sotto la pelle. Niente di niente.
Scossi la testa. No, non poteva essere un'altra allucinazione!
Ecco che Brad non era più sul pavimento ero da sola nella grossa stanza. Inginocchiata a piangere fissando la terra fredda sotto di me.
Passarono due ore di altre ripetute allucinazioni. In una di queste c'era addirittura Michael Jackson che ballava e cantava Thriller al centro della stanza.
La porta si aprì e in quel momento entrò Wet.
Subito mi irrigidii.
Forse era un allucinazione anche questa.
Ma era strano poiché l'odore di alcool si poteva sentire anche da più di dieci chilometri di distanza.
Venne a passo svelto verso di me e quando mi fu vicino alzò il braccio e la sua mano si schiantò violentemente sulla mia guancia in un millisecondo.
La mia faccia era voltata verso la mia destra a causa di quel violento schiaffo.
<Cosa....> dissi ma prima che potessi parlare ricevetti una altro schiaffo.
Mi piegai per alzarmi all'in piedi ma lui mi spinse a terra facendomi sbattere il sopracciglio vicino al muro.
Sentii del sangue scendermi da lì.
<Wet. Wet ascoltami. Rimani calmo... Tu sei ubriaco.> dissi indietreggiando.
Lui rise.
Poi mi prese per i capelli e mi diede un pugno sul labbro. Sentii subito quella zona formicolarmi.
<Tu sei pazzo!> gridai.
<Tu sei soltanto una stronzetta del cazzo!> biascicò lui per poi ridere.
Mi spinse ma stavolta non caddi.
Venne proteso verso di me e mi prese per la gola, stingendomela.
Ebbi l'astuzia di dargli una testata sul naso tanto che lo fece barcollare all'indietro.
<Figlia di una grandissima....> parlò ma prima che potesse finire la frase gli diedi un calcio nei gioielli di famiglia poiché la mia di famiglia non doveva nemmeno provare a pronunciarla con quella lurida bocca del cazzo.
<Adesso mi hai stancato.> disse avvicinandosi e dandomi uno schiaffo forte.
Me ne diede altri due di seguito e poi ancora altri. Non capivo più nulla. Indietreggiare ma dietro di me c'era solo la parete. Lui mi prese per i capelli e mi girò la testa, schiacciandola contro il muro. Dopo incominciò a sbatterla contro la parete rocciosa.
Poi sempre tirandomi per i capelli mi girò la faccia e mi costrinse a guardarlo negli occhi. Sobbalzai quando cacciò dalla tasca una pistola.
Me la puntò alla tempia e cominciò a ridere a crepapelle.
Gli sputai in faccia e in quello sputo c'era tutto lo schifo che provavo per lui.
<Vediamo se capisci. Smettila di cercare di difenderti. Adesso sei mia. Tra qualche giorno partiremo e i tuoi cari amichetti non avranno più nessuna traccia di te. Non ti troveranno mai più. Quindi non ci sperare troppo che stavolta nessuno verrà a salvarti.
Intesi?> gridò avvicinando il suo schifoso viso a me.
Non risposi.
Caricò la pistola e me la puntò nuovamente alla tempia.
<Al tre sparo.> disse.
<Uno.>
<Due.>
<Intesi.> dissi deglutendo.
<Bene.> disse per poi suonarmi la pistola in fronte.
Camminò verso la porta e poi con uno scatto felino tornò indietro mi strinse i polsi in una presa strettissima che faceva male e mi diede un pugno sull'occhio.
<Non provare mai più a fare niente con me o io ti ucciderò con le mie stesse mani!> disse.
Mi lasciai trascinare contro la parete mentre lo vedevo allontanarsi.
Quando chiuse la porta scoppiai in lacrime.
Avevo dolori su tutto il viso.
Il sangue mi scorreva dalle ferite e cominciai a tremare tutta.
No. Questa non era affatto un'allucinazione.
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Lei 2
Randomdisse Kess ormai per la millesima volta in preda alle lacrime. sussurrava ogni volta prima di andare a dormire, sperando che in qualche modo Brad potesse sentirla. questo che si ripeterà sempre Kess per andare avanti anche senza di lui. Sembrav...