Un disastro da amare (IN REVISIONE)

Capitolo 11.- Iulia Peskov

Alexei – Dieci Ragazze, Rkomi; Ernia

-Merda.- mormoro contro le labbra di Lullaby, immobile e pallidissima.- Mia madre.

-Tua... oh cazzo.-arrossisce mentre mi allontano, guardandola un po' risentito che questo momento così perfetto sia stato bruscamente interrotto. -Accidenti. Che tempismo, cazzo.

Lei si copre con le mani, guardandosi attorno alla ricerca della parte sopra del costume, rossa in viso.-Oh, ti prego scendi ed evita che mi trovi mezza nuda nella tua stanza.

Mi chino e le bacio la fronte con un mezzo sorriso, poi mi affaccio dalla porta, urlando in russo.-Sto arrivando.

Scendo i gradini con le mani affondante nelle tasche della felpa, pregando che non si noti quanto sono eccitato, fermandomi con un mezzo sorriso davanti a mia madre, che attende con la stessa espressione di un leone inferocito che ha appena trovato la sua tana invasa da fastidiosi ospiti indesiderati. Ha le cigli aggrottate e gli occhi azzurro chiaro mandano lampi.-Alexei. Stai dando una festa per caso?

-Ovviamente no.-le scocco un bacio sulla guancia, chinandomi un po': i lunghi boccoli biondi sono umidicci e ha le braccia incrociate sulla camicia rosa, con un sopracciglio inarcato. La valigetta è posata a terra, insieme ad un ombrello che sta formando una pozzanghera considerevole sul suo adorato parquet lucido. Deve essere tornata prima dal lavoro, un caso più unico che raro. Alza la mano affusolata e indica il salotto, continuando ostinatamente a parlare in russo, come sempre quando è irritata.- Quindi perchè c'è un'invasione?

-Beh non esagerare. Sono solo degli amici.- dico a disagio: scocco un'occhiata a Robert e Ceci, seduti al tavolo con un quantità di disegni davanti, Mimmo che ha in mano un vecchio album di fotografie e Nena, che a giudicare dal rossore sulle guance e dalla posizione a cavalcioni dei fianchi di Roger, stava facendo la pace a modo suo quando mia madre è rincasata, il che mi porta a ricordare la mia fidanzata, seminuda ed eccitata in camera mia.

Roger si alza, avvicinandosi e scoccandomi un'occhiata preoccupata.- Ciao, Iulia.

-Sono arrabbiata anche con te.- mette subito in chiaro, fissandoci tetra.-Dovreste avvertirmi prima di portare ospiti!

-Non era programmato.-ammetto a disagio.-Eravamo al Fiume ed ha iniziato a piovere. Abbiamo... Sì insomma. Scusa, mamma.

-Sì. Scusaci. - interviene Roger, passandole un braccio attorno alle spalle.

Lei sbuffa.- Avete bagnato tutto il pavimento all'ingresso. E quegli asciugamani ovunque!

Roger avvampa.-Colpa mia. Non li ho ancora messi in lavanderia. Lo avrei fatto, lo giuro.

Si passa la mano tra i capelli biondi, scompigliandoli: la gente dice che le somiglio, ma non riesco a notare granchè in comune tra di noi: sono più alto, più muscoloso e ho gli occhi grigi di mio padre; l'unica cosa che davvero credo di aver ereditato da lei sono le mie dita affusolate, ma mentre mia madre le usa per suonare un pianoforte divinamente da quando ha 14 anni, io le scortico picchiando stronzi che cercando di molestare la mia fidanzata. Nascondo meglio le mani nelle tasche, preoccupato che lei possa notare i lividi.-Siete veramente incommentabili. Incorreggibili. Cosa devo fare con voi? E poi, vostri amici... non ne conosco nessuno tranne Robert.

Lui alza la mano per salutare quando nella confusione di parole mormorate in russo riconosce il suo nome: sa benissimo che mia madre parla correttamente francese, russo, italiano ed inglese, ma si limita a sorridere, come se temesse che una parola possa far traboccare il vaso.

Roger mi guarda a disagio.- Ceci è la sua compagna di banco. E Nena è amica di Ceci.

Sappiamo benissimo che non è davvero irritata perchè abbiamo ospiti, ma perchè non li conosce: da quando ha iniziato ad intuire che non sono esattamente un modello di virtù, è ossessionata dall'idea che le cattive amicizie possano portarmi fuori strada, verso lo spaccio o altro. Ovviamente Luke non le piace, ma Robert è un ragazzo tranquillo su cui non ha nulla da ridire e Nena e Ceci hanno l'aria di essere brave ragazze.