Capitolo 19.- Bastardo

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Alexei - Follow you, Imagine Dragons

-Sai che fissare il tuo cellulare per ore non aumenterà minimamente le prpbabilità che Lullaby Lechatte ti chiami o risponda ai tuoi messaggi, vero?

Tiro un libro di matematica che dovrei usare per studiare in testa a Roger, che si è sdraiato ai piedi dell'amaca su cui dondolo pigro, godendomi gli ultimi strascichi del sole e la brezza fresca; siamo sul retro del giardino, dove mia madre ha insistito per piantare un paio di ciliegi, che offrono ombra sufficiente e un posto perfetto per rilassarsi. Per il resto non c'è molto altro, perchè lo spazio è limitato, ma questo rimane il mio posto preferito in estate, dove posso stare lontano dai problemi.

O piangermi addosso perchè sono un bastardo e ho rovinato il mio rapporto con la ragazza più dolce del Mondo.

-Aumenta le probabilità che veda un suo messaggio, però.-borbotto, lasciando cadere il cellulare accanto a me e tornando a fissare il cielo azzurro oltre i rami degli alberi, percorso da qualche nuvola sfilacciata: tutto è così quieto e sereno che mi sento fuori posto, infelice e nervoso come sono ultimamente.

Roger sospira e si sporge verso di me, con gli occhi coperti dagli occhiali scuri: seduto con la schiena contro il tronco del ciliegio mi sembra osservare con una certa inquietudine, pensieroso. Non mi ha fatto molte domande sul perchè abbia litigato con Lullaby, ma immagino che abbia richiesto tutta la sua forza di volontà: sono quasi sei giorni che evito di uscire il più possibile, mi rintano in giardino per buona parte delle giornate e passo le serate a guardare serie tv anzichè divertirmi con lui o Robert o chiunque.

Ma forse la cosa che più lo turba è il mio totale disinteresse verso chiunque in questo momento, come se niente potessi scuotermi dal mio torpore.

-Ti senti bene?-mi chiede alla fine, prevedibilmente, sospingendo gli occhiali sulla fronte e osservandomi con i suoi occhi scuri, che rendono difficile distinguere la pupilla dall'iride.-Non sono sicuro tu voglia parlarne, ma, cazzo, Alexei mi stai facendo preoccupare.

Scuoto la testa, continuando ad osservare il cielo attraverso le foglie fitte, le mani intrecciate dietro la testa.-Sono solo... Non mi va di fare nulla, tutto qui.- non capisco cosa mi si agiti dentro, ma è qualcosa di orribilmente doloroso, un mostro che si risveglia e mi aggredisce ogni volta che penso a lei. E ci penso costantemente. Lullaby ormai è un chiodo fisso, che non riesco a scacciare in alcun modo, neppure quando Matthew mi obbliga ad uscire, a partecipare alle sue feste e a mostrarmi come un suo alleato ed amico. Anche in quei momenti, in mezzo alla gente, mentre teoricamente mi dovrei divertire, sono apatico e resto solo il tempo sufficiente a non sembrare del tutto impazzito. -Non so cosa mi prende, sono sincero.

Dopo la festa sulle prime pensavo che tutto potesse tornare normale: mi ero illuso che Lullaby potesse dimenticare quello che avevo detto, che avevo fatto, ma ovviamente non è stato così. Non che mi abbia detto esplicitamente che mi odia: è più un insieme di dettagli; improvvisamente Nena ha iniziato ad inventare scuse assurde per non vedere Roger e i miei messaggi a Lullaby sono rimasti senza risposta, tranne il primo che le ho mandato subito dopo essere tornato a casa quella sera.

"02.34.- Scusami Lullaby, davvero. Vorrei farmi perdonare, ti andrebbe di uscire a cena con me? Solo noi due. Per parlare.

02.36-Per ora non ma la sento di vederti Alexei, mi dispiace. Cerca solo di evitare le risse."

E questo è tutto quello che sono riuscito a cavare da lei in quasi una settimana. Non serve essere un genio per capire che ho fatto un errore imperdonabile.

-Matthew mi ha chiesto se stai andando fuori di testa.- commenta Roger dopo un attimo di silenzio, facendosi rigirare il mio libro di matematica avanzata tra le mani.-Ha detto che tratti male Emily.

Un disastro da amare (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora