Capitolo 9.- Impazzire

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Alexei – What I believe, Skillet

Sono certo che la felicità esista dopo questa serata: lo so per certo, anche se tendenzialmente sono sempre stato scettico, perché neppure nei miei sogni più sfrenati avrei mai pensato di poter baciare una ragazza come Lullaby ed invece è successo; non è questa la definizione di felicità? Veder realizzati i nostri sogni?

Sono quasi le 5.00 quando Lullaby, accoccolata tra le mie braccia, dice chiaramente controvoglia che deve tornare a casa, prima che rientrino di suoi genitori dal turno notturno. Sorrido, baciandole la testa e lancio un'ultima occhiata alle stelle che stanno sbiadendo sopra di noi: è stata una delle nottate migliori che riesca a ricordare.

Parlare con lei, ridere con lei, accarezzarle i fianchi e le gambe, baciarla, avere il diritto, il permesso di sfiorare il suo volto delicato... mi sembra di star sognando.

-Lavorano sempre di notte?-le chiedo, alzandomi e tendendole la mano per aiutarla a raddrizzarsi.

-Spesso: mio padre lavora come infermiere in una casa di riposo e mia madre è una maitre di sala in uno di quei ristoranti chic di Gorizia.-arrossisce appena quando nota che la sto guardando più intensamente di quello che forse dovrei.- Ma stanno quasi sempre via tutta la notte tra una cosa e l'altra.

La bacio di nuovo, chiedendomi se riuscirò mai a farla sciogliere abbastanza da farla innamorare di me, da trasformare un "proviamo" in un "ti amo".-Ti accompagno a casa, allora.

Lei sorride mentre ci avviamo lentamente verso il parcheggio: per non aver dormito, mi sento stranamente sveglio ed attivo. Le stringo la mano, aprendole la portiera e lei si lascia scivolare nella mia auto, rilassandosi.

-Forse dovrei andare a piedi.- mormora dopo un attimo, mentre metto in moto.-Sembri a pezzi. Dovresti andare a dormire.

Aggrotto le sopracciglia.-Non preoccuparti, mi ci vorrà un attimo e poi voglio che tu arrivi a casa sana e salva.- le rivolgo un sorriso, senza riuscire ad evitare di guardare i tre nuovi segni rossi sul suo collo.- Anche quelli non andranno via tanto presto.

Lei alza gli occhi al cielo.- Mio fratello e la sua fidanzata vengono a cena sabato sera: spero davvero che non facciano domande.

Mi mordicchio il labbro e la guardo con la coda dell'occhio, bella come un quadro, meravigliosamente rilassata.-Mi ricordi dove vivono?

-Oh in realtà sono sempre in movimento.- commenta lei allegra, mentre mi dirigo verso la sua via. -Samantha sta facendo un dottorato di ricerca in chimica e farmaceutica a Bonn; mio fratello la segue perchè fa il rappresentate commerciale e la ditta per cui lavora lo manda un po' ovunque. Ora che lei è incinta, però, stanno cercando di trovare un posto dove stabilirsi. Non credo sarà Bonn, comunque...Samantha punta a Mosca.

Alzo un sopracciglio, voltandomi di nuovo.- Le piace la Russia? Vuol dire che almeno loro non mi odieranno.

Ride piano.- Parla russo, lo ha studiato in Università e mio fratello dice che l'est è terreno fertile per i nuovi imprenditori. Credo che quando sarà nato il bambino faranno domnada per trasferirsi.

-La Russia è lontana.- commento distratto.- Non ti mancheranno?

-Moltissimo, ma è il loro sogno da sempre.- mi guarda sbattendo le ciglia.- A te manca? La Russia.

Mi stringo nelle spalle.- A volte. Mi mancava quando ero un bambino, perchè qui tutto era diverso e mi sentivo un pesce fuor d'acqua. Ora...ci torno ogni tanto. Vado a trovare i miei nonni, i miei cugini, i vecchi amici.

Lei continua a guardarmi pensierosa.-Pensi che vorresti tornarci a vivere, un giorno?

Esito: non lo so. La verità è che i miei genitori hanno deciso di trasferirsi in Italia perchè la nostra famiglia non è delle migliori e le possibilità che abbiamo avuto qui non sono le stesse che avremmo avuto restando.-Forse. Non è che sia un paese povero, sai? Mio padre ha litigato con i suoi genitori, quando ero molto piccolo. Da allora abbiamo contatti solo con la famiglia di mia madre e loro sono... Modesti, diciamo. Non si prenderebbero carico di me, se volessi tornare; dovrei fare tutto da solo e sembra semplicemente... troppo. Non so se capisci cosa intendo.

Un disastro da amare (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora