Capitolo 11

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Non esiste altro posto dove vorrei essere adesso se non questo.
Le ferite bruciano come l'inferno e so bene che me ne procurerò altre nel giro di un'ora ma non mi fermo, anzi.
I miei pugni continuano a colpire il sacco, e le loro facce, quelle di tutti, aleggiano nella mia mente. Mi danno carica, mi danno la forza di liberare tutto quello che ho dentro.
Ho un mal di testa atroce, la sbornia non sembra ancora passata del tutto ma preferisco questo dolore a quello interno, a quello che non ti lascia respirare anche se sei all'aria aperta. È soffocante.
Gin è troppo impegnato ultimamente, non ha molto tempo per me e lui sa bene quanta necessità io abbia di battermi con qualcosa di vero. Il sacco non basta più ma infondo anch'io so, fin troppo bene, che lui non mi farà mai fare nulla del genere. È ingiusto. Sono anni che mi alleno, anni che mi preparo per qualcosa che non avverrà mai e non posso di certo sperare che qualche idiota voglia importunarmi per fare a pugni sul serio.
Sbuffo quando il telefono poggiato sul ring inizia a squillare e so bene di chi si tratta. Preciso come un orologio svizzero, Ben vuole informarmi di essere appena uscito da scuola e che ora andrà a casa di qualche suo amico per completare qualche ricerca. È davvero gentile, premuroso ed attento a non farmi mai sentire la sua mancanza, tuttavia, ci sono volte in cui sono realmente tentata di rispondergli con un bel macchiasene frega. Fortuna che mi trattengo.
Non rispondo, lasciando che il telefono continui a suonare. Non è il caso che lui senta le sottili ed eleganti imprecazioni delle persone che frequentano questo posto, me compresa. Gli manderò un messaggio, poi.
Anche oggi ho saltato scuola e sono qui. A Gin sembra dar fastidio ma non me ne curo, è la mia vita non la sua ne di nessun altro. Dopo ieri notte, non ho più rivisto Alex ed è un bene. Sono ancora abbastanza sconvolta per quello che è successo. Ad esser precisi, quello che mi ha fatto ammattire sul serio è stata la mia reazione. Così spudorata, provocatoria. Non ho mai parlato ad Alex in quel modo e lui, non mi si è mai avvicinato così tanto prima d'ora. Non so cosa sia successo ma non berrò più. Non così tanto almeno. Sorrido quando invece al posto del romanzo quotidiano di Ben, mi arriva un messaggio da parte di Eric.
Tesoro come stai? Hai chiesto a quel dio greco se ha per caso ritrovato un gemello disperso?
Ridacchio portandomi una mano davanti alla bocca. Eric è in grado di rendere l'argomento Alex meno frustante di quanto lo sia realmente.
Mi scoppia la testa...non ho avuto modo di chiederglielo ;)
Passano davvero pochi secondi prima che il nome di Eric inizi a lampeggiare sul display del mio telefono.
"Dimmi che gli sei saltata addosso?".
"Sei impazzito?". Non so perché, ma arrossisco. Non ho mai avuto pensieri del genere su Alex, eppure ieri notte...qualcosa di diverso ha sfiorato la mia mente.
"Tu sei pazza, avevi la scusa di aver bevuto troppo".
"Sarebbe stato imbarazzante ugualmente, anzi il doppio. E poi...io non voglio saltargli addosso", borbotto, aggrottando le sopracciglia.
"Chi stai cercando di convincere bimba?".
"Oh, non iniziare anche tu", alzo gli occhi al cielo.
"Dobbiamo farci una lunga chiacchierata, voglio sapere tutto".
"Sei un impiccione", e per la prima volta sono felice di averne incontrato uno. Forse, ho davvero bisogno di parlarne con qualcuno e se quel qualcuno non è là psicologa della scuola, tanto meglio.
"Un impiccione fantastico".
"Non posso contraddirti", sorrido. Lo è davvero, in ogni senso.
Non ho mai creduto nel concetto di mi piace a pelle, ma con Eric devo emettere di essermi ricreduta. È stato una specie di colpo di fulmine e spero di non essermi sbagliata. Non un'altra volta.
Non rinnego nessun istante della mia amicizia con Alex, eppure oggi mi domando se quella che avevamo fosse amicizia o meno.
Forse ho solo ingigantito tutto, forse mi sono solo aggrappata all'unica persona che sembrava capirmi. Ma era così, lui mi capiva davvero ed io, capivo lui. Era così semplice.
"Perfetto, quando ci vendiamo?". Chiede. Il suo entusiasmo è contagioso.
"Stasera lavoro, domani pomeriggio?".
Solo ora ricordo di non sapere neppure quanti anni abbia questo ragazzo, ne cosa fà nella vita.
"Va benissimo, alle cinque?".
"Ok, a domani". Sorrido.
"Passo a prenderti sotto casa, a domani tesoro". E attacca. Mi sento bene, la sua chiamata mi ha fatto bene. Spalanco gli occhi quando vedo tre messaggi da parte di Ben, in uno dei quali mi chiede di uscire con lui, domani alle cinque.
Mi dispiace Ben, ma tu ora puoi aspettare.

La cura [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora