Epilogo.-Finita

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Lullaby

Il Tetto del Mondo è poco affollato in questo tardo pomeriggio di metà dicembre; un soffice manto di neve ricopre il prato scosceso e i tetti dei pub ammassati sulla strada principale. Qua e là qualche bambino coraggioso ha eretto pupazzi di neve dalle forme bislacche, che non il freddo intenso delle notti scorse sono diventati quasi statue di ghiaccio dall'aspetto poco rassicurante nella luce incerta del crepuscolo. Credo che i fotografi abbiano un termine specifico per indicare questo momento, questo tipo di colore così intenso e insieme particolare, ma non ho idea di quale sia; mentre penso che dovrei davvero chiederlo ad Alexei quando stasera torneremo a casa, dal sentiero che conduce al Limite spunta proprio lui.

Gli rivolgo un piccolo sorriso; me ne sto seduta nello spiazzo innevato da un po', ad osservare il Tetto attraverso i rami spogli degli alberi e quelli carichi di aghi secchi dei pini, mentre il cielo si fa sempre più cupo e dai camini dei locali inizia a sollevarsi una nebbiolina piacevole, che mi fa pensare al tepore del salotto di casa. L'aria profuma di neve e fumo, legna e resina. Mi stringo nel cappotto mentre osservo il mio fidanzato che avanza lentamente, il cappuccio calato a nascondere in parte il viso raffinato. La neve, già appiattita e resa compatta dai passi di moli altri sui sentieri del Tetto, diventa una soffice coltre quasi inviolata, dove risaltano solo le mie impronte recenti; scricchiola sotto i suoi scarponi mentre si avvicina silenzioso. Tutto è avvolto nella quiete assoluta della sera invernale: le lucine di Natale scintillano sotto di noi, lungo la via principale.

-Ehy piccola.- Alexei si china a baciarmi delicatamente sulle labbra; il metallo del suo piercing, una novità che ancora mi fa sorridere, è gelido contro la pelle.- Sei scappata dalla tua festa.

-Avevo solo bisogno di stare un po' da sola.- ammetto, spostandomi un po' sulla panca per lasciargli posto; lui si siede e mi cinge le spalle con un braccio, posando la guancia sulla sommità del mio capo.- Stai pensando a lui, vero?

Annuisco appena, mordendomi un labbro ed accoccolandomi contro di lui.- Solo che... è strano pensare che sia finalmente... finalmente davvero in prigione. Che questa storia sia davvero finita. Il processo è durato così tanto tempo che iniziavo a credere di aver già perso.

Alexei scuote appena la testa, stringendomi contro il suo fianco.- So che è stata una prova durissima, piccolina. Ma ora... ora va tutto bene. Andrà tutto bene. Finalmente Benedict pagherà per quello che ti ha fatto...Anche se nessuna pena sarà mai sufficiente.

Il giudice ha convalidato la sentenza finale per il caso di Benedict Loupe: dopo tre anni di processi,la scorsa settimana abbiamo vinto; la persona che ancora mi perseguita nei miei incubi, che ha la forma incarnate del male, finalmente è stata riconosciuta colpevole di aggressione, tentato stupro e stalking. Anche il giorno in cui uscirà di prigione, non potrà avvicinarsi a me senza essere denunciato e perseguito da ogni legge esistente; prendo la mano grande di Alexei tra le mie, osservandola. Mi è stato sempre accanto in questi anni, in ogni udienza, in ogni giorno in cui volevo solo che tutto questo finisse, che la gogna mediatica, la paura e l'ansia di perdere svanissero e basta, anche a costo di perdere tutto.

Alexei Peskov non mi ha permesso di arrendermi, mi ha aiutato a lottare ed insieme ce l'abbiamo fatta per davvero. Lui mi stringe le dita e si china di nuovo, la fronte posata contro la mia.- Sei triste piccola? 

-Penso solo a Benedict quando era un bambino. A quanto sembrava innocente e a quello che è diventato...-mormoro piano, osservando infelice il cielo farsi sempre più nero.- Sono felice che sia finita, però. E sono felice di essere con te, amore.

Lui sorride appena, accarezzandomi dolcemente la spalla.- Gli altri ci aspettano alla festa, ma posso dirgli che...

-Che la Festa è mobile e può raggiungervi.- lo interrompe la voce allegra di Cece e qualche secondo dopo lei e Robert compaiono insieme a Frannie, Elena e Mimmo, con delle bottiglie di spumante e dei bicchieri in mano, mentre Roger li segue con un vassoio di pasticcini . Si siedono attorno al tavolo e ben presto il Limite è animato da voci, risate, chiacchiere; Mimmo mi strizza l'occhio e mi scompiglia i capelli, prima di accorrere in aiuto di Elena per tener fermi i bicchieri, rivolgendole quel sorriso dolce che probabilmente la fa ancora sciogliere ogni giorno.

Frannie e Roger chiacchierano mentre sgranocchiano i pasticcini e Cece parla animatamente con Robert della sua imminente laurea; Alexei sorride appena e mi mette in mano un flute con dello spumante, sollevando il suo.- Alla nostra, piccola. Alla tua vittoria sul passato.

Io sorrido appena, avvicinandomi a lui e chiudendo gli occhi.- E al futuro?

-E al futuro.- concorda lui chinandosi, le labra che si chiudono dolcemente sulle mie mentre attorno a noi i nostri migliori amici, la nostra famiglia, ridono e scherzano nel luogo dove tutto è iniziato, dove ho scoperto che dopotutto, anche un disastro come me merita di essere amato.

Io ero un disastro e forse lo sono ancora. Ma nessuno prima mi aveva detto quanto è bello amare ed essere amati, quanto è dannatamente bello vivere; perfino una come me merita di essere felice. E ora che l'ho capito, voglio solo questo.

Voglio solo vivere come il disastro come sono, come quello che una volta Alexei ha definito "il mio disastro da amare".


Un disastro da amare (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora