Capitolo 2- Fuga

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Lullaby - Demons, Imagine Dragons

Atterriamo malamente nel cespuglio più fitto e più vicino al muro, robusto abbastanza da sostenere il nostro peso: siamo sulla strada principale ora e sento la musica assordante del pub più vicino; mi chiedo distrattamente se qualcuno abbia appena assistito a questa scena. Evidentemente non è la prima volta che Alexei salta dal Tetto, se sapeva di questo atterraggio morbido; si raddrizza a fatica sui gomiti, restando sdraiato sopra di me, ansante. Mi guarda come se non riuscisse a fare altro, come se il mio viso fosse tutto ciò che rimane dell'Universo conosciuto.- Stai bene?

Annuisco, cercando di prendere fiato.- Ah, non...non riesco a....a respirare. Mi stai un po' schia... schiacciando.

Lui rotola di lato, con aria sollevata.-Merda.- mormora, passandosi un braccio sul viso.-Che serata.

-Sì.- dico solo, posando la mano sullo stomaco e cercando di capire se sono davvero tutta intera.

Stiamo immobili per alcuni minuti, guardando il bordo del Tetto; improvvisamente il peso di quello che è accaduto mi crolla addosso. Mi copro il viso con le mani, scossa da tremiti incontrollabili; non posso avere un attacco di panico ora. Non posso piangere davanti ad Alexei. Non posso...

-Merda.- ripete Alexei alla fine; si siede e mi scocca un'occhiata da sotto le ciglia.- Tremi tutta. Stai male?

-No.- mi obbligo a sedermi e scopro con un certo sollievo che non ho davvero nulla di rotto, sono solo indolenzita.-Tu stai....bene?

- No.- risponde lui e sbuffa, passandosi la mano tra i capelli.-Quando una persona ti urla "andatevene", si presume che il consiglio venga accolto. Non che tu resti immobile a cercare di farti ammazzare! A cosa cazzo stavi pensando quando hai deciso di restare lì?

-A non far ammazzare te.- dico sulla difensiva, massaggiandomi le costole. Non penso che avere un ragazzo russo alto due volte me che mi atterra sullo stomaco sia stato positivo per i miei organi interni.- Mi sei appena caduto addosso, tu potevi ammazzarmi!

-Beh, non mi serviva il tuo aiuto.- borbotta sbuffando, ma addolcisce il tono e allunga la mano per sfiorarmi la spalla; ho un brividino di piacere e arrossisco. Non ora, non è il momento di pensare a quanto sia dannatamente attraente Alexei Peskov.-Se continui a tremare così mi riesce difficile credere che vada tutto bene. Ehy?

-Sì, bhe, non va tutto bene in effetti.- guardo verso l'alto, confusa.-Quella....era una rissa. Sono finita in una rissa.

-Sì e non avresti dovuto esserci.- aggiunge avvicinandosi al bordo della siepe e scivolando giù con grazia, con un unico movimento fluido. Atterra sul marciapiede senza un graffio, flettendo le ginocchia e mi guarda dal basso.-Mi aspettavo che scappassi. Non che tentassi di...aiutarmi.

-Bhe, non ho mai creduto che avrei preso a pugni qualcuno, quindi la prossima volta me ne andrò.- dico piccata; la mano mi fa malissimo e quando la guardo vedo che le nocche sono rotte e sono piena di lividi. Un solo pugno può fare così tanti danni? Stringo le dita con una smorfia; Alexei sta osservando pensieroso la strada. Mi avvicino al bordo della siepe e resto senza fiato: per lui sarà anche un salto di pochi centimetri, ma per me è un vero abisso. Guardo i miei piedi penzolare nel vuoto.-Dove sono gli altri?

-Non ne sono sicuro.- mormora estraendo un cellulare dalla tasca posteriore dei jeans attillati; la camicia ha uno strappo vicino al colletto, ma dubito che gli importi molto...riesce a sembrare a suo agio perfino così. Non sembra turbato e la cosa mi lascia interdetta, prima di ricordare che Alexei e le risse vanno di pari passo.- Di solito il nostro punto di ritrovo è l'Innominato. Sai, dopo una rissa ci vuole sempre una bella birra.

Un disastro da amare (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora