Capitolo 51

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"Mi prendi in giro?". Aggrotto la fronte, mettendomi sul lato. Mi piace questa vicinanza, mi piace tanto ma non posso dimenticare il resto del mondo per quanto lo voglia. Le sue parole le ricordo e questa volta non posso far parlare solo il cuore.
"La fiducia non è qualcosa su cui si può scherzare", mormora serio guardandomi negli occhi.
"Continuo a non capirti", sospiro frustrata e anche un po' stanca di tutto questo mistero.
"Ed io ti ho già detto che non è necessario", inclina il capo come se stesse cercando di studiarmi, quando io sono un libro fin troppo aperto per lui.
"Magari non lo è per te", dico mordicchiandomi il labbro. "Per me è importante".
"E cosa vuoi sapere?". Pressa le labbra fra loro scrutandomi attentamente.
"Non illudermi Alexander", lo guardo male. "So che non mi dirai mai nulla.....anche se forse lo vuoi".
"Questo è vero".
"Ma l'hai già detto", sbuffo.
"No, ti sbagli", scuote il capo. "Prima ho detto che forse voglio che tu sappia tutta la verità, ora invece l'ho confermato. Voglio che tu sappia tutto ma non posso".
"Perché non puoi?".
"Perché l'ho promesso", distoglie lo sguardo passandosi le mani sul viso.
"Anche a me hai promesso tante cose". Dico abbassando lo sguardo. Me le ricordo tutte, lui no.
"Erano cose diverse", si rabbuia. "Questo è....complicato".
"Giusto", scuoto il capo continuando a non guardarlo. "Ognuno ha priorità.... diverse". Aggiungo con un pizzico di cinismo.
"Non si tratta di priorità", sussulto quando solleva il mio mento con due dita. "Credimi che le mie priorità non hanno a che fare con....quello", fa una smorfia.
"Verrò mai a sapere di cosa stai parlando?".
"Sono sicuro di sì", asserisce deciso.
"Alex...".
"Dimmi", sospira.
"È stato....questo ad allontanarci?". Mi trema la voce. Ho quasi paura della sua risposta.
Passano secondi in cui non dice nulla e penso davvero che non dirà nulla, poi mi sorprende, mi spiazza.
"Si", sussurra così piano che non sono neppure sicura l'abbia detto sul serio.
"S-si?". Balbetto deglutendo il groppo che ho in gola.
"Si Sophia, è così", alza lo sguardo e trova il mio completamente sconvolto, e anche un po' ferito per qualcosa di cui purtroppo non ho ancora idea.
"Capisco".
"No, non credo", fa una smorfia.
"Già, infatti", replico piccata. "Non capisco un cazzo di quello che stai dicendo". Mi metto a sedere, non riesco a stargli così vicina.
"Se ti fermassi a pensare, non reagiresti così", mi afferra per un gomito. "Per anni hai pensato che io ti odiassi", sembra quasi offeso, incazzato per questo. "A quanto pare non sono io quello che ha dimenticato il passato".
"Io non ho dimenticato nulla", lo trucido con lo sguardo. "Tu sei andato via, tu mi hai trattata male per tutti questi anni".
"C'è sempre un perché, Sophia", sbotta.
"Allora dimmelo", ora afferro io il suo braccio. "Dimmelo ora".
"Smettila, non posso", serra la mascella respirando pesantemente.
"Non puoi mai, quando si tratta di me non puoi mai", lo lascio andare.
"Non si tratta di questo, cazzo", sbotta. "Vorrei da morire che tu sapessi tutto, vorrei da morire che tu fossi come me ma....cazzo...", si passa le mani fra i capelli.
"Come te? Che vuol dire?".
"Niente, niente", scuote il capo. "Niente", sussurra piano. Per la prima volta scorgo una qualche emozione in lui, debolezza e forse anche paura.
"Puoi..ok...non fa nulla", chiudo gli occhi. Sono così stanca di tutto. Non otterrò mai nulla. Mi stendo al suo fianco e gli do le spalle. Vorrei restare da sola ma allo stesso tempo non lo vorrei. So già che dormire sarà impossibile sapendo che lui è qui, troppo vicino eppure così lontano.
Lo sento respirare pesantemente, poi muoversi alle mie spalle e stendersi. Trattengo il respiro quando il suo batte sul mio collo, il suo petto aderisce alla mia schiena e il suo braccio, poi, mi circonda posandosi sul mio ventre.
"Credimi, non ti sopporto quando fai così", borbotto con grande difficoltà, perché in realtà vorrei sempre essere fra le sue braccia.
Sussulto quando sento i suoi denti sul collo, sta sorridendo e meriterebbe un pugno in pieno stomaco per l'effetto che mi fa.
"Credo che tu sia l'unica in grado di sopportarmi", sussurra, poggiando poi le labbra poco sotto il mio orecchio.
"Allora...allora, te ne stai semplicemente approfittando", balbetto arricciando le dita dei piedi.
"Ti sbagli", ridacchia. "Non mi sono mai approfittato della tua...bontà".
"Stai rischiando, sappilo", giro di poco la testa per poterlo guardare male.
"Rischiando cosa?". Poggia il mento sulla mia spalla e la sua mano massaggia il mio ventre.
"Tante cose", assottiglio lo sguardo mentre il suo si rilassa, fin troppo. È completamente diverso rispetto a quello turbato di stamattina.
"Che paura". Spalanca gli occhi. "Mi fai quasi più paura del fantasma che...".
"Oh, smettila ti prego", piagnucolo nascondendo il viso sul cuscino.
"Nah, è troppo divertente".
"Ti ricordo che tu avevi paura del buio", lo ribecco spingendolo un po' ma sembra che Alex non abbia alcuna intenzione di staccarsi da me. Non mi ha mai abbracciata così quando abbiamo dormito insieme e mi sento troppo bene per chiederglielo e rovinare tutto. So che si allontanerebbe nel caso e non lo voglio. So che non dovrei lasciarmi incantare e che forse per lui quei baci non hanno significato nulla, come so di non avergli mai chiesto esplicitamente perché l'ha fatto.
"Ti ricordo che avevo sei anni".
"Quindi non hai più paura del buio?". Mi giro a guardalo ancora e i suoi occhi accolgono subito i miei. Mi chiedo come abbia fatto tutti questi anni senza guardarlo così da vicino.
"No", allontana la mano dal mio ventre spostando una ciocca di capelli dal mio viso. "Tu, di cosa hai paura, oltre che dei fantasmi?".
"Di nulla", replico prontamente.
"Davvero?". Inarca un sopracciglio.
"Me la so cavare da sola in tutto".
"Ah si?".
"Certo", annuisco con vigore. "Non mi credi?".
"Penso tu sia fuori di testa", si lecca le labbra. "Per mesi hai camminato da sola per strada, la notte".
"Te l'ho detto, so difendermi", mi giro piano mettendomi a pancia in su. Lui si regge su un gomito mentre con l'altra mano continua a giocare con i miei capelli.
"Da tutto?". Aggrotta la fronte.
"Dipende, non sono invincibile", ridacchio nervosamente. "Tu che intendi?".
"Nulla in particolare", sospira.
"Nulla in particolare", imito la sua voce beccandomi una sua fasulla espressione infastidita.
"Non ne sei capace".
"Ahi", mi lamento quando tira una ciocca dei miei capelli. "La sai una cosa Alex? Con me la parte del ragazzo misterioso non attacca".
"La sai una cosa Sophia? Questa non è una parte, io sono misterioso".
"Ma smettila", lo spingo giocosamente, lui afferra le mie mani e se le porta dietro la nuca. "Che s-stai facendo?". Balbetto.
"Si chiama organizzazione degli spazi". Spiega convinto.
"Eh?".
"La notte fai un casino e ti muovi in continuazione. È solo uno stratagemma per non far cadere nessuno dei due", scrolla le spalle prima di circondarmi con le sue braccia. Una sola cosa, mi tiene stretta a se e credo che non ci sia momento migliore di questo fra di noi. Più dei baci, più di tutto.
"Bugiardo", arriccio il naso colpendo il suo con il mio. Un piccolo sorriso increspa il suo viso. "So che nel profondo del tuo cuore vuoi abbracciarmi", la butto sul ridere anche se mi piacerebbe davvero che fosse così.
"Hai scoperto il mio segreto", sussurra.
"Prima o poi li scoprirò tutti", asserisco decisa. Lui mi guarda, serio, quasi speranzoso. Come se volesse davvero questo.
"Allora ci conto", mormora poi attira il mio viso verso il suo petto ed è così che riesco ad addormentarmi come non era mai successo prima.

La cura [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora