"No".
Alex è irremovibile. "Tuo padre ci troverebbe li".
"E qui ci ha trovati Diego", sbotto. "Mio padre non mi farebbe mai del male, non sappiamo invece quali siano le intenzioni di quel tipo".
"Non ti farebbe del male ma ti porterà via da me", serra la mascella e basta quella frase a farmi passare la rabbia. Basta quella frase per farmi capire che tutto quello che lui fa non è solo dettato da quello che invece ho sempre pensato. Mi sciolgo come neve al sole, e me ne frego degli altri.
"Non succederà", gli sorrido sfiorando la sua mano. "Resteremo sempre insieme Alex, non permetterai a mio padre di dividerci ancora".
"Questo è sicuro", anche la sua corazza sta per rompersi, nonostante stia cercando di tenerla ben salda.
"Quindi? Che si fa?". Domanda Dave interrompendo il momento ma non il nostro legame, che sono sicura non subirà danni. Paradossalmente tutto questo casino ci è servito per capire molte cose, una delle quali è che ci amiamo alla follia, che divisi siamo il nulla cosmico. Che funzioniamo solo insieme.
Alex mi guarda cercando in me la conferma che i miei occhi riescono a dargli.
"Dobbiamo trovare un aereo privato, qualcosa del genere", dice senza mai staccare gli occhi da me. "Il prima possibile".
"Me ne occupo io", interviene Micol. "Ma non riuscirò ad ottenerlo prima di domattina".
"Va più che bene", sospiro. "Anzi, grazie ragazzi. Davvero. Senza di voi non sarei qui, non so davvero cosa sarebbe successo".
"Non si rifiuta mai una capatina a New York", ridacchia Natalie venendomi ad abbracciare. Cerco di ricambiare come meglio posso, provo ancora quel pizzico di gelosia nei suoi confronti. Dave mi alza il pollice, gli sorrido di rimando, poi sento due braccia cingermi da dietro.
"Andiamo a sederci lì, passeremo molto tempo in questo rottame".
"Dove avete preso questo furgone?". Gli chiedo non appena prendo posto al suo fianco. Natalie è crollata, Dave ascolta musica e Micol procede chissà dove.
"L'abbiamo alloggiato ma non credo che quel tipo lo riavrà".
"Cosa?". Sgrano gli occhi. "Potrebbe denunciarvi".
"Non penso si possa denunciare una persona che non esiste", ridacchia.
"Ma...oddio siete pessimi", scuoto il capo. "Ma come...Dio, voi siete pazzi".
"Io....abbastanza", mi guarda. Fra di noi questo gioco non finirà mai, ed è così facile isolarci anche quando siamo fra migliaia di persone.
"Parecchio", sussurro.
"Ognuno ha i suoi pregi", scrolla le spalle col suo fare spavaldo.
"Questo non è un pregio", tocco la punta del suo naso con un dito.
"Bugiarda", si morde le labbra. "So che la mia pazzia fa impazzire anche te".
"Ne sei sicuro?".
"Molto sicuro", lascia passare le sue braccia dietro la mia schiena. "Come sono sicuro che quel bastardo la pagherà cara per aver anche solo pensato di farti del male sotto i miei occhi".
"Alex, posso farti una domanda?". Poggio la testa sul suo petto, lo sento rilasciare un lungo respiro. Amo tutto questo, amo conoscere l'effetto che ho su di lui dopo aver pensato tutte quelle cose in passato. È appagante, oltre che molto rassicurante.
"Solo una", ammicca un sorriso, il mio preferito.
"Hai paura?". Il suo sguardo diventa subito serio, così come la sua presa sempre più forte.
"Tu?". I suoi occhi ispezionato ogni millimetro del mio viso. Vorrei comprimi per quanto è intenso il suo sguardo. È come se ogni volta mi scavasse dentro, come se cercasse di leggere cose che non sempre riesco a dirgli.
"L'ho chiesto prima io", borbotto strofinando la guancia contro la sua maglia.
"Ma non vuol dire che non possa rispondere prima tu".
"Sei fastidioso", arriccio il naso. "Ma se proprio ci tieni a saperlo..", la mia voce si riduce ad un sussurro. Siamo entrambi molto orgogliosi, cazzuti a tratti. Odiamo ammettere le nostre debolezze. "Un po' si", abbasso lo sguardo. Sono cambiata molto nell'ultimo mese, mi sento quasi più fragile. La verità è che ho molta paura di perdere tutto proprio ora che sono riuscita a recuperarlo.
"Cosa ti fa paura precisamente?". Alzo il viso verso il suo. Non vorrei mai leggere tanta preoccupazione in lui, non vorrei mai dover pensare che ogni istante potrebbe essere l'ultimo per noi.
"Potrei usare un solo nome, ma non ho paura solo di Diego".
"Di cos'altro?". Porta una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio.
"Di dover scappare per sempre, di non riuscire ad avere una vita normale...con te". Un sorriso mesto, quasi triste aleggia sul suo viso.
"Voglio prometterti una cosa, Sophy", perdo un battito.
"No, non voglio illudermi Alex".
"Non ti ho mai illusa, su niente. Anzi, forse ho sempre fatto il contrario, esagerando", scuote il capo.
"Effettivamente sei stato un gradissimo stronzo", ridacchio.
"Per questa volta te la faccia passare signorina", mi pizzica una guancia.
"Cosa vuoi promettermi?". Poggio il mento sulla sua spalla lasciando dei piccoli baci sul suo collo. Mi abbraccia forte trascinandomi con tutto il corpo sulle sue gambe.
"Che ti darò una vita normale, o quello che hai sempre desiderato". I nostri nasi si sfiorano.
"Tu cosa desideri dalla vita?". Gli chiedo.
"Oltre te?". Rischio un infarto ogni volta.
"Mi hai già". Soffio sulle sue labbra che si increspano in un sorriso che va da un orecchio all'altro. "Che c'è?". Ridacchio. Ha le labbra schiuse ma non dice nulla.
"Eh?".
"Ti sei incantato?". Gli circondo il collo con le braccia.
"Ma figurati", sbuffa una risata. "Stavo solo...".
"Cosa?". Lo provoco dandogli un bacio a stampo sulle labbra.
"Pensando che io e te dobbiamo restare un po' da soli", sussulto quando stringe il mio sedere con forza.
"Sei un maniaco".
"Solo con te", ammicca mordendomi le labbra.
"Ovvio", lo guardo male.
"Gelosa Parker?".
"Ma figurati Clark". Assottiglio lo sguardo. "Comunque....continua pure, ti ascolto".
"Non ti sfugge nulla, eh?".
"Nulla, voglio davvero conoscere i tuoi desideri più profondi".
"Vuoi saperli tutti?". Poggia la fronte contro la mia.
"Nessuno escluso".
"Bene", sospira passandosi una mano fra i capelli. "Sarà un po' imbarazzante ma penso che tu non voglia proprio risparmiarmelo".
"Proprio così", annuisco vigorosamente.
"Sei perfida", sbuffa.
"Solo curiosa e poi, vale per tutte le volte in cui non hai riposto alle mie domande".
"Ti stai vendicando, cerbiatta?".
"Voglio solo....sapere tutto di te".
"Anch'io", sussurra. "Ogni cosa di te".
"E la saprai, ma tocca prima a te", ridacchio.
"Ok, ci ho provato", alza gli occhi al cielo. "Bene, fammi pensare", sospira.
"Pensa bene". Mi guarda male ma è davvero poco credibile.
"Allora, in realtà non ho molto desideri, e quei pochi che avevo, ero sicuro che mai avrei potuto realizzarli".
"Come mai?".
"Al tempo mi sembravano impossibili", mi guarda.
"E ora?".
"Ora farò di tutto per realizzarli".
"Ora sono davvero curiosa". Ammetto. "Parlami di questi desideri".
"Ne ho quattro". Dice.
"Il primo?". Sono impaziente.
"Sono tutti legati ad una stessa cosa".
"Riguarda un lavoro che vorrai fare dopo gli studi".
"Gli studi c'entrano poco, ma...effettivamente c'è anche un lavoro fra questi quattro desideri".
"Quale?".
"Puoi arrivarci da sola".
"Ma come?". Sgrano gli occhi. "Alex non parliamo di queste cose da anni, l'ultima volta avevamo sei anni".
"Alcune cose non cambiano, Sophia". Non c'è nulla di più tenero dei suoi occhi ora che sono uguali a quelli di tanto tempo fa.
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La cura [H.S.]
Fanfiction"Mi stai curando". "Forse è il contrario". Così vicini eppure così lontani. Da oltre dieci anni, Sophia e Alexander condividono lo stesso condominio e l'odio che i loro rispettivi genitori covano l'uno nei confronti dell'altro. Un segreto, un errore...