"Cosa ci fai qui?".
Spero sia consapevole che prima o poi mi provocherà un infarto.
"Volevo solo far incazzare tuo padre", ghigna. "Scherzo", alza le mani scalciando via le scarpe dai suoi piedi.
"Che stai facendo?". Sono ancora appoggiata alla porta e non so che fare.
"Niente", scrolla le spalle.
"Alex", sospiro. "Perché sei qui?". Non me ne frega niente se mio padre dovesse accorgersene, ma allo stesso tempo vorrei davvero avere una spiegazione per i suoi strani comportamenti.
"Così", si stende portando le mani dietro la testa. Sembra così a suo agio nella mia stanza, eppure sono anni che non ci mette piede.
Si guarda intorno per poi puntare nuovamente i suoi occhi su di me.
"Non mordo, tranquilla".
"Sei ubriaco".
"E quindi?". Mi passo le mani fra i capelli mentre tolgo anche le mie scarpe infernali dai piedi.
"E quindi, qualunque cosa tu possa dire in questo momento la negherai domani".
"Dipende da quello che dico", mormora seguendo ogni mio minimo movimento. Mi rende insicura, stupida ed impacciata ma non posso negare di volere i suoi occhi su di me. È qualcosa di strano, qualcosa che non si dovrebbe desiderare da parte di un amico. Per Alex provo qualcosa di molto altalenante. Un tempo avrei affermato senza alcun dubbio di volergli un gran bene, gliene voglio ancora ma non riesco più a consideralo una sorta di fratello maggiore come accadeva in passato, come non posso negare quanto lui sia bello e attraente. Non dovrei sentire questo per lui, è già abbastanza complicato così ma per ora, spero di riuscire a gestire la situazione.
"Già". Mi mordo il labbro. "Io...vorrei dormire", mi avvicino di poco ma come un felino pronto ad attaccare la sua preda, si alza di scatto dal letto afferrandomi per i fianchi. Mi ritrovo in piedi fra le sue gambe aperte mentre da seduto mi tiene a se e non solo fisicamente parlando.
"Compleanno del fidanzatino quindi?".
"Ex e comunque cosa centra questo ora?".
"Ex, giusto". Sussurra piano lasciando scorrere il suo sguardo lungo tutto il mio corpo, soffermandosi sulla scollatura del mio vestito. "Posso farti una domanda, Sophia?". Il suo tono è di pura presa in giro ma ritrovo ad annuire assuefatta dai suoi modi così bruschi ma decisi. Alex sa sempre quello che vuole e come prenderselo. "Credi nell'amicizia fra due ex?".
"Dipende". Sussurro.
"Da cosa?". Rafforza la presa sui miei fianchi. La posizione mi imbarazza e il fatto che il suo viso sia all'altezza del mio seno ancora di più. Faccio per spostarmi ma lui applica pressione verso il basso facendomi sedere su una sua gamba. Vorrei chiedere il perché ma sembrerebbe stupido e poi non posso di certo lamentarmi di essergli così vicino.
"Ci sono storie e storie. Non penso di poter essere amica di un ragazzo che ho amato molto".
"Non amavi Ben?". Vedo una strana scintilla attraversare il suo sguardo, o forse è solo ancora troppo ubriaco e io sto ancora fraintendendo tutto per la seconda volta.
"No", asserisco decisa. È forse una delle poche cose di cui sono convinta al cento per cento.
Non risponde e sinceramente non so cosa mi aspettassi. Continua solo a guardarmi con insistenza poi la sua mano afferra la mia.
"Ti fa ancora male?".
"È l'altra", ridacchio. Poi lui abbassa lo sguardo e vedo i suoi occhi sgranarsi appena. Solo allora ricordo quello che indosso. Qualcosa che pensavo lui nemmeno ricordasse più. Traccia il contorno di quel bracciale con le dita, afferrando la chiave che sembra ancor più piccola fra le sue mani.
"Te lo ricordi?". Sussurro appena. La sua risposta mi spaventa ma quando riporta il suo sguardo nel mio penso che mai nulla possa davvero farmi del male fin quando ci sarà lui.
"Me lo ricordo", la voce ridotta ad un sussurro. Ed è un attimo, la sua mano afferra la mia guancia, la sua fronte si scontra con la mia e quando penso di poter davvero toccare la felicità con le dita, il suo cellulare squilla rompendo la magia e qualsiasi forma di contatto fra noi. Mi fa alzare. Le mani fra i capelli, lo sguardo perso nel vuoto come se avesse appena buttato sotto con l'auto qualcuno sbucato dal nulla.
"Che vuoi?". Sbotta al telefono dopo qualche secondo. Afferra le scarpe, le indossa mentre fra l'orecchio e la spalla mantiene il telefono. Mette giù e non ha detto nulla a chiunque avesse chiamato. Mi guarda un'ultima volta prima di scavalcare la finestra e raggiungere la sua. Chiude le tende, non mi guarda e io sono ancora in piedi al centro della stanza a desiderare che quelle labbra divorassero le mie.

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La cura [H.S.]
Fanfiction"Mi stai curando". "Forse è il contrario". Così vicini eppure così lontani. Da oltre dieci anni, Sophia e Alexander condividono lo stesso condominio e l'odio che i loro rispettivi genitori covano l'uno nei confronti dell'altro. Un segreto, un errore...