Dobbiamo sempre dare una possibilità.
Credo che questa sia la frase più giusta che possa pensare in questo momento. Per molto tempo ho limitato i miei rapporti con Natalie solo a causa dei miei stupidi pregiudizi. Ero gelosa, forse addirittura invidiosa di lei.
"Dai, basta piangere", sospira passandosi le mani fra i suoi lunghi capelli. "Tu devi fare questa telefonata e io....io devo fare una doccia", scrolla le spalle. So che non è vero, so che vuole darmi del tempo da passare con il mio amico, e per questo gliene sono grata.
"Grazie davvero, Natalie", le sorrido sinceramente forse per la prima volta. "Mi basta davvero poco".
"Cerca solo di non farti scoprire da Alex, mi ammazzerebbe", ridacchia.
"Tranquilla", mi porto una mano sul cuore. "Sarà il nostro segreto", ricambia il mio sorriso prima di tornarsene in casa.
Sembra assurdo ma ora ho paura. Paura della sua reazione, paura di non sapere cosa dirgli o come dirglielo. Sono più volte tentata di lasciar perdere ma non posso. Mancano meno di ventiquattro ore al grande evento, devo farlo. Costi quel che costi.
Mi tremano le dita mentre compongo il suo numero che conosco a memoria. Tante sono state le volte in cui ho avuto bisogno di lui, tante quelle in cui è subito corso da me.
Dopo due squilli lo sento, la sua voce, la sua risata sono forse le cose che più mi sono mancate di lui.
"Pronto? Chi parla?". Continua a ripetere. Ho un groppo in gola, come se non avessi più facoltà di parola. Sta per riattaccare, quando finalmente mi risveglio dal mio stato di trance.
"Eric", sussurro appena. Spero mi abbia sentita. "Eric sono io, Sophia".
"Sophia", la voce appena udibile. "Sophia..tu...".
"S-si, sono io", sorrido anche se non può vedermi.
"Ah, perché mi hai chiamato?". E per quanto finga di non provare nulla, per quanto finga di essere impassibile di fronte a questo, so bene quanto l'ho deluso e quanto male gli ho fatto con la mia scomparsa, ma sopratutto con i miei silenzi.
"Ecco...", chiudo gli occhi. Vorrei che tutto fosse più facile. Vorrei fare la cosa giusta. "Mi dispiace molto per come ci siamo lasciati l'altro giorno".
"Ah, ti dispiace", sbuffa una risata. Eric è molto orgoglioso, più di quanto immaginassi. "Non sembrava".
"Sai bene che è così", alzo gli occhi al cielo. "E sai bene che ti voglio un bene dell'anima", aggiungo.
Per qualche secondo non ottengo risposta, solo il suo respiro che mi sembra tanto, troppo lontano.
"Lo so", sussurra appena. "Ma non so altro".
"Vorrei dirti tutto", scuoto il capo. "Non avrei mai voluto farti preoccupare in quel modo".
"Ho la sensazione che sotto ci sia qualcosa di grande, Sophia. E credimi, preoccupato è un eufemismo". Sbuffa.
"No, non voglio che tu stia male Eric. È tutto sotto controllo, Alex si sta prendendo cura di me in questo periodo un po'....difficile".
"Dove sei stata?". Domanda forse stanco di tutti questi giri di parole ma non ho alternative, non ne ho.
"In America", deglutisco. Almeno questo glielo devo.
"Che cosa?". Urla. "In America? È perché?".
"Mi ci hanno costretta i miei genitori, ma non chiedermi altro".
"Costretta? Dio Sophia, ma che stai dicendo?".
"Eric, ti ho chiamato solo perché volevo scusarmi con te per come mi sono comportata. Sei...il mio migliore amico e ti ho promesso che sarei tornata", ed è questa la parte più difficile.
"Devi partire di nuovo?". Domanda con un fil di voce e mi fa male dover mentire ancora.
"Si, per un po' si".
"Dove andrai?". Sussurra, sto per cedere ma non posso permettermelo. Ci sono troppe vite in palio.
"Io...".
"Non puoi dirmelo", mi precede. "Sophia, io non so che pensare, mi sembra di non conoscerti più".
"Non è così Eric, sono sempre la stessa, solo che...ci sono state delle complicazioni".
"Ti avrei aiutata", un colpo al cuore, più doloroso degli altri.
"Avrei davvero voluto tenerti al mio fianco in ogni momento", tiro su col naso.
"Stai piangendo?". Sento dei passi risuonare in casa.
"Va tutto bene", mi alzo guardandomi alle spalle. "Ora devo andare".
"Sophia aspetta".
"Ti voglio bene Eric, davvero", metto giù nascondendo appena in tempo il cellulare nella scollatura del mio vestito. "Hey Micol", sorrido forse in modo strano.
"Sophia", si acciglia. "Stai bene?". Inclina il capo, scrutandomi attentamente.
"Oh si, alla grande", scrollo le spalle. "Credo che...ho fame". Strillo come una cornacchia.
"Ah ok, in realtà volevo parlarti di una cosa".
"Cosa?". Sgrano gli occhi.
"Dell'operazione di domani", usa un tono calmo, un tono che ho sentito così spesso nella mia vita, eppure non riesco mai ad abituarmici. Non riesco mai a farmene una ragione.
"Oh", mi guardo intorno. "Dimmi pure".
"Entra in casa, sediamoci e..ti dirò tutto", mi fa segno di precederlo. L'ansia sale ed io vorrei solo che Alex fosse qui con me.
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La cura [H.S.]
Фанфик"Mi stai curando". "Forse è il contrario". Così vicini eppure così lontani. Da oltre dieci anni, Sophia e Alexander condividono lo stesso condominio e l'odio che i loro rispettivi genitori covano l'uno nei confronti dell'altro. Un segreto, un errore...