Trentasette

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Marko

Il nostro aereo ha fatto tardi, cazzo. Sono quasi le tre e sono appena salito nella mia auto per andare a prendere le chiavi da Azzurra.

Sto arrivando, tieniti pronta

Le scrivo appena esco dall'asse mediano, imbocco la strada principale del suo quartiere e poi entro nel suo viale.

Scendi

Sono già qui

Leggo il messaggio ed alzo subito la testa per cercare di vederla ma il cancello è ancora chiuso e non ci riesco. Dopo qualche secondo il cancelletto si apre e ne esce lei: vestitino nero, capelli sciolti e sorriso imbarazzato.. una visione praticamente.
Faccio per aprire la portiera e raggiungerla fuori ma lei mi ferma.
<<Non scendere, salgo io>> mi dice aprendo la porta del lato passeggero.
<<Allora sono un segreto>>
<<No scemo, c'è mia mamma affacciata e non è il caso che ti veda. Tieni, le chiavi>> me le passa e poi mi dà un bacetto sulla guancia.
<<Non sono proprio il tipo di ragazzo che presenteresti a tua madre, giusto? Sono troppo strano>>
<<Ma la smetti con questa storia? Non sei strano e in realtà lei è la tipa di madre che non presenterei al.. a te>> sorride e guarda fuori dal finestrino alzando gli occhi al cielo <<ora mi porti nella tua benedetta piscina o il bagno ce lo facciamo di sudore?>> mi domanda incrociando le braccia.
<<Vieni da me?>>
<<È sempre valido l'invito?>>
<<Ovvio che si, andiamo>> metto in moto e parto verso casa mia.
Dopo neanche dieci minuti siamo già in casa mia.
Lei entra prima di me e mi fa segno di seguirla dentro. Poso il borsone e la valigia in un angolo e la guardo.
<<Che c'è?>>
<<Hai intenzione di toccarmi o credi che io abbia la scabbia?>> mi domanda inclinando la testa.
Sorrido scuotendo la testa e mi avvicino a lei.
<<Ci ho pensato in realtà..>>
<<Stronzo!>> mi tira gli schiaffi ma li scanso.
<<Però non mi interessa>> dico e mi butto praticamente su di lei, abbracciandola.
La stringo forte a me e lei appoggia la testa sulla mia spalla, alzandosi sulle punte. Mi tiene stretto aggrappandosi alla mia polo e mi sembra di sentire il battito del suo cuore. Mi sposto di qualche centimetro e appoggio la mia fronte alla sua.
<<Grazie per essere qui>> le dico e poi strofino il mio naso al suo.
<<E dove altro dovrei essere, scusa?>> mi chiede avvicinando le sue labbra alle mie ma io ho un piano diverso: la prendo e la porto in giardino, scaraventandomi con lei in piscina.
<<In piscina, per esempio!>> le urlo appena riesco a tirarmi fuori dall'acqua.
<<Ma almeno i vestiti, stupido!>> mi rincorre a nuoto.
<<O prima o dopo, che cambia?>> mi fermo quando arrivo al bordo della piscina e lei mi raggiunge, saltandomi addosso. Si aggrappa a me allacciando le braccia dietro al collo e le caviglie dietro la mia schiena.
Siamo di nuovo attaccatissimi e vedo le sue labbra avvicinarsi ancora alle mie.
Vuole baciarmi e, Dio, lo voglio anche io.
Non scapperò, non questa volta. Resterò e mi godrò qualsiasi cosa sta per succedere.
E non mi sbaglio. Le sue labbra morbide si appoggiano alle mie e d'un tratto mi sembra di non avere più aria, mi sembra di essere in una delle mie apnee subacquee. La sua bocca è dolce e mi cattura completamente. Ci stiamo esplorando, le nostre lingue si incontrano e poi lei si stacca sorridendomi e lasciandomi tanti baci a stampo sulla bocca.
<<Non andartene più, Straniero>> mi dice poi, uscendo dalla piscina.

Apnea || Marko RogDove le storie prendono vita. Scoprilo ora