Capitolo 68

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Con la testa poggiata al suo petto stringo le sue dita alle mie. Il suo cuore è il suono più bello che vorrei sentire per sempre, ogni mattina, ogni notte. Non abbiamo detto nulla dopo, ma quello che ci siamo detti durante vale più di ogni altra cosa. Il modo in cui mi ha guardata, il modo in cui mi stringeva a se, mi hanno dato modo di capire tante cose, una delle quali, è che lo amo ancor più di prima.
Sospiro quando prende ad accarezzare i miei capelli, non so che ore siano, né se fuori ha smesso di piovere. Siamo in un mondo tutto nostro dal quale non vorrei più dover uscire. Stronfino la guancia sul suo petto, le nostre gambe intrecciate ed io, coperta solo dalla sua camicia che ha messo sulle mie spalle non appena abbiamo finito di fare l'amore. Dovrei sentirmi stanca ma non è così, anzi. Passano altri minuti prima che lui decida di rompere il silenzio.
"Stai bene?". Le sue mani raggiungono i miei fianchi che ha torturato per tutto il tempo, ma non credo di avere strani segni come la scorsa volta, non sento dolore ma solo una piacevole sensazione che mi smuove lo stomaco.
"Si", alzo di poco il capo per controllare le sue dita accarezzarmi e no, nessun livido, nessuna scottatura. Lo sento tirare un sospiro di sollievo ma io non la penso allo stesso modo. Sono pazza, ma ricordavo che quello accadeva quando provava una forte emozione. "Come mai?". Chiedo vergognandomene un bel pò. Lo sento muoversi sotto di me, si mette a sedere ed aiuta me a fare la stessa cosa.
"Eh?". Un piccolo sorriso increspa il suo bellissimo viso, e prima che possa rendermene conto dico la cazzata del secolo.
"Non ti è piaciuto?". Mi porto le mani sulla bocca ma è troppo tardi e non si torna più indietro. "Dio...no, fingi che non abbia detto nulla. Ti prego", non riesco neppure a guardarlo, mi sto vergognando da morire. Sul serio. Afferra le mie mani e le porta ad avvolgere il suo collo.
"Pensi questo?". Sussurra sulle mie labbra con voce roca e subito sono brividi. Mi fa questo effetto da sempre. Apro gli occhi incrociando i suoi belli, passionali e anche un po' dolci.
"Ecco...non lo so, io".
"Ti ascolto", inclina il capo scrutandomi attentamente, e non è affatto d'aiuto in questo modo.
"Tu....mi hai detto che quando provi qualcosa di forte, le tue mani...".
"Ah", sbuffa una risata. "È vero", conferma e io deglutisco.
"Ah", dico soltanto.
"Poi però è successa una cosa e ne è cambiata un'altra".
"Non devi giustificarti", allontano le mie mani da lui che riprende con troppa facilità.
"Pensavo di averti persa per sempre", si fa serio, oserei dire triste. "E quello è stato il momento in cui queste maledette mani hanno bruciato di più. Ho distrutto di tutto, non mi controllavo e neppure volevo farlo. Non aveva senzo, a meno che...".
"A meno che?".
"A meno che non ti avrei ritrovata". Afferra il mio viso. "Sophia", poggia la fronte contro la mia. "Sono impazzito ad ogni spinta dentro di te, sono morto e sono rinato altre mille volte....ho amato ogni secondo", sussurra. "E il fatto che io sia riuscito a controllare questo, non significa che non mi sia piaciuto fare l'amore con te", sgrano gli occhi.
Ho amato ogni secondo.
Fare l'amore con te.
"Quindi...tu...".
"Già", sfiora i miei capelli. "Già", ripete accarezzando le mie labbra con le sue.
"Alex", mi stringo a lui, perché ho paura che tutto questo possa finire da un momento all'altro. Perché ho paura di confessargli i miei sentimenti che vanno ben oltre l'amare un solo momento. "Ora cosa facciamo?". Nascondo il viso nell'incavo del suo collo. "Torniamo a Londra?".
"Ora non possiamo". Avvolge la mia schiena con le braccia baciando la mia spalla nuda.
"Cosa faremo Alex? Non voglio restare qui, ci troveranno e mi...".
"No", afferra di nuovo il mio viso. "Nessuno ti porterà via da me, te lo giuro. Non farò lo stesso errore".
"Non è colpa tua, non potevi sapere che avrebbero scoperto dove eravamo".
"Già", fa una smorfia. "Non pensavo mia madre potesse farmi questo".
"Cosa? Tua madre". Annuisce soltanto.
"Mi dispiace". Sussurro.
"Non possiamo sceglierci la famiglia", la sua espressione ora è dura ma so che, almeno stavolta, non è per colpa mia.
"La tua ti ama". Dico e lo penso sul serio. "Dopo quello che mio padre ti ha fatto, è ovvio che volessero tenerti lontano da me".
"Tuo padre in qualche modo mi ha salvato e questo loro non dovrebbero dimenticarlo". Mi guarda. "E poi, oggi l'amore è sopravvalutato. È scontato pensare che chi ha il tuo stesso sangue debba amarti per forza".
"Questo è vero", accenno un sorriso.
"Cioè?". Sospira pesantemente come se stesse per scoppiare da un momento all'altro.
"Ad esempio, se io dovessi scegliere fra la mia famiglia e te, sceglierei te. Eppure non abbiamo lo stesso sangue", gli sorrido, lui....sembra essersi paralizzato. "Tutto ok?". Domando incerta davanti al suo silenzio.
"Si", annuisce soltanto, afferrando la mia nuca. "Adesso si", riprende a baciarmi, a mordermi, poi mi libera della sua camicia. Sono di nuovo nuda, lui in boxer, ma basta davvero poco prima che anche questi scompaiano annullando ogni distanza fra noi. Mi fa distendere su quel mobile scomodo che per fortuna regge entrambi. "Ti giuro che la prossima volta sarà ancora più scomodo".
"Hey", ridacchio contro il suo collo mentre lui succhia il mio, e so già cosa ha intenzione di fare.
"Che c'è?". Alza il capo per guardami con quel sorrisetto furbo per il quale ogni volta mi perdo.
"Sono una romantica, io", sfioro il suo naso con il mio.
"Non ci credi neppure tu". Mi morde il mento.
"Mh, può darsi", chiudo gli occhi quando le sue labbra accarezzano il segno di qualcosa che mi è stato portato via e che lui, temo, odi ancora. Non ho mai capito il perché, e penso che questo sia il momento meno adatto per farlo.
"Ecco...per questo mi piaci", torna sul mio viso e mi fissa come se fossi la cosa più importante del mondo per lui. Per me, Alex lo è di certo.
"Ti piaccio?". Inarco un sopracciglio.
"A tratti", mi sfida. "Ora particolarmente tanto".
"Ah si?". Con uno scatto che lo coglie di sorpresa, sono sopra di lui, per nulla imbarazzata dalla mia nudità, dai suoi occhi famelici che divorano il mio seno. Voglio che mi guardi, lo voglio con tutta me stessa.
"Sophia", ringhia fra i denti.
"Cosa?". Mi abbasso sul suo petto, le sue mani afferrano con forza i miei glutei.
"Tu...tu non devi sforzarti". Deglutisce.
"Non ci credi neppure tu". Mi mordo le labbra, lui sospira pesantemente.
"La solita testarda, non sei cambiata affatto". Inclina il capo. "Almeno caratterialmente", aggiunge lasciando scorrere il suo sguardo lungo tutto il mio corpo.
"Allora dovresti sapere che so sempre quello che faccio".
"Stavolta non so nulla", mi guarda malizioso, sfiorando con le labbra un mio seno. D'istinto stringo le gambe attorno al suo busto, gesto che non gli passa affatto inosservato. "Fottimi Sophia, prima che lo faccia io". Avvicina il suo viso al mio. Potrei svenire solo per questo.
"Siamo passati dal fare l'amore al fotterci", lo guardo male ma non sono affatto offesa da questo perché come mi guarda lui, tutto è fuorché sesso questo.
"No", sbuffa una risata. "Non è cambiato nulla, e sai perché?". Scuoto il capo. "Perché tu mi fotti il cervello ogni volta che facciamo l'amore". Le sue mani sono sulla mia schiena, mi avvicina a se e in un attimo è dentro di me. È doloroso, molto più del solito, eppure troviamo subito il nostro ritmo come se i nostri corpi fossero nati solo per questo. Non smette di guardami mai, neppure per un secondo. Non smette mai di ripetermi quanto sia bella, quanto mi voglia e quanto lo faccia impazzire. E poi, mi chiama amore, quando si perde in me, e io in lui.

La cura [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora