Non abbiamo bisogno d'aria. Ho bisogno di lui, delle sue carezze, dei suoi occhi su di me. Penso sia un sogno, il più bello della mia vita. Vorrei non finisse mai, ma c'è qualcosa di troppo grande e che non si può affatto trascurare.
"Aspetta", ansima staccando le mani dal mio corpo. Ha il respiro spezzato, serra forte gli occhi, la sua espressione ora mi addolora.
"Alex", provo a sfiorare il suo viso ma si sposta, e solo quando si alza dal letto capisco il perché. "Ma cosa..".
"Te l'avevo detto", sbotta iniziando a camminare per la stanza mentre i miei occhi sono fissi su quelle impronte che avrebbero potuto ferire me e non delle semplici lenzuola bianche, eppure, non ho paura. Non quanta dovrei averne. "Ti avevo detto di starmi lontana", si passa le mani fra i capelli per poi poggiare la fronte contro il muro. Non credo di averlo mai visto così...
"Dovresti saperlo che non faccio mai quello che mi dici di fare", lo raggiungo, lui è ancora voltato di spalle ma quando lo sfioro con le dita, sussulta.
"Ma dovresti farlo".
"Guardami".
"No, vado a dormire giù".
"Aspetta Alex", afferro la sua mano e nonostante scotti ancora, non la lascio.
"Lascia perdere", quando mi guarda qualcosa in me cambia. Sento la necessità di salvare e custodire quello che stava accadendo fra di noi non molti minuti prima, sento che per me sarà impossibile rinunciare ancora a lui.
"No, non l'ho mai fatto Alex e non lo farò mai". Incrocio le nostre dite e lui me lo permette. Sembra così spaesato, vulnerabile. Mi fa male vederlo così, e vorrei solo cancellare le sue paure come lui ha fatto con me in quel letto. "Voglio solo....capire tutto". Ammetto. Ci sono ancora delle cose che non mi quadrano, e sarò pazza, ma è proprio a noi che mi riferisco.
"Non ora", sussurra mordendosi nervosamente il labbro. So, che una parte di lui vorrebbe scappare perché è questo, quello che lui ha sempre fatto, ma in quelle gemme verdi io vedo anche altro. Vedo un urlo, vedo l'aiuto che vorrebbe avere da me e che io sono disposta a dargli. Vedo un bambino, un ragazzo e l'uomo che so diventerà, avere paura di qualcosa di troppo grande. Qualcosa che seppur ora più chiara, fa paura anche a me. Sono successe tante cose in sole ventiquattro ore e so, che ne succederanno altre mille.
"Quando?". Poggio il capo sul suo petto, lo sento respirare pesantemente ma quando poi il suo braccio circonda il mio corpo, mi sento di nuovo a casa, sto bene.
"Ti odio profondamente ora". Dice eppure mi stringe più forte di quanto abbia mai fatto.
"Sei un bugiardo", alzo il capo sfiorando il suo mento con il mio naso. È altissimo e questa cosa mi piace particolarmente. "Tu non mi hai mai odiata", accenno un sorriso mentre lui continua a fissare le mie labbra. Vorrei baciarlo per tutta la notte, per tutta la vita e quando sto per farlo ancora, la suoneria di un telefono spezza la magia, e non è di certo il mio. Vedo un lampo di terrore attraversare i suoi occhi e mi scoppia il cuore quando afferra la mia mano e mi trascina con se verso il letto dove c'è il suo telefono.
"È Dave", serra la mascella portando il telefono all'orecchio. Non riesco a sentire quello che il suo amico gli sta dicendo ma la sua espressione non promette nulla di buono.
"Cosa? Si...cazzo no", scuote il capo. "Cosa sai?".
Resto in attesa, con le ginocchia che mi tremano e con la paura che tutto questo sia già finito. "Lo faccio subito", sospira gettando poi il telefono contro il muro che inevitabilmente si infrange in mille pezzi.
"Dovevo....disattivare la localizzazione".
"Oh", schiudo le labbra. "Beh, credo che tu ci sia riuscito".
"Grazie, lo so", mi guarda, io guardo lui e poi scoppiamo a ridere come due bambini che nonostante tutto, non hanno mai smesso di crescere insieme.
"E ora?". Chiedo scrutandolo attentamente.
"Dave mi ha detto che i tuoi erano sulle tracce del mio telefono ma...non hanno trovato nulla", sospira. "Per ora". Aggiunge facendo una smorfia.
"Io...non so più cosa pensare", ammetto.
"Vuoi andartene?". Domanda e dal suo tono sento che è nervoso, quasi infastidito. Le nostre dita ancora intrecciate ma oltre questo, non ho alcun dubbio di voler restare qui.
"No, voglio restare". Sussurro guardandolo dal basso.
"Ah...ok", rilascia un lungo respiro, non avrei mai immaginato che Alex potesse essere così...tenero, dolce e passionale. Tutto questo non fa altro che aumentare la mia voglia di stare con lui e di confessargli tutto. "Ma...credo sia meglio dormire separati", aggiunge buttando giù tutto quello che ho appena pensato.
Vorrei chiedergli il perché, ma sono troppo delusa, ancora una volta, per farlo.
"Come vuoi", mi allontano da lui afferrando un cuscino dal letto.
"No, resta qui. Vado io giù".
"No, vado io", ora come ora non riesco neppure a guardarlo.
"Sophia", mi richiama ma quello che è detto e detto.
"No, Alex. Lascia perdere, davvero", compio l'errore di guardarlo e so, che in qualche modo è dispiaciuto per questo. Ma posso davvero fidarmi di lui? È accaduto tutto in una notte, una notte che ha cambiato troppe vite ma sopratutto il nostro rapporto. Siamo passati dall'odio a questo, ma questo, io non so ancora definirlo. Lascio quella stanza che inevitabilmente mi ha illusa ancora.
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La cura [H.S.]
Fanfiction"Mi stai curando". "Forse è il contrario". Così vicini eppure così lontani. Da oltre dieci anni, Sophia e Alexander condividono lo stesso condominio e l'odio che i loro rispettivi genitori covano l'uno nei confronti dell'altro. Un segreto, un errore...