Capitolo 67

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Mi guarda, sembra fin troppo tranquillo o forse è molto bravo a mascherare la realtà dei fatti.

"Alex esagera e fraintende", sospira puntando poi lo sguardo sulla sagoma di Alex che via via diventa sempre più piccola.

"Potresti essere più preciso?". Sbotto. "Mi ha appena accusata di averlo tradito". Quella parola mi ha fatto male, sopratutto perchè non so a cosa si stesse riferendo. Come sempre.

"Ha frainteso la nostra conversazione, stava origliando e....non mi ha dato il tempo di spiegargli nulla che mi ha colpito con un pugno".

"E cosa ha capito?". Sono tesa come una corda di violini, ho una mezza idea ma continuo a non capire la sua reazione. Sembra che sbagli in ogni caso con lui.

"Pensa che tu abbia accettato di farti operare da me", asserisce deciso.

"E tu, cosa gli hai detto?". Assottiglio lo sguardo.

"Che questa è una solo una tua decisione e che lui, non deve imporre nulla".

"Io...continuo a non capire. Perchè reagisce così?".

"Te l'ho detto, si preoccupa per te", sorride. "Ma penso che sia anche un tantino egoista nei tuoi confronti", aggiunge. "Non fraintendermi, gli voglio bene. Alexander è un bravo ragazzo, ma dovrebbe mettere il tuo bene prima di tutto, e Sophia...tu necessiti di quell'intervento".

"Non ho ancora deciso, non mettermi ansia", sbotto. Non voglio essere scontrosa nei suoi confronti, Micol mi ha aiutata spesso ma ultimamente ho la sensazione di essere una specie di esperimento che tutti vogliono accalappiarsi per primi. Non sono questo e non lo sarò mai.

"Va bene", sospira. "Farò il bravo", mi scompiglia i capelli.

"Vado a cercare Alex", dico.

"Stai attenta, non mi perdonerebbe mai se ti capitasse qualcosa".

"Tranquillo, a dopo", dico prima di seguire il percorso che poco prima ha tracciato lui. Fortunatamente sono passati pochi minuti e riesco a vederlo mentre continua a camminare con aria scazzata lungo la strada deserta dove è posizionato questo Motel.

Non sa che lo sta seguendo, in ogni caso è troppo difficile tenere il suo passo.

"Alex", urlo arrestando i suoi passi. Si giri, la sua espressione non mi piace affatto ma non sono disposta a far finta di nulla anche stavolta. Mi deve delle spiegazione e quel mi hai tradito, non credo lo dimenticherò molto facilmente.

Approfitto del fatto che si sia fermato per raggiungerlo senza dover correre troppo. Ultimamente sembra che il mio corpo odi qualunque tipo di sforzo. La box mi manca, Gin mi manca, Sara ed Eric pure. Dovrei chiamarli, dire loro che sto bene ma è successo tutto troppo in fretta, e non so più come gestire la mia vita.

"Tu adesso mi ascolti", gli punto un dito contro che lui guarda come se gli avessi appena puntato una pistola. "Non puoi dire certe cose e poi andare via, ho il diritto di spiegarti quello che hai origliato e tu, non ti muovi da qui".

"Non ho origliato", assottiglia lo sguardo. "La tua voce è fastidiosamente alta".

"Sei proprio uno stronzo", porto le mani ai fianchi pur di trattenermi dal prenderlo a sberle.

"E tu una bugiarda", si avvicina. "Ma sai una cosa? Per quanto mi riguarda puoi anche gettarlo dal decimo piano quella sottospecie di cuore falso che ti ritrovi", e non credo ci sia altro da aggiungere, non credo di potermi ancora trattenere. La mia mano sbatte forte contro la sua guancia, il suo viso si inclina leggermente ma sono solo io quella che prova dolore.

La cura [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora