Capitolo 12.- Colpa mia

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Alexei

Un orologio scandisce i battiti ritmici del mio cuore. Non stacco gli occhi da quelle lancette da quando siamo arrivati tre ore fa, nel cuore della notte, con uan ragazza evidentemente quasi morta tra le braccia. La sala di attesa dell'ospedale è asettica, fredda, silenziosa; i genitori di Lullaby, Cece e sua madre, tutti siedono nel più completo silenzio, senza far altro che mormorare di tanto in tanto, chiedendo l'ora.

Non hanno permesso a nessuno di noi di oltrepassare le doppie porte del reparto di Traumatologia, dove vedo passare medici e infermiere in camici blu e azzurri, che corrono affannati, portando dei carrelli con loro. Stringo i pugni, i gomiti posati sulle ginocchia, chiudendo gli occhi. La sedia di plastica verde è scomoda, inizio a provare un certo dolore alle spalle dopo queste ore di immobilità e so che mia madre potrebbe notare la mia assenza e preoccuparsi, ma non riesco ad andarmene, perchè dove è Lullaby, lì sono anche io. Lancio un'occhiata di sbieco a Maria, gli occhi gonfi, che trema. I suoi genitori sono arrivati quasi subito, non appena i medici li hanno avvertiti e quando mi hanno visto qui, coperto del sangue della loro bambina ho creduto suo padre mi avrebbe preso a pugni, mi avrebbe ucciso; non aspettavo altro che la mia punizione, volevo soffrire, stare male. Invece era scoppiato in lacrime, abbracciando prima me e poi Mimmo, mentre sua madre mi baciava le mani, ringraziandomi...

Perchè mi dovrebbe essere grata? Non sono riuscito a proteggere Lullaby e glielo avevo giurato. Ho fallito miseramente e so che non la potrò più guardare con gli stessi occhi, che mi odio troppo, che non vado bene per lei. Cerco di distogliermi da questi pensieri, ma niente nella stanza mi aiuta; non le riviste patinate posate su un basso tavolino, non la stretta finestra che si affaccia su un giardino frondoso illuminato da una luce perlacea, non il mormorio dei presenti. Tutto è vuoto e grigio, senza lei accanto a me. Mimmo è seduto su una sedia simile alla mia; non ha aperto bocca da quando siamo arrivati, come se fosse troppo assorto nella contemplazione del linoleum lucido.

Cece stringe la mano di sua madre, che parla a bassa voce con Maria; i nostri sguardi si incontrano e lascia la presa sulle dita della donna, venendo verso di me; è in pigiama, quindi immagino che la mia chiamata l'abbia letteralmente buttata giù dal letto.

-Alexei.- sussurra, sedendosi accanto a me; alzo la testa. Ho una fitta al collo e faccio una smorfia, massaggiandomelo.- Cece?

-Hai salvato la vita alla mia migliore amica.- le tremano le labbra. Non ho mai visto Cece così turbata, di solito è molto calma, ma in questo momento sembra sull'orlo delle lacrime; mi chiedo se abbia avvertito Nena e Robert di quello che è successo...- Le hai salvato la vita. Alexei Peskov....

Scuoto il capo.- Non è vero. Lei si è salvata, scappando. Io l'ho solo...ho solo permesso che tutto questo accadesse

Si inginocchia, le lacrime agli occhi, stringendomi le mani.- Alexei Peskov sei tu ad averle dato la forza.- abbassa la voce.- Tu non riesci a vedere quanto le hai fatto bene, quanto vi siete curati a vicenda, quanto lei sia stata guarita da te. Non capisci.

-Non io.- insisto.-Cece, le avevo giurato che sarebbe stata bene ed ho fallito.-fisso le porte chiuse.- Lei è là dentro per colpa mia.

Lei scuote il capo dolcemente.- Alexei, non colpevolizzarti. Ho visto Lullaby farlo con se stessa tanti anni: l'ho vista odiarsi, convincersi di meritare il disprezzo altrui e non sono mai, mai riuscita a farle vedere oltre la maschera che l'hanno obbligata a portare. Ho cercato in ogni modo di farla sciogliere, di farle capire che non era colpa sua e a tratti ci riuscivo, ma Alexei...se Lulu stanotte ha avuto la forza di scappare, fuggire, non cedere...- mi accarezza i capelli, rialzandosi.- Il merito è solo tuo perchè tu le hai mostrato un mondo che non conosceva, le hai dimostrato che lei è importante.

Deglutisco, distogliendo lo sguardo.-Non dovrei neppure essere qui. Guarda tutto quello che le è successo da quando mi sono impicciato nella sua vita.

-Peskov, basta adesso.- Mimmo mi mette la mano sulla spalla; ha la voce roca dopo tutto questo silenzio.- Quella ragazza non è più la stessa. L'hai cambiata, l'hai resa forte, molto più forte di quanto non fosse già.- si alza stancamente, gli occhi verdi sfiniti alla luce dell'alba oltre le veneziane socchiuse.-Il colpevole è Benedict. E pagherà, te lo assicuro.

-Vai da qualche parte?- chiede Cece fissandolo, rialzandosi.

-Devo dire a tutti quello che successo.- si oscura.- Devo dire che è il momento di agire in modo deciso. Possiamo farlo cadere e subito. Lullaby è in pericolo e non possiamo perdere tempo...lui deve perdere il potere ed in fretta: se riesco a parlare con Gabriele ora, sarà costretto a credermi, di certo la notizia si è già sparsa. E senza Giulio, con Benedict sotto custodia...

-Possiamo farlo cadere.- ripeto sottovoce.- Hai ragione, devi parlare con tutti, devi far capire a tutti che..

Il rumore della porta che si apre ci fa voltare tutti di scatto. Maria balza in piedi, pallidissima e pone quella domanda, la domanda che mi sta rodendo l'anima, la domanda che deciderà il corso della mia vita.-Come sta mia figlia?


Un disastro da amare (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora