Capitolo 23.- Samantha

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Alexei – Cristoforo Colombo, J-AX

Ormai devono essere le due passate ed il parcheggio del Tetto è affollatissimo: quasi tutti si sono riversati nei pub e ora la musica alta ci accompagna mentre attraversiamo il parcheggio tutti insieme. Helena e Frannie stanno ancora battibeccando, e Robert le segue con aria infelice, come se essere trascinato nella lite tra le due gemelle fosse l'ultimo dei suoi desideri; Nena e Ceci stanno parlando con Lullaby, che cammina lentamente al mio fianco, cercando ancora di minimizzare l'accaduto.

-Sei pallida.- dice critica Nena squadrandola.- Hai un aspetto di merda. Puoi smetterla di fingere che vada tutto bene?

Lei sorride dolcemente.- No. Guarda, c'è Roger!- indica un angolo del parcheggio, dove vicino alla mia auto è appoggiato il mio migliore amico, che fissa a braccia conserte Matthew, inginocchiato a vomitare in una delle curatissime aiuole che attorniano lo spiazzo. Nena alza gli occhi al cielo, mordendosi le labbra, ma Ceci afferra Lullaby per il polso.- Cosa hai fatto?

Osservo di nuovo la sua mano gonfia, le dita rigide che stanno assumendo una colorazione violacea. Lei esita: so che non vuole parlarne e che forzarla a farlo potrebbe addirittura peggiorare la situazione, così le passo il braccio attorno alle spalle, con fare protettivo.- Lasciale spazio. Ci occuperemo di tutto, ma non obbligarla a parlare se non se la sente.

Ceci si passa una mano tra i capelli, poi mi guarda storto.-Sarà meglio che tu sappia cosa stai facendo, Alexei.- abbassa la testa a guardare la sua amica, severa.- E anche tu, Luly. Dovresti andare da un medico.

Lei scuote la testa, muovendo le dita.- Vedi? Non sono rotte. Fanno solo male.

Ceci sospira, poi si avvicina a Robert, mormorandogli qualcosa. Lullaby la guarda malinconica.-Non voglio andare in ospedale.

Esito.- Perchè, piccola? Saprebbero aiutarti. Potrebbero fasciarti la mano e controllare che vada tutto bene. Ti ha colpito, potresti avere qualche...

-Sto bene.- ripete lei per l'ennesima volta: sarebbe più credibile se non riuscissi a vedere i lividi che fioriscono come piccoli tatuaggi sulle sua pelle delicatissima. Le stringo la mano destra, portandomela alle labbra e baciandola. -Non è vero. Ma se non vuoi andare in ospedale non posso certo trascinartici.

-Chiamerebbero i miei genitori.- commenta lei in un sussurro.- Anche se sono maggiorenne, mi chiederebbero cosa è successo ed io non saprei mentire e denuncerebbero l'aggressione e arriverebbe la polizia e dovrei per forza dirlo alla mia famiglia. E non voglio che lo sappiano. Questa cosa è solo... solo mia. Non voglio che si preoccupino per me. Lo hanno fatto troppo quando ero bambina. Alexei... Sono così felici ora. Mio fratello che sta per andare in Russia e diventare padre, i miei genitori che sono convinti nella mia vita proceda tutto a gonfie vele. Non posso dar loro una delusione del genere, non voglio che sappiano di Benedict o... o....

La zittisco con un bacio, chinandomi appena su di lei: Sta bene. È con me. Ogni secondo in più che passiamo insieme mi fa tornare a respirare normalmente, l'aria non è più densa come quando era in pericolo, il mondo non mi sembra più un luogo soffocante; non mi ero accorto di faticare a respirare prima, ma ora che questo peso, che questo nodo al petto si è sciolto...Tutto sembra così luminoso, improvvisamente. Mi stacco, tenendole la mano sulla guancia ed accarezzandole il labbro rotto con il pollice.- Facciamo un patto, allora. Stanotte dormirai da Ceci: se starai male, andrai dritta al pronto soccorso, altrimenti potrai lasciare che i lividi guariscono da soli. Può andare?

Sospira contro di me: capisco quello che sta provando o almeno posso tentare di capirlo. Immagino che debba sentirsi sporca, colpevole e che l'ultima cosa che vuole sia far preoccupare qualcuno, ma sa anche che parlo mosso da vera paura per le sue condizioni di salute, così sorride appena.- Può andare,

Un disastro da amare (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora