Capitolo 11.- Salva te stessa

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ATTENZIONE: Contiene scene di violenza e un linguaggio che posso risultare disturbanti, vi pregherei di essere certi di voler continuare.

p.s: Non odiatemi ancora. :3




Lullaby

Un sorriso storto gli illumina il viso mentre mi guarda, legata, indifesa, quasi nuda per colpa del vestito che mi ha fatto indossare. Le mie dita si contraggono e sento la corda segarmi la pelle in profondità.-Sei meglio se stai zitta.-ridacchia, sfilandosi la cintura e slacciandosi i pantaloni, sorridendo.-Peccato però non potertelo infilare in bocca. Devo chiedere a Peskov se succhi bene...ma che dico? Lo scoprirò nei prossimi giorni...

Ho un brivido e cerco di pensare: come posso andarmene? Devo trovare un modo, un modo per liberarmi e...la lama del coltello mi accarezza la pelle, quando lui lo fa scorrere in basso sullo scollo dell'abito, lacerando la stoffa, spogliandomi. Quando resto con addosso solo la biancheria, sorride e vedo che si sta eccitando, che gli piace vedermi soffrire, vedermi vulnerabile.

-Sei così bella quando hai paura.- toglie le dita dal coltello, accarezzandomi il seno, posando a terra l'arma. Strappa la collana che porto al collo, gettandola di lato, ridendo.-Tu sei mia, ricordalo bene: mia.

Deglutisco: se potessi raggiungere il coltello....mi muovo, cercando di scrollarmelo di dosso e Benedict sbuffa, tenendomi ferma, puntandomi un ginocchio al petto, premendo forte. Con un suono terribile sento le costole incrinarsi sotto il suo peso. Grido, ma il suono non esce, attutito dalla stoffa; le lacrime iniziano a scivolarmi sul viso e lui ride, sfilandosi i jeans ed i boxer, cercando di aprirmi le gambe, ma ho le caviglie legate. Impreca, dandomi uno schiaffo, facendomi sanguinare il naso e si alza, borbottando.- Mi serve un posto dove legarti, Luly.-il mio cuore accelera i battiti: se si distrae abbastanza...si volta di schiena, frugando nella sua borsa e afferro il coltello, nascondendolo col mio corpo, tenendolo tra le mani tremante, dietro la schiena. Se ne accorgerà, non può non rendersi conto che...si volta, con delle corde in mano e ridacchia: ovvio che non si renderà conto di nulla, Lullaby, stupida. Non solo è strafatto,impazzito, ma probabilmente non vede altro che te, nuda, che vuoi morire. Mentre lui lega un capo della corda ad un paletto, inizio a muovere il coltello contro i miei polsi, pregando che funzioni. Lui mi libera le caviglie, bloccandole di nuovo un istante dopo, le gambe divaricate. Do uno strattone alle corde, ma non cedono: alzo disperata lo sguardo su di lui, che si inginocchia tra le mie gambe, guardando interessato tra le mie cosce.- Ora va meglio, ti vedo bene...sei incredibilmente eccitante vista così, dolcezza...-infila la mano dentro la mia biancheria, cercando di eccitarmi, forse, ma riesce solo ad aumentare il mio tremito; mi taglio il polso col coltello,un dolore strano e profondo, ma sento che le corde stanno cedendo...

-Cristo, quanto sei asciutta?-dice contrariato e si sputa sulla mano, rimettendola tra le mie gambe.-Ti farà anche più male se non ti ecciti un po'...sto cercando di aiutarti...così non sanguinerai, forse...

Devo assolutamente scappare, ora, prima che decida di prendermi comunque...lancia un grido di frustrazione, dandomi un pugno nello stomaco.- Non ti si può far eccitare, come cazzo fa Peskov?

Scoppio a ridere, fissandolo con odio, il suono smorzato dalla stoffa ma comunque troppo udibile. Lui si arrabbia.- Beh abbiamo tutta la notte, bellezza. E se non bastasse anche tutto il giorno... Farò in modo che non ci trovino vedrai...-mi afferra per le spalle, cercando di farmi voltare ed allora agisco.

Strattono le corde che mi legano le mani e cedono; mi siedo, dandogli una testata e lui cade indietro, tenendosi il naso, gemendo. Riprendo il coltello, il sangue sul mio polso che fluisce rapido e mi chino per slegare le caviglie...mi tremano le dita e sento le mani di Benedict afferrami alla cieca, maledicendomi; riesco a liberare la caviglia destra e gli do un calcio nello stomaco, rotolando di lato e liberandomi del tutto, senza fiato, strappandomi il bavaglio.

Un disastro da amare (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora