Capitolo 77

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Sono cambiate tante cose.
Se mi fermo a pensare trovo paradossale il modo in cui la mia vita è cambiata.
Fisso il soffitto di questa roulotte immaginando cosa c'è oltre. Dove sarò fra dieci anni? Cosa accadrà fra dieci minuti?
La porta si apre, Alex entra con in mano due tazze di qualcosa che penso sia caffè. Stanotte sono crollata dopo aver mangiato anche gran parte della sua cena. Devo darmi una regolata ma sopratutto devo sapere che giorno è oggi. Sono completamente sfasata.
"Buongiorno", sorrido mentre si avvicina.
"Buongiorno", adoro l'Alex dolce e premuroso, un mix perfetto con quello sexy e sfacciato che si fa vivo in determinate occasioni.
"Per ora ho trovato solo questo, non capisco perché quell'idiota del tuo amico non ha fatto rifornimento".
"Ha tipo un Mac drive da qualche parte?". Ridacchio.
"Qualcosa del genere. È una specie di tenda da campeggio con dentro frigoriferi e mobili vecchi".
"Però...", mi metto a sedere. "Si è attrezzato bene per il nostro arrivo".
"Non direi dal momento che non c'è nulla per fare colazione e non so dove diavolo siamo".
"Mica sei uscito da...".
"No", sospira venendosi a sedere al fianco. "Ma non sono il tipo che si nasconde".
"Alex...ti prego. Gin sa quello che fa. Non appena riuscirà a contattare suo fratello, faremo qualcosa".
"E nel tramite?". Si sta innervosendo.
"Nel tramite cerchiamo di stare tranquilli...qui".
"Sai che per me è impossibile", mi porge la tazza di caffè, poi si alza. "Vado a fare una doccia".
"E il tuo caffè?".
"Prendilo tu".
Non lo capisco, sono due giorni che alterna questi momenti. Inizio a pensare che si sia pentito per essere tornato qui, ma poi mi abbraccia e mi bacia in quel modo. Non lo capisco davvero.
Si chiude in bagno riempiendo la mia testa di mille dubbi.
So che per lui sono importante, ora lo so. Come ricordo bene le parole che mi ha detto in spiaggia e i suoi quattro desideri. Tuttavia la parte romantica di me, che non sapevo neppure di avere, continua a sperare che lui mi chieda di diventare la sua ragazza. Forse è sbagliato ed esagerato, ma ho sempre paura che lui possa tirarsi indietro e lasciarmi sola di nuovo.
Sospiro iniziando a sorseggiare il mio caffè. Mi fisso le punte dei piedi come se li potessi trovare uno straccio di risposta a tutto quello che sta accadendo in questi giorni. Spalanco gli occhi, in due secondi sono fuori la porta del bagno.
"Alex apri", urlo, non resisto. Corro nella direzione opposta, sono fuori. Due secondi e la cena di ieri sera  è solo un lontano ricordo.
Sento due braccia sollevarmi, il suo mento si poggia sulla mia testa. Tremo, tremo come una foglia, poi scoppio a piangere come una bambina.
"Shhhh", le sue braccia stringono sempre di più. "Ti amo". Sussurra fra i miei capelli.
"Alex io...". Non ho il coraggio di guardarlo. Ho troppa paura.
"Guardami", mi fa voltare nella sua direzione e con due dita solleva il mio mento. "Ora andiamo da Micol".
"Micol? No", lo guardo male.
"Neanche a me l'idea fa impazzire", sospira pesantemente. "Ma dobbiamo capire", aggiunge con un fil di voce. "Ok?". Poggia la fronte sulla mia. Ha degli occhi dolcissimi in questo momento. Trasparenti.
"Ok", annuisco.
"Il tempo di mettere un paio di pantaloni", ridacchia. Abbasso lo sguardo e per poco non mi strozzo. Alcune cose non cambieranno mai, per le altre...troveremo il modo.

Cammino aggrappata al suo braccio come una specie di Koala sul suo albero preferito.
Dopo quel momento di apparente calma e serenità mi sono ammutolita. La verità è che ho paura di scoprire qualcosa che al momento non è quella giusta.
Entriamo nella roulette di Micol che condivide con i ragazzi, sono tentata di andare via e lo farei se fossi stata sola.
"Hey ragazzi, buongiorno", sento lo sguardo di Micol pungere su di me. Sto continuando ad ignorare le sue parole ma anche quello, al momento, mi sembra poco giusto da affrontare.
"Devi visitarla", irrompe Alex senza mezzi termini. Mi sto vergognando da morire, vorrei solo che molte cose fossero più semplici.
"Cos'è successo?". Si avvicina.
"Non riguarda...il suo cuore", replica Alex. Anche lui mi guarda e so che questa mia chiusura a riccio non servirà a nessuno.
"Credo di essere incinta", sgancio la bomba. È terrificante dirlo a voce alta ma quando guardo Alex, non trovo il classico ragazzino di diciassette anni completamente in panico all'eventualità di diventare padre. Trovo un uomo, un grande uomo a cui brillano gli occhi, un uomo che forse sta per realizzare uno dei suoi quattro desideri. E mi viene da sorridere, lui mi sorride e dimentichiamo, come sempre, tutto il resto.
"Che?". Urla Dave. Avevo dimenticato la sua presenza così come quella di Natalie, alla quale è appena caduta una fetta biscottata dalle mani infrangendosi al suolo.
"Siete sicuri?". Domanda Micol, il più tranquillo di tutti, almeno apparentemente.
"No, ma...alcuni sintomi ci sono", sussurro. Sento la mano di Alex stringere la mia. L'unica cosa di cui sono certa.
"Capisco", abbozza un sorriso. "Ma qui non ho nulla per poterti visitare o per una semplice ecografia".
"Test di gravidanza", urla Natalie correndo nella mia direzione. "Cazzo ragazzi, ci avete dato dentro eh". Ammicca.
"Taci", sbotta Alex. "Andrò oggi stesso a cercare una farmacia".
"No", urlo. "No Alex, non puoi uscire di qui. È pericoloso".
"Non ci metterò molto", sussurra accarezzando la mia guancia.
"Aw, quanto siete belli". La guardiamo male, entrambi. "Era solo un complimento", alza le mani in segno di resa. "Comunque vengo con te Alex, anch'io devo comprare delle cose in farmacia".
"Ok", replica lui ed ora, vorrei urlare davvero. È da stupidi provare ancora fastidio per la loro amicizia, ma non credo riuscirò mai a fare dei salti di gioia sapendoli soli chissà dove.
Faccio un passo indietro come a volermi distaccare da questa loro decisione. È un atteggiamento immaturo il mio, ma cazzo voglio esserlo al momento.
"Bene, se ci tenete a farci beccare tutti fate pure. Ti aspetto a casa", dico senza neppure guardarlo.

La cura [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora