Capitolo 80

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Sophia's pov.

Sono giorni che ho la sensazione che qualcosa non vada per il verso giusto.
Alexander è sempre impegnato, passa tante ore con Micol e gli altri. Certo, mi coccola tantissimo la notte e al mattino presto, ma per il resto sono sempre sola in questa stanza. Sola ed annoiata.
Scendo le scale raggiungendo la cucina, c'è solo Natalie intenta a preparare il pranzo. Mi sento così inutile e stanca oggi.
"Buongiorno", sobbalza.
"Hey Sophia, buongiorno a te", accenna un sorriso che non ha nulla a che vedere con i suoi soliti sorrisi.
"Tutto bene?". Ogni mattina le porgo la stessa domanda, ed ogni mattina annuisce soltanto.
"Cosa stai cucinando?". Mi avvicino poggiandomi al suo fianco. Sono tutti così silenziosi.
"Una semplice pasta al formaggio, non avevo molta voglia oggi di impegnarmi".
"Avrei potuto aiutarti io".
"Ma no", scuote il capo. "Tu devi riposare".
"Non faccio altro tutto il giorno", alzo gli occhi al cielo. "Alex?".
"È con Micol e Dave", si allontana aprendo il frigo dal quale però non prende nulla.
"Natalie, cosa sta succedendo?".
"In che senso?". Si acciglia, odio essere presa in giro e temo proprio che qui tutti mi stiano nascondendo qualcosa.
"In tutti i sensi. Siete strani, non sembrate più voi".
"Va tutto bene Sophia, davvero", non mi guarda. I suoi occhi sono spenti, assenti.
"Certo, come no", sbuffo una risata. "Vado a fare un giro". Fingo di non sentila quando mi richiama, anch'io ho il diritto di volermene stare un po' per i fatti miei.
Aggiro la casa sedendomi sullo stesso muretto dove Alex mi ha portata in braccio la prima volta. In meno di un anno abbiamo costruito migliaia di ricordi, ma penso che le sensazioni che sto provando nell'ultimo periodo siamo semplicemente indimenticabili. Accarezzo la mia pancia, non vedo l'ora che cresca, non vedo l'ora di scoprire il sesso di questo dono così bello. Chiudo gli occhi e mi sembra ancora di sentire la voce di Eric mentre mi urla quanto Alex fosse geloso di me. Mi viene da sorridere, ma poi mi ritrovo il viso bagnato e le labbra che tremano. Alzo gli occhi al cielo come se lì potessi trovare la risposta a tutto, come se lì potessi capire perché Alexander mi sta mentendo ancora. Ero sicura che quel periodo fosse passato, che ora avesse iniziato a fidarsi di me, ad aprirsi del tutto. Mi sbagliavo e questo fa molto male, più di quanto voglia sopportare al momento.
"Sophia", sobbalzo. "Che stai facendo qui?".
"Nulla", mantengo lo sguardo fisso davanti a me.
"Stai bene?".
"Alla grande Alex, puoi tornare a fare quello che stavi facendo", sbotto. Sento i suoi passi farsi sempre più vicini.
"Cos'è successo?".
"Questo dovresti dirmelo tu", alzo il mento per guardarlo.
"Ma di cosa stai...".
"E no", mi alzo di scatto. "Non così spudoratamente".
"Spudoratamente?". Mi afferra per il polso.
"Mi stai mentendo Alex, ancora". Distoglie lo sguardo e questa per me è già una risposta. "Non ti ho detto nulla in questi giorni perché mi aspettavo  fossi tu a farlo".
"È tutto sotto controllo, Sophia", sospira pesantemente.
"Quindi qualcosa è successo?". Cerco i suoi occhi sfuggenti.
"Stiamo già risolvendo".
"Di cosa si tratta?".
"Non te lo dirò", sbotta. "Non perdere il tuo tempo".
"Prego?". Mi acciglio. "Stai scherzando?".
"Micol vuole visitarti, non dobbiamo trascurare il tuo cuore ora che sei incinta".
"Vaffanculo il mio cuore, ti ho fatto una domanda Alexander", spalanco le braccia.
"E se non ti ho risposto vuol dire che non voglio rispondere", serra la mascella. Non ci credo.
"Non vuoi rispondermi? Bene, vaffanculo anche tu".
"Sophia, dove cazzo stai andando?". Mi segue ma non ho alcuna intenzione di sentire ancora le sue bugie, tantomeno tollerare il suo comportamento.
"Voglio stare da sola, non seguirmi", lo avviso.
"Sto solo cercando di proteggerti", urla afferrandomi per un braccio. Mi gira ritrovandoci occhi dentro occhi, ma non serve a nulla. Non stavolta.
"Le tue bugie non mi hanno mai protetta, anzi", mi libero dalla sua presa. Entro in casa e mi rintano nella sua stanza, purtroppo non c'è altro posto in cui possa andare.

Due ore dopo sono ancora qui, sento di impazzire e una strana voglia di prendere a pugni tutti si fa spazio nella mia mente.
Qualcuno bussa alla porta, non è Alex. Alex la sfonderebbe.
"Chi è?". Urlo con il massimo dell'irritazione che provo in questo momento.
"Micol", sbuffo. Tollero poco anche lui in questi giorni, ma apro lo stesso. "Sophia, ti aspettavo per la visita", sospira scuotendo il capo. "Sai quant'è importante tenerti sott'occhio, sopratutto ora".
"Si", rilascio un lungo respiro. "Scusami, ero stanca e mi sono rintanata qui".
"Capisco", accenna un sorriso. "Ti va se la facciamo adesso? È solo un controllo, poi valuteremo il da farsi nei prossimi giorni".
"Va bene", non ho altro da fare e, a quanto pare, Alex ha deciso di lasciarmi i miei spazi. È da pazzi, ma sono incazzata con lui anche per questo.
Micol sorride soddisfatto, è da tanto che rimando questo controllo e, ad essere sincera, non sono tanto felice neppure ora, ma devo stare bene affinché possa godermi tranquillamente i prossimi nove mesi. Voglio che siamo meravigliosi e lo sarebbero ancor di più se il cretino di cui mi sono innamorata, fosse più sincero con me.

La cura [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora