Lullaby
Mi sento avvolta dalla nebbia, una nebbia fitta che mi culla e che mi impedisce di collegare esattamente i pensieri tra loro, lasciando che ogni cosa vaghi senza senso nella mia testa, alla rinfusa.
Non ho mai provato nulla di simile prima: mi fa male la testa e se mi muovo sento delle fitte lancinanti al costato, faccio fatica a fare ogni gesto, perfino articolare una sillaba. Tutto è morbido, ovattato, rallentato. Socchiudo appena le palpebre con uno sforzo quando la porta si apre e richiude piano. L'infermiera ha dimenticato qualcosa? Deve infilarmi altri tubicini nelle braccia? Sbatto le ciglia, muovendo la testa con difficoltà. No, non è lei. Attraverso il velo della nebbia riconosco la sagoma di un ragazzo, un ragazzo che mi fissa immobile sulla soglia, come se non avesse la forza o forse il coraggio di avanzare.
-Alexei.- sussurro e la mia voce flebile, poco più di un sospiro, lo risveglia. Mi raggiunge, esitando, gli occhi che scivolano sul mio corpo, il viso tinto di una paura che non avrei mai creduto potesse appartenere ad Alexei Peskov, sempre così controllato.- Ciao.
Lui mi sorride a fatica. Ha il viso pallido, i capelli scompigliati e gli occhi di chi non ha dormito, gonfi e arrossati, preoccupati; porta una camicia che non può essere sua, troppo stretta, allacciata di fretta. Attira una sedia accanto al letto, senza dire una parola e si accomoda, prendendo la mia mano fra le sue. Osserva il polso, la fascia che copre il taglio che mi ha quasi uccisa e il livido nero in corrispondenza dei punti dove la corda ha segato la pelle, appena visibile attraverso la garza candida; le sue labbra tremano quando le posa sulla pelle nuda del palmo, procurandomi un brivido.
-Alexei, ti prego, dimmi qualcosa.- lo supplico, ma quando cerco di voltare la testa sento una fitta e mi lamento sottovoce, bloccandomi. Lui mi posa la mano sulla spalla e mi sospinge dolcemente indietro.-Ferma, piccola. Non muoverti.
-Allora sai parlare.- sussurro chiudendo stremata gli occhi.-Mi stavo preoccupando.
Lui mi accarezza la testa.- Ti amo.
-Ti amo anche io.- gli stringo le dita con fatica.- Come stai?
-Bene.- guarda la flebo attaccata al mio braccio, la vena gonfia e si irrigidisce.- Fa tanto male?
-No...mi sento solo un po' stordita. È morfina.- gli accarezzo i capelli con uno sforzo e lui chiude le palpebre con un sospiro.- Alexei....sono qui...
Lui posa la fronte sul bordo del letto, le spalle scosse da un violento tremito, baciandomi la mano.- Ti ho quasi persa.
-Mi hai salvata, però...-faccio per aggiungere qualcosa, per dirgli che la colpa non è stata sua, quando la porta si apre di nuovo e lui si raddrizza, accarezzandomi piano una guancia, con occhi tristi, tormentati. Sembra così diverso dal ragazzo a cui ero abituata a scuola, spaccone, sprezzante, a tratti misterioso. Sembra che abbia vissuto anni di dolore...a causa mia. Chino lo sguardo, mentre la mia famiglia mi piomba addosso, mia madre, mio padre, Luca, Samantha. Parlano, fanno domande, non si accorgono che non li ascolto, che sono troppo stanca per ascoltare, che non riesco neppure a capire cosa dicono. Fisso Alexei, il cuore in gola. Lui se ne sta in un angolo, senza guardarmi, come se stesse soffrendo. Come se la mia vista gli facesse del male.
-Luly, chi è stato?- chiede alla fine mio fratello ed ho un brivido; esito, mordendomi il labbro: posso davvero dire la verità, dopo aver nascosto ogni cosa alla mia famiglia sin dalle elementari? Alexei finalmente mi guarda ed annuisce impercettibilmente; eppure non parlo, tormentandomi le dita. Denunciare Benedict equivale a una dichiarazione legale di guerra. Non più una cosa tra noi, tra me, lui, Matthew e Gabriele. Scatenerei qualcosa a cui non sono preparata: tutti saremo in pericolo, io, le mie amiche, Matthew, perfino Alexei...esito.
-Non fatele troppe domande, è ancora sotto shock.- un dottore dagli occhi azzurri entra, una cartelletta sotto braccio.- Ben sveglia, Lullaby. Come ti senti?
-Bene.- mento abbastanza spudoratamente. Stringo i denti e mi raddrizzo con un sforzo, facendo una smorfia. Alexei pare notare che sto soffrendo e mi si avvicina, appoggiandosi accanto al letto, fissandomi con occhi stanchi e tristi.-Cosa...
-Non hai nulla di grave, ma resterai qui per qualche giorno.- alza la mano e fa un gesto in direzione del corridoio, da cui compaiono due poliziotti in divisa, che cercano di sorridermi.-Questi due...hanno chiesto di parlare con te, quando sarai pronta.
-Non...- guardo Alexei, in preda al panico.- Non posso. Non voglio.
Lui si china su di me e sento la sua colonia, lo zucchero bruciato che mi ricorda mille momenti bellissimi passati con lui, fra le sue braccia.- Piccola....-mi bacia la tempia.- Denuncialo, fallo per te stessa, per una volta pensa a te.
Prendo un profondo respiro, chiudendo gli occhi, la sua mano che mi culla la guancia.- Volete un nome?-alzo la testa, le lacrime agli occhi.- Benedict Loupe.
Alexei mi sorride, chino su di me, mentre il medico litiga con i poliziotti che vorrebbero interrogarmi.- La mia piccola Lullaby.- sento una lacrima scivolare sulla mia pelle, ma non è mia, non stavolta, Alzo gli occhi e vedo che lui sta piangendo, gli occhi socchiusi.- Scusami, Lullaby. Ti amo.-poi mi bacia di nuovo e si raddrizza, uscendo dalla stanza, sotto gli occhi scuri di Luca.
ANGOLO DELL'AUTORE.
Ora potete odiarmi. :3
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Un disastro da amare (IN REVISIONE)
RomanceIL RACCONTO ATTUALMENTE STA SUBENDO UNA FASE DI REVISIONE E CORREZIONE CHE NE MODIFICHERA' ELEMENTI ANCHE FONDAMENTALI. CIO' CHE LEGGERETE ORA QUINDI POTREBBE ESSERE DEL TUTTO DIVERSO TRA POCHE SETTIMANE. PINGUINO AVVISATO, MEZZO SALVATO .3 Lullaby...