Lullaby – Truman, Shade
Rannicchiata sotto una coperta morbida in piedi sulla soglia di casa, saluto con un cenno mio padre che esce dal vialetto con la macchina, diretto al turno serale nella casa di riposa dove lavora; anche mia madre è già al lavoro e mio fratello non vive qui da anni, quindi, una volta di più, sono sola in casa, con la compagnia di Milky, che dorme beatamente sul divano. Mi avvicino, accarezzando la mia gatta distrattamente; mi mordicchio il labbro, turbata dal silenzio: negli ultimi giorni basta lo scricchiolio degli alberi in giardino per farmi sussultare e terrorizzarmi.
Appoggio la fronte al vetro della porta finestra che si apre sul retro della casa, osservando il giardino, i raggi del sole che si spengono lentamente illuminando le cime delle montagne: le nuvole si stanno accumulando in modo minaccioso, grigio ardesia contro il cielo indaco. Ci sarà sicuramente un temporale stanotte: mi stringo nella coperta, aggirandomi per le stanze chiudendo le finestre e serrando ben bene gli infissi, rabbrividendo ogni tanto senza ragione.
Spero che Nena, Ceci, Frannie ed Helena non siano ancora fuori quando arriverà il temporale: possono essere pericolosi, con il vento che soffia violento e la pioggia che sferza le case, i tetti, il mondo interno con la violenza di una pioggia di pugni.
Pugni. Violenza. Mi appoggio al davanzale della mia finestra, osservando le nuvole nere che stanno avvicinandosi, attraversando il cielo scuro, oscurando le prime stelle in cielo. Ho un giramento di testa e mi sfioro la fronte fasciata: mi madre ha accettato la mia storiella sull'essere inciampata con qualche remora, ma senza indagare oltre. Ceci e Nena hanno cercato in tutti i modi di convincermi che non serve che mi preoccupi, che Alexei troverà un modo di sistemare tutto, ma perchè mai lui dovrebbe volermi aiutare? So che la sua reazione al bacio di Benedict è stata umana, dettata della rabbia e non posso dire che i suoi messaggi, i suoi tentativi di farsi perdonare non siano stati dolci, ma la paura mi blocca, mi paralizza completamente: Alexei sembra così interessato a me, così sinceramente incuriosito che sono terrorizzata possa davvero leggermi dentro prima o poi. Non sono il genere di paure che voglio condividere, però, perché so benissimo che le mie amiche mi spingerebbero a cercare di parlargli, ad accettare che possa piacermi addirittura, a pensare che forse non sarebbe sbagliato se dovessi innamorarmi di lui, così mi sono trovata ad annuire ad ogni cosa che Ceci e Nena hanno detto, perché è quello che faccio sin da bambina, il mio meccanismo di difesa personale: annuisci, mi ripetevo sempre. Annuisci e sorridi, vedrai che andrà tutto bene. Sono solo scherzi da bambini, passerà tutto. Vuoi andare al parco oggi, invece che a scuola? Sei una così bella bambina, perchè non sorridi mai? Il dottor Collins non sarebbe felice di sapere quanti passi indietro sto facendo ultimamente, quanto poco riesco a controllare i miei pensieri e a guardare le cose con occhio distaccato e razionale.
Raccolgo le gambe al petto, appollaiata sul davanzale, sola nella mia stanza buia. Vedo appena le sagome dei mobili, dei libri, dei peluche che dagli scaffali mi osservano silenziosi: prendo in mano il cellulare, mordendomi un labbro. Non ho ancora scritto nulla ad Alexei, neppure dopo aver visto i suoi messaggi preoccupati.
Non gli importa nulla di me, sono troppo stupida, inutile perchè a qualcuno possa importare. È come gli altri, tutto qui. Mi odia anche lui, perchè io sono un disastro, un errore... oppure no, dice una vocina dal fondo della mia coscienza, che parla un po' come il Dottor Collins, forse lui vuole solo capire per davvero e forse non dovresti lasciare che questo meccanismo di difesa prenda il sopravvento con Alexei. Forse sotto sotto vuoi che lui ti parli e ti ascolti e ti voglia.
Poso il mento sulle nelle ginocchia, osservando il giardino, dove la luce cala rapidamente ora che le nuvole si avvicinano veloci: un tuono risuona in lontananza e dopo poco un fulmine illumina a giorno le montagne. Ignorare il pensiero ossessivo che Alexei possa non essere uno stronzo è difficile: Ceci ha continuato a ripetere come un disco rotto che devo almeno chiamarlo. Dirgli che sto bene. Che non è colpa sua. Ovviamente non lo è; come poteva sapere, se io non gli ho permesso di capire? Come se lui potesse sentirsi colpevole, poi. Come se ad Alexei Peskov potesse importare qualcosa di me.
STAI LEGGENDO
Un disastro da amare (IN REVISIONE)
Roman d'amourIL RACCONTO ATTUALMENTE STA SUBENDO UNA FASE DI REVISIONE E CORREZIONE CHE NE MODIFICHERA' ELEMENTI ANCHE FONDAMENTALI. CIO' CHE LEGGERETE ORA QUINDI POTREBBE ESSERE DEL TUTTO DIVERSO TRA POCHE SETTIMANE. PINGUINO AVVISATO, MEZZO SALVATO .3 Lullaby...