Capitolo 15.- Matthew

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Alexei - Right here, Ashes Remain

Un buttafuori.

La prima persona che scorgo non appena metto piede oltre il cancello di ferro battuto, attento a non perdere di vista Lullaby nel caso decida di darsi alla fuga, è un ragazzo alto e brufoloso che sta seduto sul muretto del giardino e che scatta in piedi non appena ci vedi, parandomisi davanti con fare minaccioso... almeno nelle sue intenzioni.-Inviti.

Gli scocco un'occhiata senza rispondere e mi prendo qualche secondo per esaminare la facciata della casa, le numerose finestre illuminate e il portico affollato di ragazzi che ridono; il giardino brulica di vita e scorgo, nel buio relativo, visi più o meno familiari. Qualcuno mi nota e fa cenni di saluto, ma per lo più gli amici di Matthew non sono amici miei. Mi chiedo vagamente se Helena sia riuscita davvero ad ammorbidire quello stronzo ed impedire che mi salti al collo non appena mi vedrà.

Il buttafuori incrocia le braccia sul petto, arcigno.- Se non sei invitato Alexei...

-Ci sei mai stata prima?-chiedo, ignorandolo e voltandomi appena per guardare Lullaby, che nonostante i tacchi mi arriva a mala pena al mento. Lei esita una frazione di secondo, guardando prima il ragazzo misterioso e poi me, imbarazzata.- Qualche volta. Da piccola. Io e Matthew eravamo in classe insieme, per colmo di ironia, anche alle elementari.

Annuisco distratto, estraendo gli inviti dalla tasca dei jeans con lentezza voluta: non mi piace farmi mettere i piedi in testa, di sicuro non da un ragazzino brufoloso che Matthew usa come buttafuori ad una stupida festa.-Non sei un po' magrolino per metterti a fare la guardia al cancello?

Lui fa una smorfia, chiaramente punto sul vivo.- Faccio pugilato. Da quasi due mesi.

Esamino attentamente le sue braccia magre, le lunghe gambe scheletriche, il petto ossuto e le dita affusolate: niente in lui mi mette in allerta, neppure l'aria di ostentata strafottenza o la giacca di pelle che forse dovrei associare ad un vero duro. Riuscirei a stenderlo senza la minima difficoltà, il che rende ancora più assurdo aver chiesto ad Helena di fare da tramite per entrare a questa festa: forse aggredire il buttafuori non sarebbe stato un buon biglietto da visita, ma perfino Lullaby, delicata come è, riuscirebbe a metterlo al tappeto. Non è minimamente un nemico paragonabile a Mimmo e con lui se l'è cavata egregiamente.

-Sto tremando. - commento con un sorrisetto. Lei mi dà una gomitata nelle costole.- Alexei! Comportati bene.

Mi guardo annoiato attorno, tendendogli gli inviti con deliberata lentezza, mentre lui avvampa per il mio tono ironico. Il giardino si estende sul lato posteriore della proprietà, perdendosi nel buio di questa notte senza luna, anche se una serie di lampioncini disegnano una sorta di sentiero verso il retro della casa. Mi volto a scoccare un'ultima occhiata a Lullaby, che sta fissando con i suoi occhi malinconici la facciata della villa: ha un brividino e so che non è dovuto all'aria tiepida e dolce della sera, ma a qualcosa che ancora non riesco a decifrare, a cui non so dare un nome, ma che sicuramente riguarda Matthew.

Non sapere nulla di lei mi manda al manicomio.

-Come te li sei procurato questi, eh?- dice il ragazzo buttafuori guardandomi in cagnesco, e osservando gli inviti come se cercasse di capire se possono essere falsi o qualcosa del genere.

Alzo un sopracciglio.- Non serve che ti comporti da stronzo, amico, non sono in cerca di guai. Sono qui in missione di pace.

Lui socchiude gli occhi, poi strappa gli inviti, gettandoli in un sacchetto della spazzatura accanto al muretto: noto diversi bicchieri di carta vuoti e immagino che la festa sia ormai entrata nel vivo.- Tu non mi piaci, Peskov. E se non piaci a me, significa che probabilmente non piaci neppure a Matthew.

Un disastro da amare (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora