Capitolo 19.- Sono sua

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Alexei. - Supereroe, Mr. Rain

Mimmo cammina al mio fianco con le spalle chine, gli occhi fissi sul sentiero davanti a noi, la torcia in mano che proietta un raggio tremolante nell'erba alta e secca; ci sarebbe bisogno di un temporale, mi viene da pensare mentre osservo il fazzoletto di cielo visibile oltre le cime ondeggianti degli alberi. Il Tetto è silenzioso stanotte: non ci sono feste, niente bambini che corrono attorno alla panchine, solo i clienti dei pub che stanno iniziando una lunga serata di divertimento, ma ce li siamo comunque lasciati presto alle spalle, inoltrandoci nel folto del bosco.

Mi chiedo se Roger riuscirà ad impedire che Ceci e Nena chiamino la polizia: non che non voglia togliermi questo peso dalle spalle, ma non sono sicuro che Lullaby voglia affrontare un processo, accusare pubblicamente Benedict di qualcosa. Prego non ci sia nulla di cui accusarlo, in questo momento, perchè l'idea che possa farle del male mi dà i brividi.

-Pensi davvero che possa essere qui?- Mimmo punta la torcia sui boschi attorno a noi, le ciglia aggrottate.

-Lo spero. Non ho idea di dove altro possa averla portata.- mi asciugo nervosamente i palmi sudati delle mani nei jeans.-Le sue amiche saranno fuori di sè dalla preoccupazione. Si metteranno a cercarla ovunque se non è qui... Ma non abbiamo tempo di sbagliare. Non abbiamo tempo e la colpa è mia.

La sera è fresca e penso a Lullaby, avvolta nel suo vestito leggero: deve morire di freddo. Aumento l'andatura, controllando eventuali segnali della presenza di altri amici di Benedict, ma pare non ci sia nessuno. La luna illumina la radura e le piante alte, che frusciano dolcemente. Penso a lei, sola con quel bastardo e tanto più piccola di lui, ed ho il bisogno fisico di stringere i denti per non urlare.

La paura è uno di quei sentimenti che ho sempre accantonato. Sempre, in qualsiasi contesto, ho cercato di non pensare alle conseguenze, di non immaginarmi in quali pericoli mi stessi imbattendo, di non preoccuparmi per nessuno, perchè se ti lasci vincere dalla paura allora non c'è più un ritorno, sarai per sempre suo schiavo. Credevo che fosse facile non avere paura, ma poi è arrivata Lullaby ed ora ho paura una paura fottuta che sia già troppo tardi; l'idea che possa toccarla, terrorizzarla, picchiarla, violentarla mi fa tremare, tocca una qualche corda sensibile dentro al mio animo. L'idea che Emily, una persona che ritenevo innocua anche se frivola, abbia aiutato Benedict a caricarsi in auto una ragazza sventa, indifesa, mi dà il voltastomaco, il fatto che gli abbia fornito del Luxury per drogarla mi lacera dentro.

-Matthew sa di questa storia dello stupro?-chiedo a mezza voce e Mimmo si stringe nelle spalle.- Per quello che ne so io, Benedict potrebbe averlo tenuto segreto a tutti. Ma tu credi che lo sappia vero?

Annuisco.-Ha detto una frase prima, mentre lo portavo in macchina: era completamente ubriaco e credo se lo sia lasciato sfuggire, ma non avevo capito cosa intendesse fino a quando tu non mi hai detto di Gorizia.-sospiro.-Avrei voluto ascoltarti prima, Mimmo. Tenti di parlarci da troppo tempo e io ti ho subito bollato come una minaccia senza neppure...

-Ho fatto lo stesso, Alexei.- commenta.- Ho pensato che tu fossi un pericolo per lei, un amico di quegli stronzi: non potevo sapere quanto eri al corrente di queste cose, del passato di Lullaby e dei problemi di Benedict e così ho immaginato il peggio. Avrei dovuto parlarti prima e forse non saremmo arrivati a questo.

-Già, a questo.- mi zittisco per un attimo, stringendo il pugno lungo il fianco mentre il profilo del ponte di legno si delinea nel buio, illuminato a tratti dalla torcia.- Mimmo dimmi la verità. Credi che la voglia... ? Perchè io lo credo e dentro di me continuo a pensare che non posso sopportare l'idea della sua sofferenza. Dimmi che non pensi voglia farle questo, per favore.

Un disastro da amare (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora