Capitolo 41

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I passi di mio padre risuonano nel corridoio di casa di Alex e non potrà mai uscirne nulla di buono.
"Sophia", tuona, poi si blocca non appena vede me a pochi centimetri da Alex in top e canottiera ed Alex che lo fissa in cagnesco. "Vieni a casa", serra la mascella. Sapeva che ero qui ma forse non si aspettava questo, almeno credo.
"Tom", Lydia appare alle sue spalle. "Avevo già chiesto a tua figlia di tornare a casa", dice piccata. Cos'è successo a questa donna?
Sento la mano di Alex stringersi attorno al mio polso, è forse la prima volta che lo sento dalla mia parte. Noi contro tutti come quando eravamo solo dei bambini. Il suo gesto non passa inosservato agli occhi di mio padre, il quale sembra sia sul punto di esplodere.
"Sophia", sospira passandosi una mano fra i capelli. "Andiamo a casa, dobbiamo parlare".
"Ah si?". Inarco un sopracciglio. Vorrei incastrare le mie dita alle sue, vorrei che gli altri scomparissero e che restassimo solo noi e le nostre mani intrecciate.
"Non fartelo ripetere", alza la voce, poi punta lo sguardo alle mie spalle, su Alex. "Io e te dobbiamo parlare", aggiunge freddo come il marmo.
"Abbiamo solo pensato che era meglio non lasciarla sola", interviene sua madre.
"Non ti devo alcuna spiegazione", sbotta invece Alex ed anche questa è una prima volta. Mio padre ed Alex non si parlano da anni, certo ho scoperto qualcosa fra di loro di cui non sono neppure certa, ma mai Alexander aveva attaccato mio padre così, cosa che lui non apprezza affatto.
"Questo lo vedremo", serra la mascella. "Ricorda quello che ci siamo detti". Sento la presa di Alex aumentare per poi indebolirsi gradualmente. So che non è sicuro, che non vuole lasciami andare. Eppure qualcosa mi suggerisce che è meglio così e poi, voglio capire cos'è successo stanotte, sperando che qualcuno si degni di spiegarmelo.
"Ti chiamo dopo", bisbiglia Alex nel mio orecchio. Un'ultima carezza alla mia mano prima di indietreggiare di un passo. Lo guardo come se in qualche modo sperassi mi chiedesse di restare ma non lo fa, anche se continua a seguirmi con gli occhi fin quando sua madre non apre la porta di casa e, gentilmente, ci invita ad uscire.
Ti chiamo dopo, continuo a ripetermi e spero che quel dopo, arrivi il prima possibile.
"Dove siete stati stanotte?".
"Non urlare", mi ammonisce mio padre. "Tua madre sta dormendo".
"Le è successo qualcosa?". Mi allarmo. Ho una brutta sensazione e difficilmente mi sbaglio.
"No, lei...lei è solo molto stanca", sussurra passandosi le mani sul viso.
"Lo sei anche tu", dico e mi avvicino. Ultimamente il rapporto con mio padre è peggiorato a dismisura. Mi ha infastidito il suo modo di fare di qualche minuto fa ma non posso negare di essere molto preoccupata per entrambi. Mi nascondono qualcosa, questa non è una novità purtroppo.
"Sophia, io e tua mamma abbiamo delle cose da risolvere, ma ti prometto", si avvicina afferrando il mio viso a coppa fra le sue mani, "che stiamo già risolvendo e che tu...".
"Non posso saperlo?".
"Devi fidarti, non è nulla di cui tu debba preoccuparti".
"Sono preoccupata lo stesso", gli faccio notare. "Sparite per intere settimane".
"Passerà", accarezza la mia guancia. "Ma devi continuare a restare lontana da quel ragazzo". Asserisce serio.
"Mentre tu gli vendi chissà cosa", mi tremano le mani al sol pensiero.
"Non è quello che credi", dice scrutandomi attentamente.
"Lo so, ma questo non mi tranquillizza".
"Ora non pensarci", sospira. "Ne riparliamo, mh?". Sta solo cercando di prendere tempo. Infatti non aspetta davvero una mia risposta. Mi accarezza e va via nella sua stanza, ma è falso. È tutto falso.
A differenza delle sue mani, che sfioravano con cura ogni parte di me. Loro erano vere, erano sincere e i suoi occhi no, stavolta non mentivano.

Quel dopo è durato più del previsto. Sono passati due giorni da allora ed io sono stanca di aspettare. L'ho visto a scuola ma ho cambiato strada e probabilmente neppure lui mi ha notata, ma va bene così. Per quanto i suoi occhi quella notte mi sembrassero sinceri, non riesco più a fidarmi. C'è in ballo altro ora, come la gelosia che covo nei confronti di Natalie che da due giorni a questa parte è sempre fuori scuola ad aspettarlo. Fingo di non vedere anche lei ma oggi non sono così fortunata.
"Sophia", urla il mio nome. Sono uscita un'ora prima e lei è già qui. La odio ma non è colpa sua se Alex ha scelto lei e non me.
"Hey", fingo un sorriso e alzo la mano a mò di saluto, ma a quanto pare non le basta. Con una piccola corsetta mi raggiunge e sorride, sorride sempre. È snervante.
"Ciao, come stai?".
"Bene e tu?". Non me ne può fregar di meno.
"Abbastanza bene", scuote il capo. "È da tanto che non ci vediamo".
"Eh già", dico.
Perché dovremmo farlo? Vorrei dire.
"Sai, oggi è il mio compleanno".
"Ah, auguri", mormoro senza alcuna traccia di entusiasmo. Ma che mi frega? E lei deve averlo capito, perché ridacchia. Cazzo, ridacchia.
"Ecco...", si guarda intorno. "Mi chiedevo se...ti andasse di passare al Sophia per un piccolo brindisi".
Ora rido io. "Non offenderti, ma non sono la benvenuta lì dentro. Mi dispiace". Scrollo le spalle.
"Alex non ci sarà", bisbiglia. "E nemmeno Dave".
"Alex si perde il tuo compleanno?", spalanco gli occhi quando in realtà vorrei fare i salti di gioia. Ma qualcosa non torna. "E chi baderà al locale?".
"Non è che loro ci siamo sempre eh", dice. "E poi Sara se la cava alla grande e i clienti sono tranquilli. C'è un buttafuori, ma non interviene quasi mai".
"Quasi mai", ripeto confusa.
"Beh allora, accetti? Mi farebbe molto piacere".
"Ecco...non ho neppure un regalo".
"Ma va", spalanca le braccia. "Non serve, è solo un brindisi dopo il mio spettacolo".
"Non lo so davvero". Sussurro.
"Alex non ci sarà", ripete seria.
"Non è questo", mento, più o meno. "Vedremo dai". La odio, ma mi sarebbe stata molto simpatica se avesse tenuto le sue belle mani lontane da Alexander. Anche se lui dice che non è la sua ragazza, non ci vuole molto a capire che spesso se la spassano insieme.
"Ci conto", urla mentre si allontana.
"Ehm, si", sussurro, poi la campanella suona. Vedo Alex in lontananza scendere le scale e mi allontano, come infondo ha sempre fatto lui con me.

La cura [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora