Capitolo 17.- Lucida pazzia

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ATTENZIONE: IL CAPITOLO CONTIENE SCENE DI VIOLENZA FISICA.



Lullaby - Via di qua, J- AX; Mr. Rain

-Avanti, dolcezza, è ora di muoversi.

Riapro gli occhi, confusa ed intontita, quando Benedict mi strattona per farmi scendere dall'auto: quando tento di opporre una minima resistenza mi tira più forte facendomi cadere carponi nell'asfalto del parcheggio e alzo la testa, riconoscendo attraverso il velo della semi-coscienza il posto dove mi ha portato. Come ho fatto a salire in macchina? È tutto annebbiato.

Vengo presa dal panico.-Perchè siamo sul Tetto? Perchè mi hai drogata?

-Era solo Luxury. Serve per rilassarsi un po'. Fidati di me. -risponde semplicemente e chiude con un click la sua auto; mi rendo distrattamente conto che ha lasciato la mia borsa sul sedile del passeggero, ma non riesco a ricordare perché non ho più il mio coprispalle. -Non voglio.

Lui mi afferra per la spalla, rimettendomi bruscamente in piedi; lancio un gridolino acuto di dolore e qualche testa si gira dal pub più vicino, ma Benedict mi tappa la bocca con una mano, attirandomi contro di sé e torcendomi il braccio. - Prova di nuovo a gridare e ti farò scoprire in quanti modi posso dislocarti una spalla e rimetterla a posto, chiaro dolcezza?

Rabbrividisco, terrorizzata all'idea del dolore che potrebbe facilmente causarmi e annuisco, sentendo le lacrime che mi pungono gli occhi.-Cosa vu... vuoi?

Lui si stringe nelle spalle.-Solo portarti in un posto.-mi fa voltare, tenendomi saldamente per la vita. Vedo la sua macchina parcheggiata accanto ad altre auto e le luci del paese sotto di noi, prima che una benda mi scivoli sugli occhi. Faccio un verso di protesta e porto le mani alla nuca, ma le dita di Benedict si stringono attorno alle mie, facendomi male.-Smettila di fare la bambina. Non ti sto facendo nulla.

Mi afferra per il gomito ed inizia a camminare, portandomi con sé, nonostante continui a dimenarmi, a trafficare con la benda, a impuntarmi: ad un certo punto si blocca e sento qualcosa di affilato sul collo, esattamente sotto ad uno dei segni viola che Alexei mi ha lasciato. Mi irrigidisco.

-Senti, dolcezza, se collabori finirà tutto abbastanza in fretta, ma se non stai buona te lo assicuro che l'ultima cosa che sentirai nella tua vita sarà il mio coltello che ti taglia le vene.

Rabbrividisco e deglutisco, senza fiato in gola. Cosa sta succedendo? Beendict che mi minaccia con un coltello? Deve essere un incubo. E perché tutto sembra così irreale, così distante, così... mi pare di essere nel mezzo di un sogno o di un incubo. Lui pare accettare il mio silenzio come una risposta e ricomincia a trascinarmi; mi sembra di non riuscire a respirare, tutto è assurdo: non vedo niente, continuo a ripensare a quella lama sulla mia gola, la testa mi batte, tutto sembra così... così sbagliato.

Il mio cuore batte sempre più forte mentre il terreno si fa irto e poi torna di colpo pianeggiante, ma la situazione non migliora: lui continua a trascinarmi, tenendomi stretta per il polso e traballo sui tacchi, rimpiangendo il tocco dolce di Alexei. Inciampo e Benedict mi rimette in piedi bruscamente, spingendomi contro quello che deduco essere un albero. Gemo piano. - Mi fai male!

- Dillo a qualcuno a cui interessa, dolcezza. - commenta lui senza cambiare tono.

-Dove mi stai...?- cerco di chiedere, la voce che trema; lui mi mette una mano sulla bocca, scivolando alle mie spalle. Sento la sua mano liberare il mio gomito e poi accarezzami la spalla nuda. Rabbrividisco violentemente: mi dovrà togliere la benda, prima o poi ed allora troverò il modo di....

Un disastro da amare (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora