Ho sempre considerato casa mia come una sorta di rifugio, ma questa sera, quando entro e trovo tutte le luci spente e un silenzio assordante ad accogliermi, non sono più così sicura di considerarla tale. Mi sento sola e non fisicamente parlando. Mi sento sola in ogni aspetto, in ogni modo possibile. Mi sento sola in questa casa nello stesso modo in cui mi sentirei sola fra le mille persone. E' uno stato d'animo che mi porto dietro da un pò. Non ne ho mai parlato con nessuno ed ammetterlo a me stessa, non mi fa sentire meglio. Credo di aver toccato il fondo, non in modo drastico come potrebbe accadere per altre questioni, ma non sto bene e sento, in questo momento, di essere abbastanza irriconoscente nei confronti della vita per la seconda possibilità concessami.Getto la borsa ai miei piedi, guardarla mi dà i brividi.
Cosa ci faceva lì?
Perchè voleva aiutarmi?
Ho così tante domande che mi scoppia la testa, nessuna della quali avrà risposta. Non in questa vita almeno. Ho letto negli occhi di Alex, per quanto sia possibile farlo, tutto il disprezzo e risentimento che cova nei miei riguardi. Lui mi odia, lui non vuole più che le nostre vita possano combaciare. Io si, nonostante la sua stronzaggine lo voglio ancora, ma non ha senso. Non ha più senso correre dietro qualcuno che non ha alcuna intenzione di tenere il tuo passo.
Sbuffo, frustrata per come il mio umore è cambiato a causa sua. Stava andando tutto bene. Ho, forse, trovato un lavoro tranquillo, ma poi...arriva lui e rovina tutto, o forse, sono stata io a rovinare qualcosa tempo fa e nemmeno lo so. Mi spoglio a strati, domani non ci sarà mia madre a lamentarsi per questo e voglio godermi questi giorni di libertà appieno. Ma non mi sento così. Ci sono ragazzi che pagherebbero oro per aver casa libera come è capitato a me, ma quando questa casa è fin troppo libera, inizi ad odiare tutto questo. Tutta questa indipendenza. Mi considero abbastanza matura per la mia età, ma non abbastanza grande da dover già rinunciare ai miei genitori. Credo di essere l'unica adolescente a pensarla in questo modo.
Quando arrivo nella mia stanza con solo l'intimo addosso, mi getto a letto, riuscendo a stento a coprirmi con la coperta prima di addormentarmi per al massimo un'ora. Lo so già.
Amo gli spazi aperti e amo correre, sopratutto quando poi è Alex a tendermi la mano ogni qual volta inciampo su un ramo secco. Le mie gambe sono troppo corte per eguagliare la sua di corsa, ma ogni tre passi si ferma e mi guarda. Lui mi aspetta. Mi aspetta sempre.
"Sei una lumaca, Sophy", mi scompiglia i capelli dandomi poi uno sbuffetto sul naso.
"Ho già il fiatone", ridacchio quando passa poi a torturare le mie guance. Dice che gli piace la mia pelle, ha un buon odore.
"Non avevo dubbi", sorride. E' bello quando sorride, i suoi occhi si illuminano e gli si creano due bellissime e dolcissime fossette sulle guance, come quando aveva otto anni.
"Già, tu mi conosci", sbuffo, ma sono piuttosto felice di questo. Nessuno, oltre lui, conosce il peggio e il meglio di me e nonostante questo, è ancora qui a tendermi la mano ogni qualvolta cado.
"Come nessun altro", il suo tono si fà serio. Non c'è più l'ombra di quel sorriso sul suo viso. Fa un passo indietro, scuote il capo, poi guarda in basso.
"Dove stai andando?". Tendo la mano per afferrare la sua chiusa a pugno lungo il fianco.
"Lontano da te", non sembra arrabbiato. Alex è triste, non ricordo di averlo mai visto così.
"Perchè?". Sfioro la sua mano e sento dolore. Fà malissimo.
"Non toccarmi", stringe i denti, continua ad indietreggiare, ma non mi guarda. Non mi guarda più.
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La cura [H.S.]
Fanfiction"Mi stai curando". "Forse è il contrario". Così vicini eppure così lontani. Da oltre dieci anni, Sophia e Alexander condividono lo stesso condominio e l'odio che i loro rispettivi genitori covano l'uno nei confronti dell'altro. Un segreto, un errore...