Capitolo 69

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Ti amo.
La prima reazione è lo stupore, quel senso di incertezza che ti attanaglia lo stomaco. La paura di aver capito male, il timore di aver frainteso come sempre.
La seconda, è quel senso di libertà come quando stai per affogare, i polmoni ti bruciano e poi finalmente qualcuno viene a salvati. Qualcuno ti tende la mano e torni a vedere la luce, il cielo. Il mio cielo.
Lo vedo allontanarsi, uscire da quella casa troppo in fretta e come se mi fossi appena risvegliata dal più bello dei sogni, infilo subito lo scarpe e lo seguo.
"Alex", urlo mentre lui continua a camminare, ad ignorarmi e ho di nuovo paura che possa rimangiarsi tutto e che, nella peggiore delle ipotesi, io mi sia solo immaginata quelle due magiche parole.
"Alex fermati", non riesco a mantenere il suo passo scazzato. Non so perché ha reagito così, non so perché stia correndo via, ma so che non posso più trattenermi dal dire quello che sento anch'io per lui, prendendomi tutte le conseguenze del caso. La pioggia continua a battere sui nostri corpi, lui si allontana sempre di più mentre io non ho la forza fisica per farlo. Mi fa male il cuore e sfrutto tutta l'aria che ho nei polmoni per urlare qualcosa che avrei dovuto dire molto tempo fa.
"Alexander", mi mantengo alla staccionata di quella casa che resterà sempre nei miei ricordi più belli. "Ti amo, ti amo da morire". Urlo. Ho la vista appannata dalle lacrime, ma riconosco subito la sua sagoma bloccarsi in mezzo alla strada. Non c'è un'anima viva, solo le nostre che si vogliono e non riescono mai a prendersi del tutto. E poi lo vedo bene, vedo le sue gambe muoversi rapide nella mia direzione, vedo il suo viso, i suoi occhi che sono un mix di emozioni farsi sempre più vicini, e poi sento le sue mani afferrare il mio viso, la sua fronte poggiarsi alla mia.
"Cosa hai detto?". La sua voce è roca, maledettamente sexy, unica come lui. Sono distratta da tanta bellezza ma so bene cosa rispondere. Ora so bene cosa voglio.
"Che ti amo da morire", mi trema la voce per l'emozione, ma spero legga lo stesso la decisione di quello che ho detto nei miei occhi. I suoi lo tradiscono e non c'è più alcuna traccia della maschera che ha sempre indossato in mia presenza. Ora vedo Alex per quello che è, riconosco la persona che forse ho sempre amato, anche quando era solo un bambino, anche quando mi ha fatta soffrire. E mi sciolgo completamente quando vedo i suoi occhi diventare lucidi, quando cerca di mascherarlo e quando annaspa per poter dire qualcosa, ma non credo serva. Mi sollevo sulle punte poggiando le labbra sulle sue in un dolce bacio, cosa che a lui non basta. Perché noi siamo questo e a noi, le mezze misure non sono mai piaciute.
"Io da sempre", dice, poi mi stringe a se, mi bacia come ogni uomo dovrebbe fare con la propria donna. "Ti amo da sempre", ammette facendomi perdere un battito e fermarmi di colpo. Sa che ho mille domande da porgli, sorride e sussurra un dopo, ora fatti baciare. E glielo lascio fare perché è quello che voglio, perché quello che provo per lui è più importante del resto, delle bugie e dei tanti segreti che esistono attorno a noi. In questo momento mi sento forte, invincibile ed è solo merito suo. Mi aggrappo alle sue spalle forti, mi lascio cullare dalle sue carezze sotto la pioggia di New York che nonostante tutto, ha reso questi momenti ancor più magici. Passiamo minuti forse ore a baciarci in quel modo, dimenticando il mondo che non avrebbe senso se non ci fosse lui.

Alexander's pov
Non sono uno di quei tipi che crede nel destino, nei sogni e in tutte quelle cazzate. Non sono romantico, non lo sono affatto, eppure mentre la bacio sotto la pioggia stringendola forte fra le mie braccia, inizio a credere che forse in questa merda di vita la dea bendata ha trovato un po' di tempo anche per me. E impazzisco completamente se ripenso a quello che ha detto meno di un minuto fa. Se ripenso a quello che è successo in quella casa dimenticata dal tempo che ora è diventata senz'altro il mio posto preferito nel mondo. Sophia mi ama. Cazzo. Non riesco a pensare ad altro se non a quel momento, non posso pensare ad altro se non alla sua voce ovattata dal rumore della pioggia mentre mi urlava qualcosa che aspettavo da tutta una vita.
Incastro le dita fra i suoi capelli mentre continuo a far mie le sue labbra, mentre continuo a darle tutto quello che posso. Apre gli occhi e mi uccide per quanto sono belli, veri e trasparenti. Trema e dovrei portarla via da questo freddo ma nello stesso momento non voglio ritornare in quel motel, non voglio che lei veda Micol e si faccia influenzare dalle sue cazzate. Ne ora, ne mai.
"Vieni", le prendo la mano, non ho idea di dove portarla, ma mi inventerò qualcosa. Ovviamente Sophia non è una che ti segue senza sapere dove la stai portando, e la amo anche per questo. La amo in ogni senso.
"Dove?".
"Sempre a fare domande tu?". Mi fermo davanti a lei, ho voglio di baciarla di nuovo, di spogliarla di nuovo.
"Sempre", sorride e non resisto, le bacio ancora quelle labbra che hanno tormentato le mie notti insonni.
"Sempre", gliele mordo, lasciando scivolare le braccia sulla sua schiena. La voglio vicina il più possibile. "Comunque non lo so". Sussurro spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Ma non voglio tornare dagli altri.
"Neanch'io", distoglie lo sguardo. È arrossita, e trovo fastidiosamente frustante considerare questo maledettamente sexy su di lei. "Vorrei...stare un po' da sola con te". E non ci credo ancora che mi ama, vorrei chiederglielo di nuovo ma sembrerei un coglione, e non è il caso.
"Lo voglio anch'io", mi mordo le labbra per trattenermi dal fare altro in un luogo pubblico, anche se è abbastanza ironico dopo quello che è successo fra noi a pochi passi da qui.
"E poi", sospira allacciando le braccia dietro al mio collo. "Vorrei....".
"Farti qualche domanda". Ridacchio, lei sbuffa.
"Mh, si...quello". Scuote il capo. "Ho un'idea". Il suo sorriso si amplia a dismisura. È uno spettacolo. "Potremmo andare in un altro hotel, solo per stanotte. Però dovrei andare a prendere i soldi perché non ho nulla...", la bacio.
"Me ne occupo io", la prendo di nuovo per mano. "Per una volta hai avuto una buona idea". Dico.
"Io ho sempre ottime idee". Arriccia il naso.
"Certo", la guardo, lei mi trucida con quegli occhietti che non farebbero paura neppure ad un bambino.
"Sei un'idiota". Sbuffa.
"Mi ami anche per questo", fingo un'indifferenza che su questo argomento non proverò mai. La verità è che voglio solo sentirglielo dire ancora. Non resisto.
"Ti amo soprattuto per questo", ridacchia poi arrossisce ancora quando si rende conto di quello che ha detto, ed io non vedo l'ora di trovare questo maledetto hotel per poterle mostrare quanto anch'io la ami.

La cura [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora