Capitolo 22.- Serenità

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Alexei – Whispers in the dark, Skillet

Il mio cellulare inizia a vibrare improvvisamente e il suono fastidioso penetra nel mio sonno profondo, ridestandomi di scatto. Mugugno, voltandomi con gli occhi chiusi verso la fonte del rumore, sorpreso e un po' perplesso: perchè ho puntato la sveglia ? E poi lo sento: il suo profumo di vaniglia. Socchiudo gli occhi con un sorriso dolce, ricordando che sono a casa sua, nel suo letto, con lei; mi volto di nuovo e scorgo il viso di Lullaby accanto al mio, bellissimo e innocente, la testa posata sul mio braccio, le labbra socchiuse e i capelli sparsi sul cuscino; ho passato la notte con lei. Ho dormito con Lullaby e non per farci sesso o altro: è stato solo dolce ed innocente, esattamente come volevo che fosse, esattamente come lei.

Rotolo di lato lentamente ed allungo un braccio, togliendolo dal corpo caldo e morbido di Lullaby controvoglia e spegnendo la sveglia; giusto: ieri notte volevo essere sicuro di andarmene prima che chiunque potesse rientrare a casa.

-Mmm.-mormora lei e apre appena gli occhi.- Che ore sono?

-Presto.- le sussurro accarezzandole la guancia con delicatezza.- Torna a dormire, piccola.

Lei richiude gli occhi con uno sbadiglio, rannicchiandosi contro di me di nuovo; la stringo immediatamente, soddisfatto che sia così tranquilla e si senta così al sicuro con me.

Questo è stato in assoluto il sonno migliore della mia vita, è stata la notte più bella di sempre. Mi dispiace che sia finita a dire la verità: non so se riuscirò ad affrontare un'intera giornata senza di lei, anche se sono consapevole di doverci almeno provare. Devo parlare con Matthew, come prima cosa; devo spiegare a Roger perchè non sono rientrato ieri notte; devo sperare che nessuno mi veda uscire da casa sua e si faccia strani film mentali su cosa potremmo aver fatto.

Sospiro, accarezzandole i capelli con dolcezza, sempre più convinto che la soluzione a tutti i miei problemi sia starmene qui, con lei, a letto, per tutta la giornata. La osservo respirare piano, addormentata e al sicuro, le mani strette accanto al mio petto: potrei restare qui per sempre a guardarla mentre dorme, piccola, indifesa, fragile, ma so che non posso e che mi aspetta una lunga giornata di lavoro se voglio che Mimmo Jefferson non sia più un rischio per lei.

Controllo i messaggi e non sono troppo sorpreso di trovarne uno di Roger.

"04.25.- Che fine hai fatto? Mi sono svegliato per andare in bagno e non c'eri.

5.15- Sono andato a fare una cosa importante; ti spiego più tardi con calma."

Guardo di nuovo Lullaby e ripenso alla domanda di Roger; sì, mi piace. Mi piace più di quanto sia consigliabile sia per me che per lei. Le bacio una tempia e mi alzo, cercando di non scuoterla troppo: lei si gira nel suo letto troppo grande, rannicchiandosi su se stessa. Le rimbocco la coperta e sorrido quando la sua gatta bianca salta leggera accanto a lei, acciambellandosi sui suoi piedi. Miagola appena, fissandomi soddisfatta, probabilmente irritata che stanotte le abbia rubato il posto: le gratto la testa, guadagnandomi qualche fusa reticente.

Scavalco la pila di cuscini a terra, cercando le scarpe e infilandomele in fretta; non voglio svegliarla: ha bisogno di dormire e ho il terrore possa non riuscire a riaddormentarsi senza di me. Forse è perchè sono un egocentrico stronzo viziato, non so.

Mi raddrizzo e osservo ancora la stanza piccola e graziosa di Lullaby, i peluche accanto al letto, i libri sul comodino e negli scaffali: ho d'improvviso la nitida visione di lei che dorme abbracciando un orsetto e sento una fitta di malinconia. Mi avvicino alla piccola scrivania, sfiorandola con le dita: accanto ad una piccola pila di appunti ed a un laptop è posato un boccettino rosso di profumo: lo sollevo, e sorrido.

Un disastro da amare (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora