Capitolo 14.- La famiglia Peskov

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Lullaby- Un bel viaggio, Articolo 31

Non riesco a credere a quello che ho appena fatto; non posso davvero credere di aver appena eccitato Alexei al punto da fargli perdere il controllo: non riesco a concepire di avergli appena detto "scopami". è così poco da me che mi devo dare un pizzicotto sul braccio per convincermi che no, non sto sognando. È successo davvero. È pazzesco, assurdo: ho totalmente perso il contatto con la realtà, sono diventata un'altra per qualche minuto. Mi fisso nello specchio, rossa in viso, ricordando la pelle morbida di Alexei, calda contro le mie mani, la resistenza dei muscoli, l'osso sul fianco e le sue dita su di me, ovunque... Mi è piaciuto così tanto, mi piace che lui mi tocchi. Lo voglio... voglio che faccia questo e tutto quello che vuole. Mi sento mancare al pensiero del suo letto, di noi due insieme, di quello che potremmo fare...di quello che lui probabilmente sa fare.

Per questo ho preso l'iniziativa, e lui non mi ha respinta: Alexei mi voleva. É una vera rivoluzione: per la prima volta, ho deciso io di andare oltre, non chiedendogli di non fermarsi, ma facendo qualcosa; l'idea di averlo toccato in quel modo mi fa arrossire violentemente. Significa che davvero posso sciogliermi? Che non mi hanno rovinata? Stavolta non è stato il viso di Benedict a fermarmi. Stavolta non ci sono stati ricordi a bloccarmi. Stavolta nessuno di noi si sarebbe fermato se non fosse stato per sua madre. Mi sfioro le guance in fiamme; merda sto per conoscere i suoi genitori e mi sento come se avessi le gambe di gelatina. Forse non è stata una buona idea sfoderare questa parte di me proprio oggi. Anche se lui pare aver apprezzato e tanto.

Sospiro e sistemo i capelli in modo che coprano il più possibile i succhiotti di Alexei sul collo, pregando che i suoi genitori non siano gli acuti osservatori che temo; raddrizzo il colletto della sua camicia bianca, che insieme ai miei jeans neri mi da' l'aria quasi di una ragazza normale. Grazie a Dio mi ero portata un cambio nella borsa: non avrei potuto affrontare sua madre in pantaloncini e costume. Cerco di ignorare il fatto che la camicia sia troppo sottile per nascondere completamente il pizzo del reggiseno rosso e che le mie labbra sono gonfie e lucide, che ho l'aria di una che si è calata qualcosa di strano e che probabilmente non riuscirò a smettere di arrossire e balbettare ogni volta in cui i miei occhi si poseranno su Alexei.

Esco dal bagno, prendendo un respiro, incerta se non dovrei invece scappare e cercare di evitare questa cena con tutte le mie forze. Lui mi sta aspettando appoggiato alla balaustra delle scale, una gamba piegata dietro l'altra; nei suoi pantaloni neri e camicia blu sta così bene che mi sento subito inadeguata. Mi rivolge un accecante sorriso felice: Alexei Peskov felice per merito mio...ho un brivido di piacere e scaccio la paura di non andare bene per lui, fermandomi a pochi passi dal suo corpo bollente. Apro le braccia e faccio una piroletta.- Voilà, come sto?

-Sei bellissima.- si china, baciandomi la testa e sorride, stringendomi a sè.- Ma i tuoi vestiti sono sempre più belli quando li hai tolti e lasciati per terra.

Si raddrizza e vedo i segni delle mie labbra sul suo collo, impossibili da nascondere. Arrossisco violentemente, accennando ai succhiotti.- Non li copri?

-Perchè dovrei?- inclina il capo, ridendo dolcemente.- Mi stanno bene.

-Credevo non ti piacessero.- dico guardandolo dal basso, un po' preoccupata.

-Tutto quello che tu fai mi piace.- mi accarezza i capelli, sorridendo in modo meno divertito, più dolce.- Lo sai. Mi fai andare fuori di testa...-soffia al mio orecchio, in modo che possa sentirlo a fatica.-. Adoro quando sei così eccitata, dico sul serio e il tuo sapore è qualcosa di divino.

-Io adoro quanto sento la tua erezione contro.- sussurro con un moto di coraggio e lui espira bruscamente, sorridendo.-Oh cazzo piccola. Sei straordinaria.

Un disastro da amare (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora