Leggete l'angolo autrice. :)
Sono in ansia, non posso negarlo. Credo di aver aspettato questo momento per troppo tempo e stento a crederci che stia per succedere sul serio.
Sento il battito del suo cuore contro la mia schiena, sono al caldo fra le sue braccia e credo di non essermi mai sentita così al sicuro in vita mia.
"Non ci siamo conosciuti per caso Sophia, anche se...quello che poi è successo fra di noi, è stato fin troppo naturale".
"Cosa?".
"Ascolta tutta la storia", mi ammonisce pizzicandomi una gamba. Arrossisco e ringrazio il fatto che non possa guardarmi in faccia.
"Ok", sospiro cercando di rilassarmi. Non sarà facile per me trattenermi dal fargli domande ogni due per tre.
"I nostri genitori avevano già programmato tutto, i miei hanno conosciuto i tuoi nel 2002, tu eri appena nata, io avevo un anno". Sento il suo fiato sul collo. "Ci siamo trasferiti nello stesso momento in quel palazzo e da lì...io e te non ci siamo mai separati".
"Per cinque anni", dico. Mi tremano le mani o forse, tremano le sue.
"Già, per cinque anni", la sua guancia si poggia contro la mia. "È successo di tutto quell'estate. Qualcosa che ha cambiato tante vite". Ora ho l'ansia. C'è una parte di me che vorrebbe non ascoltare più nulla e per ora, non ha ancora detto nulla di grave.
"Mia madre scoprì che ero malato, dovevo fare dei semplici controlli per potermi iscrivere alla scuola di calcetto ma...".
"Malato?". Mi giro, non riesco a non guardarlo ora.
"Avevo la leucemia, Sophia".
"C-cosa?".
"Una stadio troppo avanzato, ma stavo bene. All'apparenza stavo bene".
"Alex ma...".
"Ma forse quello non è stato l'esatto momento in cui mia madre lo scoprì, hanno aspettato il momento giusto per...per poter fare quello che sarebbe successo poi ad altre quattro persone".
"Cosa...cosa hanno fatto?".
"Mi hanno curato, Sophia. Tuo padre mi ha curato". Non credo di aver più facoltà di parola. "In quei due muri c'è qualcosa di potente, qualcosa che potrebbe cambiare il destino di molte persone". Poggia la fronte contro la mia. "Devo fermarmi?".
"Stai bene?". Riesco a dire, lui sorride spostando una ciocca di capelli dietro il mio orecchio.
"In questo momento si, mi sento più che bene".
"Ok", sospiro chiudendo gli occhi per un attimo. "Continua per favore".
"Esperimenti, fanno degli esperimenti lì dentro".
"Esperimenti sulle persone?". Sgrano gli occhi.
"Su quattro persone, per ora...solo su quattro persone". Distoglie lo sguardo.
"Che genere di esperimenti?". Deglutisco.
"Tuo padre è il fondatore".
"Che cosa?". Urlo e per poco non mi prende un infarto.
"Uno dei due fondatori", mi avvicina nuovamente a se e trovo folle, insano...che in un momento come questo, i suoi gesti mi sciolgano come neve al sole.
"Diego e Tom erano amici. Molto amici...hanno studiato medicina insieme ma poi...le cose sono andate diversamente".
"Mio padre ha studiato medicina?". Mi verrebbe quasi da ridere, ma non ho alcuna forza per farlo.
"Già, chi l'avrebbe mai detto", fa un mezzo sorriso. "Ma ha scelto...una strada diversa, forse più...coraggiosa ma non del tutto normale".
"Questo non è normale, Alex. Ti ha fatto del male?". Mi viene da piangere, sarei in grado di scatenare l'inferno.
"Ero malato Sophia e lui mi ha salvato. Quella..", indica la boccetta vuota che ora giace a terra. "È la mia cura quotidiana. Sarei morto nel giro di qualche mese se tuo padre non avesse tentato...". Sospira. "Non è giusto, non è legale o moralmente giusto quello che lui ha fatto, ma tre delle più gravi malattie del mondo ora possano essere curate, possono essere sconfitte".
"C-cosa vuol dire questo?". Balbetto. Sono sempre più confusa.
"Erano anni che studiavano questa cosa in quei muri, nessuno tranne loro due, ne era a conoscenza...ma non bastava provarla sugli animali....e a prescindere dai rischi....l'hanno fatto".
"Cosa hanno fatto?". Sento che manca un pezzo.
"Quando la mia famiglia ha conosciuto la tua.....tuo padre era già laureato da anni e tutti in paese...parlavano di lui come il genio del posto. Era in gamba e quando mia madre scoprì che ero già nato con questa malattia, non esitò a contattarlo e lui....non esitò a cogliere al volo la sua prima occasione. Il suo primo esperimento".
"O mio Dio", mi porto una mano davanti la bocca.
"Andò bene", circonda il mio busto con le braccia. "Andò bene il primo tentativo, quindi cura per la leucemia. Andò bene il secondo tentativo, cancro al cervello e andò bene anche il terzo tentativo, sclerosi multipla". Ho la vista appena dalla lacrime.
"Chi?".
"Dave e Natalie. Ci siamo conosciuti così". Asciuga le lacrime che hanno ormai inondato il mio viso.
"Quindi...queste malattie oggi....potrebbero essere curate?".
"Grazie a quelle si", afferra la boccetta. "Ma non sono le uniche malattie esistenti e per ognuna di esse, c'è una cura...che non sempre funziona". Abbassa il capo.
"Alex...e il quarto?". Mi guarda e qualcosa nei suoi occhi, mi suggerisce che questo farà ancora più male.
"Non sempre funziona, Sophia". Sussurra guardandomi attentamente, calibrando una reazione che non riesco ad avere.
"Q-questo vuol dire che.....".
"È morto, quella cura non ha funzionato per quel...problema", distoglie lo sguardo.
"Mi stai dicendo che mio padre ha ucciso una persona?". Ho il cuore in gola e una strana voglia di vomitare.
"Non credo che il suo intento fosse quello ma....si, è quello che è successo. Ed è successo con la persona sbagliata", il suo sguardo si fa cupo, sento che la prossima cosa che dirà...sarà decisiva. "Il quarto era il figlio di Diego". Mi guarda ancora, io non credo di essere più capace di parlare. "È nato tutto per lui, Diego e tuo padre hanno iniziato questa cosa perché Diego non accettava che suo figlio morisse a causa del suo problema. Hanno studiato per anni, prima ancora che tu nascessi, Tom lo aiutava a trovare una...soluzione, ma era sempre tutto da provare".
"Ed ha iniziato con te", serro le mani in due pugni.
"Si, ma non avevamo lo stesso problema, quindi...non ci serviva la stessa cura".
"Di cosa...di cosa era malato il figlio di Diego?". Mi trema la voce.
"Di cuore", stringe le mie mani, le stringe forte. "Diego non voleva sperimentare questa cosa su suo figlio, ma allo stesso tempo non poteva chiedere a nessun'altra persona malata di cuore di prestarsi ad un rischio simile". Le sue mani poi scendono sui miei fianchi, mi trascina sulle sue gambe cullandomi come una bambina, come se avesse capito che sono sul punto di rompermi. "Due anni dopo sei nata tu e non ti sei ammalata di cuore a dieci anni, ma molto prima. Forse alla tua nascita lo eri già", sussulto ma continuo a restare in silenzio. "Devo fermarmi?". Accarezza i miei capelli, riesco appena a scuotere il capo in segno di negazione.
Prende un lungo respiro e per qualche secondo non dice nulla, semplicemente mi abbraccia.
"Quando i tuoi genitori lo scoprirono, cercarono in ogni modo di tenerlo nascosto a tutti, ma le cose iniziarono a cambiare dopo il primo esperimento".
"Il tuo", riesco a ripetere solo questo.
"Si, il mio", annuisce. "I miei genitori erano disperati, non sapevano quali fossero le conseguenze di quella specie di operazione. Non sapevano, che era un esperimento mai provando prima". Poggio il capo sul suo petto. Amo il suono del battito del suo di cuore. "E non sapevano quello che tuo padre avrebbe fatto di lì a qualche anno".
"Cosa?". Alzo il capo.
"Damian era ancora vivo...Diego era riuscito a portarlo avanti con cure mediche legali....ma la sua vita era....un inferno. Poteva morire da un momento all'altro, aveva solo qualche anno in più rispetto a te. Troppo giovane per morire ma tu non stavi molto meglio di lui. Nemmeno il tuo cuore stava benissimo ed era difficile trovarne uno compatibile in tempi brevi. Tom fece delle ricerche...analizzò il tuo problema e quello del figlio di Diego. Paradossalmente, tu stavi peggio....avevi meno probabilità di resistere...e la politica di Tom era proprio questa: intervenire quando è strettamente necessario. Per te era necessario intervenire ma temeva che non potessi superare la cura, che non avrebbe fatto affetto. Non era ancora certa e non l'avrebbe mai provata su di te". Piccoli tasselli che si chiudono, altri che si aprono.
"Damian..", sussurro appena.
"Già, ha mentito. Ha convinto Diego a sottoporre suo figlio alla cura dicendo che l'aveva già provata su un'altra persona e che aveva funzionato. Diego era disperato, un padre che era sul punto di perdere il proprio figlio, e poi Tom era il suo migliore amico, non lo avrebbe mai ingannato".
"Oddio", stringo la maglia di Alex in un pugno rannicchiandomi contro il suo petto.
"La cura non ha funzionato, Damian morì nel giro di poche ore e dopo soli due giorni l'ospedale chiamò tuo padre per comunicargli che avevano trovato un cuore compatibile con il tuo". Mi da un bacio sulla guancia bagnata dalle mie lacrime.
"Quel ragazzo...quel ragazzo è morto per colpa mia".
"Non è morto per colpa tua", afferra il mio viso a coppa fra le sue mani. "Tuo padre ha ingannato Diego sperando di poter salvare anche te".
"E...Diego...cosa ha fatto dopo?".
"Nessuno lo sa, almeno io non lo so. So solo che è scomparso con la sua famiglia, si dice che avesse un altro figlio ma non ne sono sicuro".
"M-mi sento male".
"Lo so....e", poggia la sua fronte sulla mia. "Ti giuro che non avrei mai voluto questo. Non a te". Ci guardiamo negli occhi e mi sembra di aver fatto questo per tutta la vita.
"Alex....perché....ti sei allontanato da me?". Un sorriso triste increspa il suo volto.
"Hai mai sentito parlare dei danni collaterali?". Annuisco. "Ecco, io dovevo proteggerti da quelli e non solo".
"Che vuol dire?". Sussurro.
"La cura non è un bene al cento per cento. Certo, ti salva dalla morte ma ti cambia".
"Ti fa dimenticare le persone?".
"No", ridacchia tirandomi una ciocca di capelli. "Io...io non ti ho mai dimenticata", viene da sorridere anche a me. In tutto questo inferno, viene da sorridere anche a me. "Ma ero un pericolo per te....avrei potuto farti del male, come già è accaduto". Si rabbuia. "Poi....tuo padre....ci ha messo del suo".
"Cos'altro ti ha fatto?". Urlo, mettendomi in ginocchio fra le sue gambe. Ho voglia di distruggere ogni cosa. Dopo lo shock c'è sempre la rabbia e io, in questo momento ne ho tanta da sfogare.
"Mi ha fatto credere di....insomma, non potevo più toccarti. Diceva che....avrei potuto farti morire, che eri già debole a causa del cuore e che le mie mani...", le stringe in due pugni. "Potevano ucciderti. Avevo solo sei anni Sophia, e le mie mani effettivamente facevano danni. Non sapevo controllarle come ora e per troppo tempo mi sono punito per questo".
"Punito?".
"Eravamo tutto io e te", non riesce a guardarmi. "Ho saputo di essere malato il giorno prima dell'esperimento. Non sapevo neppure cosa fosse la leucemia e mi sentivo bene. Apparentemente stavo bene. Ricordo di aver urlato come un pazzo la notte in cui mi hanno portato via. Volevo salutarti, mia madre diceva che stavamo andando al mare ma non me ne importava, volevo dirtelo".
"Alex", sussurro avvicinandomi di nuovo a lui.
"Mi hanno tenuto in quelle mura per tre mesi, chiedevo di te ogni giorno. Mi dicevano di aver pazienza e nel frattempo si preparavano all'intervento".
"È stato...doloroso?". Riesco a chiedere cercando di trattenere altre lacrime che premono per uscire.
"Non è stato...piacevole", abbozza un sorriso che fa male a me. So che in questo caso non mi sta dicendo la verità. "Ma il dopo è stato peggio. Tutta la mia vita era cambiata e tu....non potevi più farne parte". Sussulto.
"E ora....ora posso farne parte?".
"Sai...", il suo sorriso aumenta, ora è sincero. "Sei stata brava, non mi hai riempito di domande mentre parlavo, e....non mi aspettavo che la prima fosse proprio questa".
"Sto cercando di trovare un finale positivo a questa serata", ridacchio nervosamente ma smetto di farlo quando poggia una mano dietro la mia nuca, attirandomi a se.
"Pensi che fare parte della mia vita sia un finale positivo?". Soffia sulle mie labbra, distanti pochi millimetri dalle sue.
"Per me...si", sussurro. "Beh, anche il fatto che tu sia ancora vivo è...positivo".
"Ah, grazie", ridacchia. I suoi occhi brillano come non è mai successo prima, come non è successo per gli ultimi dieci anni.
"Prego...immagino", abbasso lo sguardo. Sono frastornata, molto confusa e mi sembra ancora tutto molto irreale. In parte lo è. Alzo lo sguardo quando sento le sue dita sul mio viso, la fronte contro la mia.
"Sophia....so che ora sei...sotto shock, ma se ti ho detto tutto questo c'è un motivo".
"Quale?". Mi guarda e la sua presa su di me aumenta.
"Diego....è tornato", all'improvviso le sue braccia si stringono su di me. "Non so che cazzo abbia in mente ma non si avvicinerà mai a te".
"Vuole...vendicarsi", dico.
"Lo so, ma non lo farà. Mai". Promette.
"Mio padre ha sbagliato, lo ha ingannato".
"Non pagherai tu per questo", si allontana solo per guardarmi. Non ci siamo mai guardati e toccati per così tanto tempo.
"Cosa ...succederà ora? Tu...tu devi diplomati, non possiamo restare qui per sempre".
"Pensavo ti piacesse questa casa", assottiglia lo sguardo.
"Mi piace, infatti", ridacchio. "Ma devi diplomarti. È già un miracolo che tu sia arrivato all'ultimo anno".
"Hey, guarda che non avevo alcun dubbio che sarei riuscito a diplomarmi".
"Tecnicamente non sei ancora diplomato", gli faccio notare.
"Questi sono dettagli", scrolla le spalle.
"Non lo sono, devi...devi tornare a scuola. Io ho già recuperato matematica quindi...".
"La scuola può aspettare", mi interrompe. "Manca ancora una settima al diploma, ora devo...pensare ad altro", mi guarda.
"Cosa faremo? Mio padre sembra impazzito".
"È preoccupato, lo capisco".
"Come puoi difenderlo dopo tutto quello che ti ha fatto?". Sbotto. "Ti ha mentito per allontanarci...io credevo che tu mi odiassi e...", solo ora mi rendo conto di quanto tempo io abbia sofferto per qualcosa che non era vero. Per anni ho creduto a delle cose, ho creduto di avergli fatto del male in qualche modo, per anni ho pianto per lui, per noi.
"Te l'ho detto mille volte, Sophia", alza gli occhi al cielo. "Non ti ho mai odiata", mi guarda negli occhi, a me trema il cuore. Tutto questo è forte, va al di là di tutto quello che mi aspettavo da questa serata. "Odio tuo padre per avermi mentito, mi ha salvato...ma tutto il resto poteva evitarlo".
"È lui che ti da...queste cose?".
"Si, ma non è l'unico a produrle per fortuna". Sospira. "Ora come ora mi lascerebbe morire. Ho preso sua figlia", ammicca e io arrossisco come una bambina di cinque anni.
"Morire? Perché m-morire?". Balbetto e non riesco a reggere il suo sguardo provocatore. È innegabile quanto sia attratta da lui, spero solo di riuscire a mascherarlo.
"La cura va alimentata ogni giorno. Fondamentalmente è quella a tenermi in vita".
"Stai scherzando?". Sgrano gli occhi.
"Direi di no", scrolla le spalle.
"E...quante ne hai ancora?".
"Dieci, sotto la sella della moto".
"Solo dieci?". Urlo. "Ma sei impazzito?".
"Andrò da Micol in questi giorni...è riuscito a rifarle anche lui. Sapevo che questo momento sarebbe arrivato".
"Davvero?". Sussurro.
"Non ho mai creduto alla storia di Diego che va via con la sua famiglia senza neppure provare a vendicarsi".
"Effettivamente è strano", dico. "Quindi....sapevi che....un giorno...io e te saremmo tornati a rivolgerci la parola".
"Diciamo che hai iniziato tutto tu".
"Io?".
"Al Sophia...cioè...credo che ....".
"Già, è cominciato tutto da lì. Mi hai fatto girare venti ristoranti per poter trovare un altro lavoro". Gli punto un dito contro.
"Pensavo che ti piacesse fare sport".
"Cretino", lo guardo dal basso mentre si alza passandosi una mano fra i capelli. "Ma poi....perché non volevi che lavorassi lì?".
"Eh?". Mi guarda...e deve essere la luce. Alex non arrossisce.
"Tu non mi volevi al Sophia".
"Lo so". Prende un'altra birra.
"Hai da dire solo questo?". Mi alzo.
"Solo questo?". Ridacchia nervosamente. "Ti ho praticamente raccontato gli ultimi dieci anni della mia vita".
"Si....è vero". Mi avvicino. "Quindi non ti costerà nulla raccontarmi anche questo....perché?".
"Sophia..", sospira lanciandomi un'occhiataccia. "Non tirare la corda, la situazione è critica".
"Ma questa non è una domanda.....così strana. È solo una mia curiosità".
"Sei tornata quella di sempre", sbuffa. "Mi stavo preoccupando".
"Io non ti capisco", lo seguo quando lo vedo avvicinarsi alle scale che portano al piano superiore.
"Cos'altro vuoi capire? Ti ho raccontato tutto".
"Tutto?". Afferro il suo polso, lui si gira e sembra...combattuto, o forse infastidito.
"Sono le quattro del mattino".
"Sento che manca un pezzo. Ad esempio: perché i tuoi mi odiano? E poi, non potevi dirmelo prima?".
"Dirtelo prima?". Scoppia a ridere. "Sembra che tu abbia già dimenticato tutto il casino che ti ho raccontato".
"Ovvio che no", si libera dalla mia presa. "Solo...non lo so, sento che manca qualcosa".
"E cosa?". Sbuffa guardandomi intensamente negli occhi.
"Qualcosa tra di noi. Sento che non mi hai detto tutto. Non so neppure se...se ti sono mancata in questi anni. Hai sempre...parlato al passato".
Sospira pesantemente, poi distoglie lo sguardo.
"È tardi Sophia, se hai sonno mi trovi nell'ultima stanza a destra", si libera dalla mia presa e sale le scale, ma io, non ho alcuna intenzione di separarmi ancora da lui.Angolo autrice.
Dopo ben 54 capitoli, finalmente si inizia a capire qualcosa...immaginavate che si trattasse di questo?? Ovviamente Alex non si è lasciato andare del tutto, non ammettendo i suoi sentimenti per lei. Ha fatto bene? Commentate in tante.
Vi ricordo che da oggi fino al 10 agosto non ci saranno capitoli perché sono in vacanza. A presto, un abbraccio XX.
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La cura [H.S.]
Fanfiction"Mi stai curando". "Forse è il contrario". Così vicini eppure così lontani. Da oltre dieci anni, Sophia e Alexander condividono lo stesso condominio e l'odio che i loro rispettivi genitori covano l'uno nei confronti dell'altro. Un segreto, un errore...