Capitolo 4.- Falsa testimonianza

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Alexei – Invincible, Skillet

L'atrio della casa di Matthew è silenzioso,immerso in una quiete quasi innaturale, ma alle mie spalle riesco ancora a captare sprazzi della conversazione tra Philip, Giulio e Bat che stanno ancora battibeccando. Stringo i pugni lungo i fianchi per non cedere alla tentazione di dare anche io un pugno a qualcuno, soprattutto perché so che Lullaby non vorrebbe, e mi guardo attorno, quasi aspettandomi di essere accolto da qualche altro buttafuori meno incapace del fratello di Ceci, invece pare non ci sia anima viva nel piccolo ingresso in penombra, le uniche luci vengono dal portico e dalla porta della taverna, lasciata socchiusa.

-Organizza tre o quattro feste la settimana.- bisbiglia Roger, guardandosi attorno a sua volta, in tensione.- Ma ha dei genitori?

Mimmo prende in mano una foto di Matthew da bambino posata su un mobile dall'aria delicata accanto alla porta del salotto; non c'era l'ultima volta che sono stato ad una sua festa: probabilmente nasconde gli oggetti più personali quando invita un gruppo di persone che hanno solo voglia di bere e divertirsi. La osservo, pensieroso: ha i capelli scuri pettinati di lato, un sorriso a trentadue denti mentre stringe una macchinina rossa in mano, la pelle abbronzata e qualche taglio sulle braccia magre. Non posso evitare di chiedermi se questo fosse il suo aspetto quando picchiava Lullaby e la toccava: rabbrividisco, stringendo le mani a pugno lungo i fianchi.

-Era così anche da bambini; i suoi non gli hanno mai prestato molta attenzione. - osserva, rimettendo la cornice al suo posto. - Ogni tanto penso fosse per questo che era un tale coglione. Che è ancora un tale coglione, in effetti.

-Neppure i miei genitori mi sono stati molto accanto.-commento distrattamente.- Eppure non sono diventato uno stronzo che molestava ragazze.

Mimmo mi scocca un'occhiata, infilando le mani in tasca.- Tu sai qualcosa che io non so, vero? Ho sentito qualche voce da quando sono tornato, ma non so a chi credere, a cosa credere e a cosa no.

Mi stringo nelle spalle.-Non penso che Lullaby vorrebbe che ne parlassi, sono fatti molto personali, se vorrà dirtelo lo farà lei. Non tradirò la sua fiducia.

Mimmo si oscura per un attimo, guardandomi con i suoi occhi verdi e stranamente cristallini.-Lo rispetto.-poi si guarda attorno, diffidente.- Non mi piace essere qui. Avremmo dovuto vederci in un qualche posto neutrale non a casa del migliore amico di Benedict.

Roger fa un cenno in direzione di Giulio e Philip, che stanno seduti sul portico, intenti a passarsi una canna: quantomeno pare si siano dati una calmati.-Hai sentito cosa hanno detto quei due? Non c'è nulla di neutrale in questa storia. Non c'è nessun posto dove le cose potrebbero andare meglio di qui, nè peggio, se è per quello.

Annuisco, massaggiandomi le nocche ed osservando nervosamente la porta socchiusa della taverna: non ho bisogno di un segnale luminoso per sapere dove trovare Matthew, ma non mi sento ancora pronto a scendere quelle scale ed affrontare questa serata infernale. -Ripetimi ancora una volta quello che sai. Chi lo ha accusato di stupro?

Mimmo si massaggia nervosamente il collo.- Una ragazza di Gorizia, non ricordo il nome, era straniero credo. Qualcosa come Kirnar: da quello che si dice nel verbale lei stava tornando a casa, di sera, e Benedict l'ha aggredita e spinta contro una parete. Un po' come ha fatto con Lullaby. Solo che non credo lo avesse programmato.

Rabbrividisco appena. -E Matthew sapeva?

-Secondo me sì.- aggrotta le sopracciglia. -Tutti lo stanno proteggendo, stanno coprendo Benedict. I suoi genitori perchè non vogliono un figlio criminale, immagino, i suoi amici... non so. Forse non credono davvero che abbia fatto quello che dice la ragazza. O forse sono solo troppo ottusi per vedere chi è davvero il loro "amico".

Un disastro da amare (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora