Capitolo 26.- Qualcuno che mi ama

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Lullaby - Let her go, The passenger 

-Lullaby.- dice spingendo via Emily e alzandosi, l'espressione contrita.- Lullaby non è come...

Lo fisso sconvolta, battendo le palpebre, ben sapendo che non ho il diritto di essere arrabbiata:non mi ha mai detto di voler stare con me o di volermi in qualunque modo. Eppure mi sento tradita e fa malissimo; forse se gli dessi un pugno o uno schiaffo o se iniziassi ad urlare mi sentirei meglio, ma gli darei la soddisfazione di mostrare quanto mi ha ferito e non intendo farlo.

-Ah.- dico solo e mi volto dall'altra parte, una specie di ronzio delle orecchie, che però non ha più a che vedere con la musica troppo alta di prima; Benedict resta immobile, apparentemente senza parole. Nel silenzio ovattato che segue, posso quasi sentire il mio cuore incrinarsi impercettibilmente, poi frantumarsi lungo le crepe con violenza sempre maggiore, tanto che ho il sospetto il suono possa essere sentito dall'esterno.-Ah.

-Posso spiegare.- Alexei alza le mani, avvicinandosi di un passo.

Mi sono sempre chiesta come ci si senta quando il tuo cuore va in pezzi per qualcuno che non sia un amico o un presunto tale, come è soffrire per qualcuno che vorresti nella tua vita e non per qualcosa che non volevi accadesse. Non è poi tanto diverso, noto con interesse quasi medico mentre faccio un passo indietro, incerta sulle gambe. Fa male più o meno nello stesso modo, un dolore che non riesco neppure a definire a parole, qualcosa di profondo e intenso, che ti scava un vuoto dentro impossibile da colmare.

È diverso, ma familiare al tempo stesso: alienante e devastante.

-Ah.- ripeto di nuovo come se avessi perso la capacità di formulare una qualsiasi parola di senso compiuto. Emily sbatte le ciglia, sorridendo vittoriosa, ma resta in silenzio.

Alexei è fermo davanti a me, le labbra che si muovono, ma non sento nulla se non quel ronzio e l'unica cosa che riesco a pensare, l'unico dettaglio che il mio cervello decide di assimilare, è il succhiotto sul suo collo.-Lullaby? Per favore dì qualcosa.

-Ah.-mormoro di nuovo, stringendomi le mani al petto, abbastanza certa che potrei avere un infarto o un attacco di panico: mi sforzo di respirare, cercando di combattere l'ondata di angoscia che mi assale.

Da bambina una volta avevo pestato un riccio di mare mentre passeggiavo sulla spiaggia. Era stato orribile, con tutte le sue spine che mi si conficcavano una ad una nella pelle fin quasi ai muscoli, ma ancor più doloroso era stato estrarle, strapparle con violenza e disinfettare la ferita che bruciava. Anche con le persone funziona così: entrano nel tuo cuore e quando le devi lasciare andare fa un mal terribile, ogni ricordo è una lisca conficcata in profondità e devi lacerare la pelle, i muscoli, sanguinare per estrarla. Per questo da tempo avevo deciso che andava bene così, che non volevo nessuno a infilarmisi sottopelle e a distruggermi da dentro. Ma poi era arrivato Alexei e chissà come avevo abbassato le difese quel tanto che bastava da ferirmi; il mio cuore sembra battere troppo forte per la gabbia toracica, ho paura possa spezzare le costole. E ovviamente quando realizzo completamente quello che stava succedendo, quando riesco a parlare di nuovo, la prima frase che mi sfugge dalle labbra concretizza quello che ho appena visto, cristallizza la scena nella mia mente e rompe definitivamente gli argini.- Stai seriamente per scoparti Emily in un gazebo. Seriamente.

I miei polmoni smettono di collaborare, resto senza fiato, chinandomi in avanti, senza riuscire a respirare; Benedict mi posa la mano sulla schiena in un gesto rassicurante, Alexei si inginocchia davanti a me, le mani tese come se volesse toccarmi ma non ne trovasse la forza.- Lullaby, respira. Respira, cazzo.

Emily è comodamente seduta sulla panca che corre tutto attorno al Gazebo e sorride appena, il vestito ancora slacciato.

Ecco perché non volevo lasciarlo avvicinare, ecco perché non dovevo permettermi di sognare.

L'amore non esiste, non per una come me.

È solo colpa mia.

Alexei mi sta davanti, così vicino che riesco a vedere il segno sul collo, di un rosso acceso, lasciato decisamente da labbra dipinte con un meraviglioso rossetto intenso; ansimo appena in cerca d'aria e mi raddrizzo con uno scatto, chiudendo gli occhi. Mi rendo conto che Benedict sta mormorando che dobbiamo andare, la mano ancora sulla mia schiena, ma non riesco a muovermi: Alexei è fermo, la mano sospesa a mezz'aria, come a trattenermi.-Possiamo parlare da soli per due minuti? Ti supplico, Lullaby.

-Oh non hai fatto abbastanza danni, Alexei? -commenta Benedict tagliente e un muscolo si contrae sul suo viso, ma il diretto interessato non ribatte.- Per favore.

Lullaby devi prendere un bel respiro ed essere forte; non devi permettere che veda il dolore, il vuoto, la solitudine. Deve vedere il ghiaccio che ti ricopre: andrà tutto bene, ma devi farlo ora. Mi scanso prima che possa toccarmi e raddrizzo la testa con uno sforzo.

-Scusatemi.- ribatto senza tono e stavolta la mia voce suona più naturale.- Mi dispiace di avervi interrotto. Andiamo, Benedict.

Alexei si avvicina ancora, turbato.- Lullaby, ti ho detto che non è come sembra. Non stavo...

Scuoto il capo.- Non importa, dico davvero. Devo andare alla festa, scusa...scusate. Vi lascio...vi lascio continuare.

Emily ride piano dal suo angolo e lui la fulmina, poi mi guarda disperato, prendendomi per il polso; ho un sussulto al contatto con quella pelle delicata, che mi fa sentire improvvisamente sul punto di scoppiare in lacrime.- Ascoltami, piccola. Per favore.

-Giù le mani!- interviene Benedict improvvisamente, spintonando Alexei, che lascia la presa e fissa il ragazzo.-Stronzo che non sei altro.

-Stanne fuori, tu!- abbaia lui, con gli occhi gelidi che mandano lampi: non ho mai visto Alexei con quell'espressione, un misto di dolore e rabbia.- Non sei invitato ad unirti a questa conversazione.

- Lei è la mia migliore amica!-grida arrabbiato Benedict, i pugni stretti: sono così sconvolta che non me la sento di correggerlo.- Stalle lontano, Peskov, bastardo russo, non si merita un disgraziato come te, capace solo di farle del male! Tu sai fare solo questo, la vuoi solo usare e poi gettare come fai sempre.

-Tu di me non sai un cazzo!- ringhia lui ed alza il braccio con aria decisamente minacciosa. Mi interpongo tra i due, decisa a proteggere Benedict dal colpo di Alexei, che però si immobilizza, fissandomi ansante.-Spostati, Lullaby.

-Dovrai colpire me.-dico a testa alta, quasi sicura che lo farà davvero; nei suoi occhi scintilla qualcosa, una luce che si spegne lentamente, come una speranza che muore ed abbassa la mano.- Credi che ti picchierei mai?

-Credo che non ci sia nessun bisogno di una rissa.-mi volto.- Benedict, andiamocene, okay?

Lui non sembra del tutto persuaso e continua a guardare Alexei come se non chiedesse di meglio che prenderlo a pugni; esito, poi lo prendo per mano e tutto il suo corpo si rilassa mentre abbassa gli occhi su di me.-Va bene, Luly.

Alexei si irrigidisce, fissando le nostri mani unite, le dita intrecciate: mi guarda con espressione così vuota che mi pare di vedermi uno specchio.- Non hai ancora capito che lui fa tutto questo solo perché è innamorato di te?

Lo guardo con le lacrime che pizzicano gli occhi e abbasso la testa prima di scoppiare in lacrime davanti a lui.- Almeno qualcuno mi ama, Alexei.

Tiro piano Benedict e lui mi segue fuori dal gazebo, lanciando un'ultima occhiata in tralice ad Alexei ed Emily, uno sguardo che potrei definire di trionfo se non fossi così abbattuta; lei gli strizza l'occhio, ma in questo momento sono troppo a pezzi perchè mi importi.

Un disastro da amare (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora